Le Borse tremano poi recuperano Bruciati in poche ore 120 miliardi
8 Luglio 2005 - 00:00Sulle piazze europee perdite iniziali fra il 3 e il 4% contenute poi sotto il 2%
Rodolfo Parietti
da Milano
«Gli operatori finanziari si calmino». Sono da poco passate le 13, e le parole del ministro tedesco delle Finanze Hans Heichel risuonano perentorie come un ordine. I mercati sono sotto choc, messi in ginocchio dalla mano del terrorismo, piegati dallondata di vendite che si è abbattuta su tutti i listini e non accenna a placarsi. Lo si vede dagli indici, fiaccati da crolli fra il 3% e il 4%; lo si capisce dalla teoria di titoli sospesi per eccesso di ribasso, soprattutto quelli delle compagnie aeree e delle assicurazioni, i settori in maggiore sofferenza.
È la legge dellirrazionalità, dettata da ununica spinta emotiva: quella di vendere, a qualunque costo. Ma questa volta funziona solo per qualche ora. Dal momento dellintervento di Eichel fino alla chiusura della seduta, le Borse intraprendono un lento e poi sempre più convinto recupero, tale da limitare fortemente i danni a fine giornata. Nessuna analogia con l11 settembre, quando il portone di Wall Street restò sbarrato, per riaprire solo dopo una settimana, e le piazze europee andarono incontro a un vero e proprio dissanguamento in termini di capitalizzazione, con oltre 800mila miliardi delle vecchie lire evaporati nel giro di una manciata di ore. Ieri, invece, sono stati bruciati 120 miliardi di ricchezza borsistica, un bilancio pesante, senza dubbio, ma più assimilabile a una pessima giornata che a una reazione innescata dal terrore per un attacco di Al Qaida. Rispetto ai minimi toccati durante la seduta, i ribassi sono infatti risultati dimezzati, complice anche lapertura rassicurante di Wall Street, dove gli indici avrebbero chiuso qualche ora più tardi in rialzo dello 0,30%: Londra, che non ha mai sospeso gli scambi, ha lasciato sul terreno l1,39%, mentre le piazze di Francoforte e Parigi hanno ceduto, rispettivamente, l1,85% e l1,39%. A Piazza Affari il Mibtel ha perso l1,55%, lo S&P Mib l1,67%. Da ieri, la capitalizzazione della Borsa di Milano è più bassa di 9,5 miliardi rispetto a mercoledì.
Come si spiega un assorbimento così repentino delle perdite, circoscritte entro limiti tutto sommato fisiologici? «Le esperienze passate - affermano gli analisti - dimostrano che l'economia può ritrovare il suo dinamismo abbastanza in fretta, anche in un clima incerto come quello degli attentati». Quanto accaduto ieri consolida la tesi di Maurizio Milano, dellufficio analisi tecnica del Gruppo Banca Sella, secondo il quale «la reiterazione di attentati terroristici produrrà verosimilmente un effetto di assuefazione. Per una sorta di meccanismo di sopravvivenza, produttori, investitori e consumatori potrebbero iniziare a reagire in modo sempre più composto a eventuali nuovi attentati».
Questo mutato atteggiamento, peraltro, già si era notato dopo la strage di Madrid del marzo 2004: nel giro di un mese, le perdite dei mercati erano state del tutto riassorbite, e i listini avevano ripreso unattività normale. Così si spiega anche la limatura dei guadagni subita dalloro, bene rifugio per eccellenza, indietreggiato dal picco di 430 dollari loncia toccato in mattinata ai 427,85 dollari del fixing pomeridiano; e anche il recupero della sterlina, scesa ai minimi dal dicembre 2003 rispetto al dollaro a 1,7402 e poi risalita a quota 1,7415. L'euro è comunque riuscito a portarsi ai massimi da quasi sei settimane fino a 0,6890 sterline per poi terminare intorno a 0,6860 contro 0,6776 nel finale ieri. La moneta britannica resta infatti condizionata dalle attese di un taglio dei tassi, nonostante la Banca dInghilterra abbia deciso ieri di mantenere invariato il costo del denaro.
Anche landamento di ieri dei prezzi del petrolio, schizzati fino al record di 62,10 dollari e quindi scesi sotto i 59 dollari il barile, va letto come una risposta di segno opposto rispetto a quella data dai mercati in occasione dellattacco suicida alle Torri Gemelle. Subito dopo l11 settembre il greggio aveva infatti guadagnato circa un dollaro, salendo a quota 29, ma nei giorni successivi il barile aveva progressivamente perso slancio chiudendo lanno a 19,84 dollari.
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