Brambilla e Veronesi contro la caccia

Già 100mila firme per la coscienza degli animali. E il ministro del Turismo lancia, con il famoso oncologo, anche un messaggio contro la caccia: "Chi la pratica fa male a tutti noi"

Brambilla e Veronesi contro la caccia

La sua battaglia in difesa del mondo animale iniziò a tredici anni, quando decise di fondare la sezione di Lecco della Lega Antivivisezionista. Da quel momento, la sua militanza animalista non si è più interrotta, aumentando anzi di consistenza e visibilità una volta al governo. Non c’è da stupirsi dunque se a schierarsi a fianco degli animali sia ancora una volta lei: il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. E i numeri le danno ragione. Più di 107mila persone hanno infatti sottoscritto il Manifesto per la Coscienza degli animali, ideato dal ministro e dall’oncologo Umberto Veronesi il 13 maggio scorso. A loro la Brambilla ha rivolto il suo ringraziamento e la garanzia che «porteremo avanti in tutte le sedi la nostra comune battaglia di civiltà, per affermare in Italia una cultura di rispetto e di amore verso gli animali e i loro diritti».
Amore e rispetto della vita: punti cardine del documento, che si pone l’obiettivo di contrastare e di eliminare tutte le crudeltà che ancor oggi vengono compiute sugli animali: dal loro sfruttamento nei circhi, negli zoo, negli allevamenti intensivi destinati alla macellazione o al mercato delle pellicce, al loro abbandono e alla vivisezione, fino ad arrivare alla caccia, naturalmente. «Chi pratica la caccia non fa solo del male agli animali del pianeta - ha dichiarato la Brambilla - ma provoca anche grave danno all’ambiente che è di tutti».

E proprio contro la caccia un corteo ha sfilato ieri per le strade di Venezia, manifestando il sostegno nei confronti della battaglia animalista. «La coscienza animalista è un principio universale che unisce la stragrande maggioranza degli italiani, di qualunque età, ceto sociale, credo politico e religioso». Queste le parole iniziali contenute nella lettera inviata dalla Brambilla e da Veronesi ai partecipanti. A dar manforte al pensiero del ministro ci pensa l’ultimo sondaggio Ipsos, realizzato per Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia, secondo cui, per il 79% degli italiani, la caccia sarebbe da vietare o da ridurre fortemente. E poi ci sono gli incidenti che, secondo la Brambilla, «confermano quanto l'attività venatoria non sia solo anacronistica e crudele, ma anche molto pericolosa».

Stando ai dati dell'Associazione vittime della caccia, tra il 2 settembre 2009 e il 31 gennaio 2010, ci sono stati 23 morti e 53 feriti tra i cacciatori e un morto e 18 feriti tra la gente comune». Ripartire e insistere, dunque, sul diritto alla vita degli animali, sul dovere di rispettarli: queste le direttive che accomunano i sostenitori dell’iniziativa tra i quali, oltre alla società civile, è presente anche un vasto gruppo di autorevoli personaggi di mondi trasversali, da Zeffirelli a Susanna Tamaro, da Vittorio Feltri a Renato Zero, solo per citarne alcuni. «Dobbiamo cominciare a trasferire i principi etici che regolano la nostra convivenza, per esempio: non far soffrire, non essere violenti e non uccidere – ha dichiarato Veronesi all’inaugurazione del Manifesto - e trasferirli anche al mondo animale». Una battaglia d’amore e di civiltà contro quella che secondo Dacia Maraini, è «la pretesa di avere il diritto assoluto di riduzione in schiavitù, tortura e morte».

«Rifiutando il concetto di schiavitù umana, si arriva per onestà intellettuale, ad ammettere anche l'ingiustizia della schiavitù nei riguardi degli animali». È questa la speranza della scrittrice, e di tutti i sostenitori del diritto alla vita degli animali.

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