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Il Bologna si spaventa e su Moggi ci ripensa

Il patron Menarini: "Mai chieste consulenze a Luciano. È un amico e ci troviamo spesso a parlare di calcio".  L’ex dg juventino: "Molti presidenti mi chiamano per consigli non retribuiti"

Il Bologna si spaventa  
e su Moggi ci ripensa

Stefano Fiore

Bologna - Ieri non c’era, ma durante i quaranta minuti scarsi di conferenza che Renzo e Francesca Menarini hanno impiegato per cercare di scacciarlo da Bologna e dal Bologna, la sua presenza si percepiva nell’aria.

L’uomo in questione è ovviamente Luciano Moggi.
L’ex dirigente juventino non riesce a stare lontano dal mondo del calcio, noncurante del fatto che la maggior parte dei tifosi veda in questo uno scandalo. È lo stesso motivo per cui Renzo e Francesca Menarini, massimi dirigenti del Bologna, si sono affrettati a precisare tutte le voci che si sono scatenate negli ultimi giorni su una sua compartecipazione nella gestione della società felsinea. «Smentiamo le notizie roboanti uscite sulla stampa. Sono inesatte, prive di fondamento, non c’è nessun passaggio di proprietà, né nuovi soci. Non esiste alcun caso Moggi» ha esordito la presidente.

Una retromarcia vera e propria? Pare proprio di sì. E il motivo è piuttosto chiaro: la dirigenza del Bologna si aspettava reazioni forti del mondo del calcio a un’eventuale collaborazione con “big Luciano”. Ma forse non si aspettava un’eco così grossa: i tifosi rossoblù in attesa fuori dai cancelli di Casteldebole testimoniano bene lo stato d’animo generale. «Meglio retrocedere che rimanere in A con Moggi» è l’unico pensiero riportabile senza essere volgari. Inevitabile, quindi, che tutte le voci al riguardo fossero smentite. Anche quelle su Franco Ceravolo (che ieri ha detto «Mi hanno contattato, ho rifiutato»): «Nel Bologna non ha nessun ruolo: in società rimane la compagine che c’è oggi».

Ma i rapporti, amichevoli, tra la famiglia Menarini e Moggi esistono. E nel sottile gioco d’equilibrio, tra smentita e conferma, il discorso diventa duplice. Pieno di “sì, ma” e di “certo, comunque”. Ecco il “sì”: «Martedì Moggi era a Bologna per i fatti suoi, in serata è stato mio ospite a cena - conferma Menarini padre - e abbiamo parlato di calcio, altre volte ci siamo incontrati a Milano e a Torino». Ora parte il “ma”: «Non è mai stato coinvolto negli affari del Bologna e lui non vuole essere coinvolto». E ancora: «Mi ha detto che ha cercato compratori per le quote del Bologna, ma il mio parere è che non c’era spazio per questo». Si finisce col “comunque”: «Non sono stati fatti nomi e cognomi: ha detto solo che conosce gente che cerca investimenti in società calcistiche, niente di più».

Il disagio rossoblù per la faccenda è in ogni caso evidente, poiché dopo aver affermato: «C’è bisogno del calcio pulito», e aver inevitabilmente sentito un «allora che c’entra Moggi?» da alcuni giornalisti presenti, Renzo Menarini è sbottato: «Basta, non ne parlo più». Chi invece ne ha parlato ancora è proprio l’uomo del giorno. «Molti presidenti mi chiamano per chiedermi consigli non retribuiti» ha detto Moggi. Aggiungendo: «È ora di finirla con l’accostamento del mio nome a tutte le squadre in difficoltà, dall’inizio dell’anno ad oggi ne ho contate ben 12, dalla Pro Patria, passando per il Livorno, fino al Bologna». E la miglior difesa rimane l’attacco, con il solito obiettivo: i media. «Ho dato mandato ai miei legali per denunciare penalmente e civilmente tutti coloro che stanno strumentalizzando il mio nome - ha concluso Moggi - infangandolo ancora di più di quanto hanno fatto in occasione dello scoppio di Calciopoli, creato dalla stampa».

I Menarini frenano, Moggi conferma i contatti ma rimanendo sempre ben defilato. Ma allora che futuro ha il Bologna? Che la società sia in crisi di liquidità è confermato dalla proprietà, che aspetta qualche nuovo investitore pur confermando la partecipazione al 100%. Il ritiro è alle porte (inizia il 9) e nessun acquisto di rilievo è stato fatto. Forse il segnale che i Menarini si aspettavano di essere guidati da Moggi per evitare le sofferenze dello scorso anno: ora dovranno quantomeno aspettare che le acque si calmino per riproporre il progetto. Ora che si ritrovano soli, il minimo che possono fare è tranquillizzare i tifosi: «Devono stare calmi. Non li tradiremo. Ma non chiediamo a nessuno di firmare una cambiale in bianco sul prossimo abbonamento».

Almeno su questo sono d’accordo.

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