Investimenti stellari

Ristorante, Passat, scuola sci. Kristian Ghedina: "Sono un risparmiatore, l'uovo di Pasqua da bambino..."

Vincitore di tre medaglie ai mondiali e di 13 gare in coppa del mondo, il campione ampezzano racconta a Il Giornale.it il suo rapporto con il denaro. Negli investimenti il richiamo del rischio scompare per lasciare spazio a misura e prudenza

Kristian Ghedina, foto @atletialtuofianco per la lotta contro il cancro
Kristian Ghedina, foto @atletialtuofianco per la lotta contro il cancro

In pista e nella vita ha sempre amato l’adrenalina e la velocità. Vincitore di tre medaglie ai mondiali e di 13 gare in coppa del mondo, Kristian Ghedina ha regalato enormi soddisfazioni allo sci italiano negli anni Novanta, scolpendo il proprio nome nella memoria di tutti gli appassionati come il miglior discesista italiano di sempre. Quando si tratta di risparmi e investimenti, racconta a Il Giornale.it, il richiamo del rischio scompare per lasciare spazio a misura e prudenza. Un’eredità degli insegnamenti di nonno Paolo e di papà Angelo, ancora più preziosa oggi che Kristian è diventato a sua volta padre di Natan, 2 anni, e Brayan, nato a fine marzo.

Nella sua carriera ha vinto molto e avrà guadagnato cifre importanti: lei è formica o cicala?

"Io ho sempre risparmiato, come una formichina. Non sono uno che ha bisogno di far vedere, anzi, non mi piace per niente ostentare. Ho risparmiato per la mentalità che mi è stata inculcata: mio nonno diceva che quando i soldi non ci sono è facile risparmiare, ma quando ci sono è difficile perché si è tentati di spenderli. D’altra parte sono sempre stato così fin da piccolo: pensi che, quando mi davano l’uovo di Pasqua, lo facevo a pezzetti che nascondevo da tutte le parti per far durare il cioccolato fino alla Pasqua successiva ed evitare che mia sorella se lo mangiasse."

Come ha investito i suoi guadagni?

"Da quando ho cominciato a vincere e a guadagnare i miei primi soldi, a vent’anni, mio padre mi ha sempre aiutato a gestire i rapporti con gli sponsor e il denaro che entrava. Io mi preoccupavo solo di sciare. Il primo grande investimento che mio padre ha messo sul piatto all’epoca, all’inizio degli anni Novanta, è stato l’acquisto di un locale in centro a Cortina. Si è trattato di un investimento impegnativo, perché a Cortina le quotazioni immobiliari sono sempre state alte. Ad ogni modo è andato bene: io ho comprato i muri, che i vecchi proprietari vendevano, e in quei locali mio zio Giuseppe ha aperto un ristorante (il 5 Torri ndr) che c’è ancora oggi."

Il mattone, quindi.

"Esatto. Tra l’altro subito dopo aver fatto il rogito ho avuto un brutto incidente in auto che mi ha tenuto a lungo lontano dalle piste, per cui mio padre era molto preoccupato. Poi sono tornato a correre e a vincere, ma questo episodio mi ha insegnato l’importanza di investire per aumentare il patrimonio, non per speculare, e a differenziare."

E oggi che non gareggia più che cosa fa?

"Al di là degli immobili, ho la scuola di sci M’Over a Cortina, che offre servizi a 360 gradi, tra cui sci, arrampicata, bicicletta e gite in montagna. È una scuola di eccellenza nella quale ci sono anche Deborah Compagnoni, Pietro Piller Cottrer (ex fondista campione olimpionico e mondiale) e Giacomo Kratter (campione di snowboard) e nella quale, tra le altre cose, offriamo la possibilità di sciare con noi. Poi sono testimonial e ambasciatore di diversi marchi tecnici a cui mi ero legato quando sciavo e con cui il rapporto continua."

Non male.

"Diciamo che ho un buon tenore di vita. Non sono un miliardario, ma vivo bene. Se devo fare delle operazioni importanti ho ancora mio padre che mi aiuta. Peraltro si è risposato con una commercialista, che mi tiene tutti i conti e che per me rappresenta una grande fortuna e una fonte di confronto quando si tratta di capire come investire i soldi."

Il denaro è stato sinonimo di successo?

"Non in particolar modo. Il successo per me era arrivare davanti al mio avversario. Poi, certo, avevo la cognizione del valore dei soldi e sapevo che un risultato sportivo importante valeva anche dal punto di visto economico. Ma io avevo, e ho ancora, l’ansia di voler essere davanti a tutti. Anche oggi quando sono in giro con la mia ragazza ho la tendenza a voler stare davanti. Sono sempre stati la competizione, il rischio e l’adrenalina ad affascinarmi, anche se chiaramente quando vinci nello sci i soldi arrivano. Lì, però, se sei bravo a sfruttare le tue capacità e se fai gli investimenti giusti riesci a metterti relativamente a posto. Altrimenti il rischio di bruciarsi il patrimonio è alto."

Con questa passione per la velocità si sarà comprato un’auto sportiva…

"In realtà no. La prima auto che mi sono comprato a 18 anni è stata una Passat Variant. Io avrei voluto una di quelle auto leggere e potenti che avevano i ragazzi all’epoca, ma mio padre che sapeva che ero uno scalmanato mi ha impedito di comprarmela facendomi prendere la Passat, che costava quasi il triplo, con cui prosciugai tutti i risparmi che avevo faticosamente messo da parte fin da bambino con le mancette dei parenti. Però alla fine ha avuto ragione, perché ho fatto un brutto incidente in autostrada, salvandomi proprio perché l’auto era bella solida. Oggi ho un Volkswagen California, che ho preso lo scorso anno e che ora che ho 2 figli è comodissimo."

Non si è mai concesso nemmeno una spesa folle?

"Quando gareggiavo e vincevo ho fatto il fenomeno una volta in discoteca a Cortina, prendendo il tavolo e facendo saltare bottiglie come si vede fare oggi sui social. Ma quella volta mi è bastata per sempre. Sono una persona parsimoniosa a cui non piace buttare via i soldi: gli amici mi prendono in giro perché non butto via niente e nella soffitta accumulo le cose. Mi dicono che voglio diventare il più ricco del cimitero, ma adesso che ho due figli so che lascerò quello che ho a loro, come ha fatto mio padre con me. Non voglio fare come tanti ampezzani che sono dovuti andar via e si sono venduti tutto."

Investirebbe mai in Bitcoin o prodotti simili?

"Non mi attraggono. Mi sembrano un campo in cui farsi male se non si ha esperienza. Un po’ come la velocità: io ho fatto discesa per 18 anni in coppa del mondo e 20 in nazionale e di incidenti gravi non ne ricordo, pur essendo una disciplina estremamente pericolosa. Invece, mi sono fatto male in auto e in moto, dove non avevo l’esperienza che invece avevo sugli sci.

Per me l’investimento migliore resta il mattone. Vivendo a Cortina abbiamo una certa tranquillità rispetto al fatto che gli investimenti che si fanno non perdano valore. È sempre stato così fin dalle Olimpiadi del 1956."

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