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Anuptafobia, la paura di non trovare un partner

Attualmente non si conoscono con esattezza le cause di questa problematica. Uscirne però è possibile grazie alla psicoterapia

Anuptafobia, la paura di non trovare un partner

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Con il termine anuptafobia (dal latino "a nupta" ovvero "senza moglie") si indica la paura irrazionale di rimanere single. Sebbene possa interessare entrambi i sessi, secondo la neurologa e psicoterapeuta Maria Cristina Gori, colpisce soprattutto le donne di età compresa fra i 30 e i 40 anni. Sono proprio queste ad avvertire maggiormente il peso delle aspettative sociali: mettere su famiglia e fare figli.

L'individuo che ne soffre non solo ricerca in maniera ossessiva una relazione, ma spesso, a causa della poca autostima e di altre condizioni psicologiche di base, rimane invischiato in relazioni tossiche dalle quali non riesce a uscire. Esistono due tipologie di anuptafobia:

  • attiva: l'anuptafobico si rivolge ad amici e parenti e li coinvolge nella ricerca del partner. Oppure si iscrive a siti di incontri e ad agenzie matrimoniali. Quasi sempre la sua identità personale è sfumata e labile;
  • passiva: l'anuptafobico ha un umore tendenzialmente depresso. Vive la condizione di "solitudine" con estrema angoscia e si crogiola in pensieri autolesionistici.

Anuptafobia, una fotografia

Gli ultimi dati Istat ci dicono che il numero dei single (33,2%) supera quello delle famiglie (31,2%). Inoltre il Rapporto Italia Eurispes "Il dovere di avere coraggio" dimostra che solo per un terzo degli italiani essere soli è davvero una scelta. Il 60%, infatti, dichiara che tale condizione è la conseguenza di fattori, tra cui lo stress e l'insicurezza lavorativa.

«La crisi economica e climatica, la pandemia, le guerre, i disastri naturali - spiega Gori - stanno mettendo alla prova il nostro equilibrio psichico e alimentano in sempre più persone stati di ansia, depressione e paure ancora fortemente sottovalutate, come quella della solitudine, della morte e delle malattia».

Per confinare i propri timori si tende a trovare rifugio in una relazione romantica o meglio nella ricerca spasmodica della stessa. Alla fine si finisce per passare da un partner all'altro senza mai sentirsi "interi" e "realizzati". Ecco dunque che precipitare nell'anuptafobia è molto più semplice di quanto si possa credere.

Riconoscere l'anuptafobia

L'anuptafobia si riconosce per una serie di segnali inequivocabili che devono sempre destare sospetto. Sono veri e propri campanelli d'allarme che, se protratti nel tempo, rendono la condizione più difficile da controllare e sradicare. Un anuptafobico ad esempio:

  • Non sceglie il partner: non importa che il compagno non rispetti le proprie aspettative, ciò che conta è dimostrare a sé stessi e agli altri di essere in coppia;
  • Vive sempre in una relazione: dopo la fine di una storia non si concede il tempo di elaborare il "lutto" ma si butta a capofitto nella ricerca di un nuovo partner;
  • Perde la propria identità: in una relazione dimentica i gusti, le preferenze, gli ideali e fa propri quelli di chi ha accanto;
  • Resta in contatto con gli ex: la finalità non è quella di voler instaurare un'amicizia ma di concretizzare un ritorno di fiamma nei momenti in cui la solitudine diventa oltremodo insopportabile;
  • Esagera durante i primi appuntamenti: parla troppo, racconta particolari molto personali, viola i confini fisici. Lo scopo non è quello di conoscere l'altro, ma di iniziare quanto prima una storia.

Curare l'anuptafobia

Attualmente le cause dell'anuptafobia non sono note con esattezza. Si ritiene, tuttavia, che essa possa essere la conseguenza di un disturbo dell'attaccamento, di traumi infantili, di una predisposizione genetica e di una combinazione di fattori biologici e ambientali. Una cosa è certa. Chi la sperimenta vive in un perenne stato di tensione che sfocia in ansia marcata, depressione e attacchi di panico.

Non è facile prendere coscienza ed uscire da un comportamento così disfunzionale. Spesso il paziente nega la realtà e trascorrono anni prima che egli decida di risolvere il problema.

L'unica cura possibile consiste in un percorso psicoterapeutico che scavi a fondo per comprendere l'origine delle paure e che offra una chiave di lettura differente delle stesse.

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