Controcultura

Barbera (e Pigafetta) in viaggio con Magellano

Gianluca Barbera è nato a Reggio Emilia il 15 febbraio 1965. Dopo il romanzo "Magellano" del 2018, in "Magellano e il tesoro delle Molucche" torna a raccontare le avventure del navigatore portoghese

Ci sono storie che fanno viaggiare tutti i lettori nei mondi dell'avventura e della storia. È un libro per ragazzi che piacerà molto anche agli adulti Magellano e il tesoro delle Molucche (Rizzoli) di Gianluca Barbera. A cercare di chiarire il senso di ciò che accadde è lo scrivano e marinaio Antonio Pigafetta, il quale racconta in prima persona le vicende dell'esploratore portoghese Ferdinando Magellano e del suo equipaggio, specificando subito che «quello che udirete è il racconto di un pugno di uomini intrepidi (non degli stinchi di santo, sia chiaro) che attraversarono tutti gli oceani conosciuti, e anche quelli sconosciuti, portando a compimento un'impresa che nessun altro prima di loro aveva mai tentato: circumnavigare il globo terracqueo dimostrando una volta per tutte che la Terra è rotonda».

Nel Cinquecento Spagna e Portogallo si erano spartite terre di conquista fra Ovest ed Est. E proprio nel mezzo delle loro aree di influenza stava l'Oceano Indiano con le isole Molucche. Per raggiungerle e impossessarsene, il re di Spagna avrebbe dovuto sconfinare in campo avversario e scatenare una guerra. Magellano ebbe un'intuizione temeraria che cambiò il quadro della situazione: cercò e trovò quel «passaggio segreto» per mare che dalle Americhe avrebbe condotto direttamente nelle terre d'Oriente. Nessuno dei suoi uomini sapeva quanto sarebbe durata l'impresa, né se avrebbe avuto buon esito. Eppure si fidarono di lui, almeno per un po', prima di iniziare a odiarlo e a invidiarlo. Ma l'intrepido navigatore ebbe ben chiaro l'obbiettivo nonostante le tempeste, gli ammutinamenti, gli attacchi degli indigeni, raggiungendo infine l'isola delle Spezie, provando una volta per tutte la sfericità della Terra. Tuttavia la sorte delle sue navi sarebbe stata infausta e Pigafetta, lo scrivano di bordo, sarebbe stato uno dei pochi superstiti della spedizione a tornare in Spagna. È lui stesso a narrare l'impresa del suo capitano, in un romanzo per ragazzi scritto con il piglio delle grandi avventure di mare di Emilio Salgari.

Antonio Lombardo, detto Pigafetta, vicentino di nascita, cittadino della nobile Repubblica di Venezia, Cavaliere di Rodi, di professione geografo e astronomo, lo fa «soprattutto per ristabilire la verità e restituire a Magellano l'onore perduto. Poiché, per dirla tutta, quella che udirete è prima di tutto la storia di un tradimento. Anzi di una serie di tradimenti». Fin dall'inizio sono chiare le ragioni che portarono Pigafetta a seguire Magellano e quest'ultimo a intraprendere il viaggio. Ragioni che il re Carlo I di Spagna deve farsi spiegare, lui che è convinto che il mare sia solo un territorio degno di conquista e di ruberia, lui che non comprende che «il mare rappresenta l'ignoto, l'avventura, l'altrove, ma deve esserci dell'altro... Vedete, quando ci troviamo nel ventre materno siamo per il novanta per cento acqua. Quando veniamo alla luce lo siamo per l'ottanta. Quando cresciamo l'acqua si riduce al settanta. E quando diventiamo vecchi non ce ne resta gran che. (...) Ecco, mi sono detto: forse siamo così attratti dal mare perché andiamo in cerca dell'acqua perduta». Nel mezzo di quest'avventura, gli uomini a bordo di una caracca a tre alberi vedranno i fuochi di Sant Elmo, visiteranno la Terra del Verzin, attraverseranno l'Oceano Pacifico, incontreranno giganti della Patagonia, sirene, amazzoni, approderanno alle isole delle Tartarughe, alle Filippine, alle Molucche.

Tuttavia Magellano, che con il suo coraggio, la sua preparazione nautica e la sua follia trascina tutti e tutto non poté godere dei frutti della sua avventura.

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