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Crisi Juventus, manca un bomber o è solo questione di testa?

La fine dell'imbattibilità casalinga contro l'Udinese ha scatenato la rabbia della tifoseria bianconera. Qual è il problema vero della Juve di Allegri? Mancano attaccanti affidabili o le colpe vanno trovate altrove?

Crisi Juventus, manca un bomber o è solo questione di testa?

Incappare nella sconfitta più inaspettata proprio nel giorno della festa, quando raggiungi un certo Marcello Lippi nella classifica delle panchine bianconere, non è certo quello che Max Allegri si aspettava. Quell’Udinese che sotto la Mole non vinceva dall’agosto 2015 gioca una partita fisica, aggressiva e si porta a casa tre punti d’oro grazie al primo gol di un trentenne argentino che si chiama Lautaro. Dopo lo choc, la reazione della tifoseria juventina sui social è un misto di rabbia e rassegnazione per la fine del sogno scudetto. Stanno proprio così le cose? Si tratta solo di un passo falso o è la sliding door della stagione della Vecchia Signora? Vediamo cosa non ha funzionato e cosa bisognerà fare per evitare di peggiorare ulteriormente la situazione.

Tanti tiri, poche occasioni

La cosa forse più semplice da pensare è che, se ci fosse stato in campo Dusan Vlahovic, la Juventus almeno un gol l’avrebbe potuto segnare, evitando almeno la sconfitta. Certo, più semplice prendersela con la malasorte ma, rivedendo quanto è riuscito a creare l’attacco bianconero nel posticipo di lunedì sera, la situazione è più preoccupante. In questo caso le statistiche sono veramente bugiarde: molti hanno ricordato i 16 tiri in porta fatti dall’undici di Allegri ma quanti di questi tiri erano vere e proprie occasioni da gol? Se nello specchio ne sono arrivati solo 6, le chances davvero importanti sono state al massimo tre e di queste Arkadiusz Milik ne ha sfruttate al meglio due: il gol annullato per l’uscita dal campo dell’angolo di Chiesa e il colpo di testa preso in qualche modo dall’ottimo Okoye.

Okoye Milik Juventus Udinese

Il problema vero, forse, è proprio questo: anche prima di evaporare dal campo nella ripresa, la Juventus ha dominato nel possesso senza mai trovare il modo di mettere in crisi la retroguardia friulana. Non è una cosa semplice da risolvere: Cioffi aveva messo bene in campo i suoi, fermamente determinato a non concedere quei gol che hanno messo a rischio la stagione dell’Udinese. Ci sono riusciti giocando con grande aggressività, qualche sportellata di troppo, fisicità e brillantezza atletica. Questi, di solito, sono i punti forti della Juve di Allegri. Magari Vlahovic o un altro centravanti di razza avrebbe potuto tirare fuori un coniglio dal cappello ma sarebbe stato un episodio. La Juve, specialmente nel secondo tempo, dava l’impressione di non esser in grado di segnare neanche con le mani.

Crollo mentale preoccupante

La considerazione che sta gettando nello sconforto i tifosi della Vecchia Signora è che la famosa determinazione ferrea di non mollare mai che è un marchio di fabbrica della gestione Allegri sembra essere andata a farsi benedire. Della Juventus di Max si era, giustamente, lodato la capacità di reggere sempre il colpo, di tener sempre vive le partite anche quando tutto sembrava andare storto. Lunedì sera, invece, è proprio il crollo mentale ad aver fatto impazzire i tifosi allo Stadium e davanti alla televisione. Le bordate di fischi dalle tribune sia alla fine del primo tempo che al triplice fischio sono la riprova che i giocatori in campo non hanno mostrato quel che ci si aspetta sempre da chi veste la maglia bianconera: cuore e carattere. Come si spiega questa vera e propria involuzione?

Chiesa Juventus Udinese

L’ipotesi più ragionevole è che il gruppo messo assieme da Allegri abbia stretto i denti fino a quando l’obiettivo più importante, il sogno scudetto, rimaneva a portata di mano. Tenere il passo di un Inter praticamente perfetta ha esaltato una rosa giovane ed affamata, spingendola a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Arrivare allo scontro diretto con così tanti risultati utili consecutivi non è stato né semplice né scontato. Il problema di inseguire un sogno è che, quando sfugge di mano, non puoi altro che precipitare al suolo. Perdere male il derby d’Italia e vedere i nerazzurri schiantare nella ripresa un’ottima Roma ha sgonfiato l’ambiente, facendo riemergere i demoni momentaneamente nascosti dall’adrenalina della rincorsa. La domanda delle domande è se la vera Juve fosse quella aggressiva e determinata o quella vista con l’Udinese, confusionaria e quasi rassegnata. Lo capiremo sabato sera al Bentegodi.

Allegri in confusione

Il bello di avere tecnici esperti in panchina è che sanno come gestire al meglio i momenti difficili, quelli che mettono a rischio la tenuta psicologica del gruppo. Almeno questa è la teoria, specialmente visto come ha reagito al pesante tonfo casalingo Massimiliano Allegri. Dopo 90 minuti e spiccioli francamente deprimenti, nei quali ti sei giocato forse definitivamente le ultime carte per lo scudetto, la reazione del tecnico livornese ha fatto infuriare parecchi tifosi. A sentire Max, infatti, il problema della Juve è che a molti giocatori in rosa manca l’esperienza necessaria per reggere alla pressione di una corsa scudetto. Si potrebbe discutere a lungo se questo sia il vero problema dei bianconeri ma, dal punto di vista della comunicazione, scaricare le colpe sulla rosa non è il massimo dello stile. Questo, forse, si spiega col fatto che buona parte della responsabilità del tracollo che è costato alla Juve l’imbattibilità tra le mura amiche se la dovrebbe prendere il tecnico. Se sull’assenza di Vlahovic poteva fare ben poco, le scelte operate sia prima del fischio d’inizio che a partita in corso sono andate di male in peggio.

Allegri Juventus Udinese

Allegri le ha provate davvero tutte, come se cercasse disperatamente la mossa giusta, quella in grado di evitare la figuraccia. Visto il gol regalato all’altro Lautaro, molti gli rinfacceranno di aver usato Alex Sandro (Rugani che fine ha fatto?) ma affidarsi a Weah sulla fascia invece dell’affidabile Kostic si è rivelato un autogol mica da ridere. L’americano ha messo una prova inqualificabile ma il resto del reparto non ha fatto meglio. Chiesa parte forte ma poi finisce la benzina per lasciare il posto a quello Yildiz che Allegri aveva voluto tenere fuori, evidentemente poco soddisfatto dalle sue ultime prove. Cambiare la difesa da tre a quattro nell’intervallo ha gettato nel caos una squadra sull’orlo di una crisi di nervi e anche gettare nella mischia il talentino della Next Gen Cerri è sembrata la mossa della disperazione.

Cambiaso Juventus Udinese

La questione chiave è forse proprio la mancanza di un gioco e di un’identità chiara. Quando sai chi sei e cosa vuoi fare in campo puoi trovare le contromisure anche nelle giornate storte. I bianconeri finora hanno retto coi nervi, la corsa e la determinazione ma quando hanno avuto di fronte squadre in grado di reggere sul piano atletico e nervoso hanno dovuto alzare bandiera bianca. Cambiare così tanto rischia di essere controproducente. Un tecnico così esperto come Allegri dovrebbe tener conto di questa verità fondamentale del calcio.

Questa, forse, è la cosa che dovrebbe preoccupare di più i tifosi della Juventus.

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