Calcio

Plusvalenze, ora la Juve rischia: chiesti 9 punti di penalizzazione

Arrivano le richiese della Procura Figc. La Corte d’Appello è chiamata a decidere se riaprire o meno il processo sportivo alla luce delle nuove carte dell'inchiesta Prisma

Plusvalenze, ora la Juve rischia: chiesti 9 punti di penalizzazione
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Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chiné, ha chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juventus sul campionato in corso. La Procura ha chiesto anche l'inibizione di 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 16 mesi per Agnelli, 12 mesi per Nedved, Garimberti e Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Cherubini.

Vista la gravità dei fatti contestati e l'impatto avuto dal punto di vista sportivo sui campionati, la richiesta di Chiné è di una sanzione davvero afflittiva che tenga la Juve fuori dall'Europa. Le richieste per le altre società ricalcano quelle che erano state avanzate in aprile nel primo processo, ed erano state di 195mila euro per la Sampdoria, 42mila euro per l'Empoli, 320mila euro per il Genoa. Richiesta di ammenda anche per Parma (338mila euro), Pisa (90mila euro), Pescara (125mila euro), Pro Vercelli (23mila euro).

L'udienza

L’udienza per l’istanza di revocazione che la Procura federale - con i legali collegati da remoto - ha preso il via attorno alle 12.45, contro l’assoluzione della Juve e di altri otto club dello scorso maggio. Per la Juventus, accanto ai tre legali Bellacosa, Sangiorgio e Apa, presenti in collegamento da Torino anche il nuovo presidente bianconero Gianluca Ferrero e due dei dirigenti oggetto dell’indagine, Federico Cherubini ma anche Fabio Paratici. In aula, oltre al club bianconero, anche Samp, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara e 52 dirigenti, tra cui Agnelli, Nedved e Cherubini.

L'accusa

Chinè ha aperto la seduta motivando l'ammissibilità della sua istanza. Il procuratore capo è convinto di avere in mano quegli "elementi di prova nuovi che dimostrino la sussistenza degli illeciti" che, potrebbero consentire la riapertura di un processo anche con sentenze divenute inappellabili e irrevocabili. Si parla di intercettazioni e documenti, tra cui il cosiddetto libro nero di Paratici, che la Procura federale non poteva avere a disposizione nel primo processo, ma su cui ora si può contare grazie alla giustizia ordinaria.

La difesa della Juve

Dopo l'intervento della Procura, la parola è passata alle difese dei club coinvolti. La Juve aveva già presentato una memoria difensiva, la cui linea è nota dal comunicato del 22 dicembre, quando la società si diceva convinta di poter dimostrare"la correttezza del proprio operato". I rappresentanti dei club coinvolti hanno sollevato l'eccezione di inammissibilità. Il principio è il ne bis in idem, cardine dell'ordinamento italiano per il quale nessuno può essere processato due volte sui medesimi fatti.

Del resto il Procuratore federale aveva la possibilità di archiviare il procedimento e poi riaprirlo in seguito, invece ha scelto di andare a processo pur sapendo di non avere ancora a disposizione tutti gli atti dell’inchiesta Prisma, ritenendo di avere elementi sufficienti. La Corte Federale è ora riunita in camera di consiglio per valutare se il ricorso del procuratore Chiné sia ammissibile o meno. La decisione dovrebbe arrivare già nelle prossime ore.

Il caso

Riavvolgiamo il nastro della vicenda. L'inchiesta sulle plusvalenze si era chiusa con un nulla di fatto il 17 maggio quando la Corte federale d’appello aveva respinto il ricorso della Procura e aveva confermato quanto stabilito il 15 aprile dal Tribunale nazionale cioè il proscioglimento per tutti i 59 dirigenti e le 11 società coinvolte (il procuratore Chinè aveva invece chiesto, fra l’altro, per il presidente della Juve, Andrea Agnelli, un anno di inibizione e 800 mila euro di multa al club). L’impianto accusatorio era stato demolito dal verdetto in quanto è stato ritenuto impossibile fissare una valutazione oggettiva alle prestazioni dei calciatori e dunque dimostrare che i club erano ricorsi a scambi di calciatori con valutazioni economiche gonfiate per migliorare i bilanci.

La richiesta di revisione

Successivamente alla decisione, la Procura Federale ha ricevuto la documentazione dell'inchiesta Prisma dalla Procura di Torino (ad Agnelli, Nedved, Arrivabene e altri dieci indagati vengono contestati reati di false comunicazioni sociali in relazione ai bilanci 2018/2019 e 2020, ostacolo alla vigilanza Consob, aggiotaggio e false fatturazioni). Esaminati gli atti, la Procura Figc ha richiesto – il 22 dicembre scorso - la revocazione della decisione della Corte federale di appello come consentito dall’art. 63 del Codice di giustizia sportiva del Coni.

Cosa succede ora

Se la Corte d’Appello riterrà inammissibile l’istanza di revisione, contro tale decisione è ancora ammesso ricorso al Collegio di Garanzia da parte della Procura, ove anche tale ricorso fosse respinto diventerebbe irrevocabile la decisione precedente, cioè quella della Corte federale di appello: proscioglimento per tutti gli imputati e società.

Al contrario se la Corte deciderà sull’ammissibilità dell’istanza di revisione, quindi sulla sussistenza dei

presupposti della revocazione. Alla fase di ammissibilità seguirà l’udienza per la discussione e per la trattazione della controversia alla luce dei nuovi documenti, in base ai quali ha chiesto la Procura chiede la mano pesante.

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