Politica

Buffon: «Quei 10mila euro non li ho scommessi»

E ai pm Paolo Pellizzoni, indagato per associazione per delinquere e scommesse, dice: «I soldi finiti sul mio conto sono solo un prestito»

Diana Alfieri

da Parma

Una scommessa? No, nessuna scommessa. Così Gigi Buffon, portiere della Nazionale, al pm di Parma che l’ha interrogato ieri ha dato la sua versione sui 10mila euro prelevati dal suo conto e girati in quello di Paolo Pellizzoni, uno dei quattro indagati nell’inchiesta della procura emiliana per associazione per delinquere e violazione della legge sulle scommesse. Soldi passati da un conto all’altro a gennaio 2006, quando Buffon aveva dichiarato di non aver più scommesso dall’autunno 2005. Fosse stato il contrario avrebbe, dunque, contraddetto l’affermazione fatta alla procura di Torino, dove pende un’altra inchiesta che insieme a lui vede coinvolti anche i giocatori Maresca, Iuliano e Chimenti: il portiere aveva infatti ammesso di avere fatto scommesse, ma mai dopo il novembre 2005, quando la legislazione sportiva le aveva definitivamente vietate per i tesserati. La storia di questi diecimila euro, che la Guardia di Finanza sospetta essere il frutto di una «puntata» non dichiarata dal giocatore, per Buffon non c’entrano col gioco d’azzardo: «I soldi usciti dal mio conto il 16 gennaio scorso non hanno nulla a che fare con le scommesse, riguardano altro». Ovvero ciò che ha riferito in mattinata al pubblico ministero proprio Pellizzoni: «Quella è una cifra che mi doveva essere consegnata da Brignoli (altro indagato e amico di Buffon, ndr) per cose passate. Non c’è nessuna giocata. Erano soldi che dovevano essermi dati e non esistono scommesse recenti». Questa, per ora, resta però una delle possibili spiegazioni perché sul tavolo del magistrato c’è anche la relazione della Guardia di Finanza, che ha individuato come nello stesso giorno, quel 16 gennaio, dal conto corrente del calciatore uscirono proprio diecimila euro: l’ipotesi accusatoria allora è che quella somma proverebbe il collegamento tra le puntate del portiere e di altri tre ex juventini fatte mediante le quattro persone indagate a Parma. Pellizzoni tra l’altro è titolare di un internet point, dove verosimilmente sarebbero state effettuate le puntate. Lui, però, davanti al Pm Errede ha negato appunto che i diecimila euro venissero da Buffon, spiegando invece che la somma gli era dovuta da Brignoli.
L’avvocato di Gianluigi Buffon, Mario Valerio Corini, dopo quasi due ore di interrogatorio ha voluto precisare la posizione del suo assistito: «Non c’è nulla di penalmente rilevante, e anche dal punto di vista sportivo siamo assolutamente sereni. E Buffon non è indagato qui a Parma. È stato un colloquio sereno, e anche il magistrato ha mostrato serenità. Siamo assolutamente fiduciosi. Rispetto alla storia dei diecimila euro del 16 gennaio scorso non c’è nulla di nuovo, non ci siamo discostati dall’alveo delle dichiarazioni fatte alla Procura di Torino. Non c’è nulla di penalmente rilevante, e ora Gigi può concentrarsi sui mondiali».

Sul perché, allora, il portiere sia stato costretto a lasciare il ritiro di Coverciano per sottoporsi a due ore di interrogatorio a Parma in un’inchiesta dove si ipotizza l’associazione per delinquere finalizzata alle scommesse illegali, l’avvocato ha risposto: «Ma uno può essere chiamato anche per parlare di altre persone, e noi siamo assolutamente sereni, anche dal punto di vista sportivo». Insieme al portiere, da palazzo di giustizia è uscito anche l’accompagnatore della Nazionale Gigi Riva.

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