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Rete internet veloce: bene le case, ma è un miraggio per molte aziende

Molte imprese italiane non possono sfruttare i vantaggi offerti dalla rete veloce, sinonimo di innovazione tecnologica e competitività. La situazione è resa ancora più difficile dall’aumento dei costi delle materie prime e dalla carenza di manodopera. Così, però, il Paese resta indietro

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Nei principali distretti industriali italiani la fibra ottica è ancora un problema. In numeri la questione si esprime così: è raggiunto dalla rete veloce solo il 18,3% delle 793.642 aziende ubicate all’interno delle zone industriali.

L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione in genere sono possibili soltanto se supportate da connessioni veloci e stabili in difetto delle quali il panorama industriale italiano perde competitività.

I dati, ripresi da La Repubblica ed elaborati da FibreConnect, operatore nel comparto delle telecomunicazioni, mostrano una situazione lacunosa alla quale urge porre rimedio perché, non investire nel supporto all’industria, ha ricadute negative su tutta l’economia italiana e, a cascata, sull’impiego e sui consumi.

La rete veloce ha il singhiozzo

Il dito va puntato oggettivamente prima agli operatori telefonici e, in seconda istanza, contro tutti i governi che si sono succeduti durante gli ultimi anni e anche contro quello attuale che, al pari degli altri, pecca di ingenuità.

I fondi per la Strategia nazionale banda ultra-larga, in totale 3,4 miliardi di euro, sono stati una manna per gli operatori telefonici, così come lo sono stati altri bandi pubblici tesi al perfezionamento delle tecnologie 5G.

Il governo attuale ha perseguito la linea del bonus internet per spingere l’adozione delle connessioni veloci ed è un bene, a patto però che le imprese siano coperte dalla banda ad alta velocità, altrimenti i bonus perdono significato.

Tuttavia, i risultati tardano ad arrivare tant’è che, i numeri generali certificano che, mentre la fibra ottica raggiunge oggi la metà circa delle utenze residenziali, i distretti industriali restano al margine della distribuzione della banda ultra-larga, perché lontani dalle città e quindi più difficili (e costosi) da coprire.

Gli operatori sono in ritardo e il governo dovrebbe essere più attento e vigile.

Senza una copertura internet sufficientemente veloce vengono meno le possibilità di usufruire di servizi Cloud, di avere sistemi di cyber security reattivi, di utilizzare dispositivi Industrial internet of Things (IioT) utili tanto alla produzione quanto al contenimento dei costi, di sposare automatismi e robotica e quindi, più in generale, di riuscire a competere con i concorrenti a livello internazionale.

A ciò si va ad aggiungere anche quell’articolato complesso di piccole e medie imprese i cui business sono incentrati sulle grandi imprese. Se soffrono queste ultime, soffrono anche le prime.

Le difficoltà oggettive

Va spezzata una lancia in favore degli operatori, confrontati come tutti con l’aumento dei costi delle materie prime e dei prodotti energetici e alle prese con una crisi strutturale che decima ricavi e profitti ma, nello stesso momento, va sottolineato che garantire una banda veloce di qualità all’industria è un investimento che può contribuire a raddrizzare i bilanci.

A tutto ciò si affianca la sempiterna difficoltà nel reperire manodopera, la stessa che ha spinto OpenFiber, gruppo che si occupa di cablare il Paese, a reclutare detenuti nelle carceri.

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