Borsa e mercati

Passato, presente e futuro delle banche al centro della finanza

Le banche sono il centro del sistema della finanza da diversi secoli. Il ruolo chiave che ha reso il modello bancario vincente? La fiducia

Banche, il crocevia della finanza

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Parlare di finanza significa in primo luogo parlare di banche. Ieri, oggi, domani: da secoli, il binomio finanza-banche in Occidente e non solo è stato intrinsecamente e strutturalmente saldo. Gli operatori, i regolatori e i movimentatori di risorse sono concordi: nelle banche si espleta il ruolo della finanza come polmone tra economia reale e mercato dei capitali.

Due aforismi di Enrico Cuccia, fondatore e storico amministratore delegato di Mediobanca, insegnano perché le banche hanno acquisito il ruolo dirimente, dalla Genova medievale e dalla Firenze rinascimentale a oggi: perché sono le custodi della fiducia. Della fiducia del risparmiatore nello sviluppo che i denari, messo a terra, produrranno, difendendo e ampliando il suo patrimonio. E della fiducia del mercato nella capacità di allocare risorse. Una fiducia condizionata ai risultati e all'onestà dell'operatore: "Il peccato veniale di un banchiere è fuggire con la cassa, quello mortale è parlare", diceva Cuccia. Aggiungendo: "Non ho mai visto una banca fallita sopravvivere a se stessa".

In altre parole: attraverso il polmone bancario in passato la finanza ha potuto partire dai capitali degli imprenditori per espandersi e moltiplicarsi. Le banche nei secoli hanno incardinato sfide, complessità e contraddizioni della finanza. Sono state alfieri della sua concretezza nei momenti d'espansione: dai primi sistemi di credito messi in campo dai Bardi e dai Peruzzi di Firenze e dalle famiglie mercantili di Genova all'ascesa di Lombard Street a partire dal Quattrocento si è costruita, per mezzo delle banche, la fiducia funzionale al progresso. Ma nelle fasi di tensione sono state anche l'incarnazione dei limiti e delle problematiche strutturali del sistema: quando il Faust della finanza vende l'anima, a essere perso è proprio il vincolo fiduciario. Speculazioni, investimenti predatori, irrazionalità hanno spesso avuto nelle banche il loro "polmone": dalla bolla delle ferrovie ottocentesca ai subprime, dai tulipani olandesi del XVI secolo alla bolla del Dot.com, le banche hanno nelle fasi di crisi dato impulso a problematiche strutturali.

L'intreccio tra finanza di raccolta e finanza d'affari, che cerca il rendimento in profondità, è la grande sfida dei nostri tempi e quella che, in passato, spesso ha creato ambiguità nei confronti dell'attività bancaria tra il grande pubblico. Il futuro delle banche starà nella capacità di mantenersi, nell'era dell'innovazione di frontiera, degli investimenti strutturali anti-crisi e del rilancio dell'inflazione, polmone e volano di sviluppo come in passato. La lunga crisi inaugurata in Occidente dai subprime ha rimesso, nel lungo decennio che ne è seguito, la necessità per le banche di mettere al centro l'economia reale quale focus primario delle loro attività. Quella spinta a "un'ottica propulsiva e non meramente speculativa" che un grande banchiere italiano come Raffaele Mattioli ha sempre evocato da stratega dello sviluppo del Paese dopo la seconda guerra mondiale deve oggi assurgere a Stella Polare dell'attività bancaria.

Il nodo resta quello della fiducia. Fiducia per un'attività bancaria costruttiva e non predatoria. Fiducia per un consolidamento del rapporto tra istituzioni che si muovono tra gli algoritmi della grande finanza e necessità di investitori retail e imprenditori, con un approccio win-win che non sacrifichi gli interessi di nessuno. Fiducia per un modello di intermediazione finanziaria che rimane dominante e vince contro buona parte delle alternative: i fondi d'investimento sono nati come spin-off delle banche, a loro molto spesso legati; il Far West delle criptovalute e la disintermediazione dei portali di trading online non sono modelli capaci di offrire un'alternativa al sistema bancario. Il polmone della fiducia restano gli istituti di credito di ogni taglia. Dalla pandemia alla crisi energetica, per fare esempi concreti, il loro ruolo centrale nel sistema, in Italia e non solo, si è fatto sentire.

Agli operatori del mercato il compito di non tradire, in futuro, questo grande credito in una fase in cui la finanza e l'economia reale navigheranno in acque agitate.

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