Calcio

Derby, dopo Inzaghi ora Sacchi asfalta Pioli: "Milan confuso e presuntuoso"

L'ex tecnico rossonero, dalle pagine della Gazzetta traccia un quadro a tinte forti della situazione del Milan, uscito demolito dal derby di sabato. Le critiche feroci, però, fanno da contraltare ai complimenti fatti a Pioli poco prima della partita

Derby, dopo Inzaghi ora Sacchi asfalta Pioli: “Milan confuso e presuntuoso”

Ascolta ora: "Derby, dopo Inzaghi ora Sacchi asfalta Pioli: “Milan confuso e presuntuoso”"

Derby, dopo Inzaghi ora Sacchi asfalta Pioli: “Milan confuso e presuntuoso”

00:00 / 00:00
100 %

L’ex tecnico del Milan ha cambiato idea. Niente di male, intendiamoci: come diceva James Russell Lowell, solo gli stupidi e i morti non cambiano mai idea ma, forse, il Vate di Fusignano si è lasciato prendere un po’ la mano. Il commento pubblicato oggi sulla Gazzetta, infatti, è una cannonata ad alzo zero contro la gestione Pioli ed un Milan che, a suo dire, era “presuntuoso, confuso e superficiale”. E pensare che, pochi giorni fa, aveva criticato Inzaghi perché si affidava troppo alle giocate dei campioni, mentre il Diavolo sarebbe stato più squadra. Dopo un 5-1 scagliarsi contro Pioli sembra come sparare sulla Croce Rossa ma, sicuramente, le considerazioni dell’ex tecnico rossonero troveranno terreno fertile in una tifoseria sul piede di guerra.

“Pioli? Spero non sia in confusione”

L’editoriale di Sacchi ha il sapore di un vero e proprio “j’accuse” contro un Milan troppo brutto per essere vero e trova ben poche ragioni per risollevare il morale sotto i tacchi del popolo del Diavolo. L’Inter “ha fatto della modestia e dell’attenzione le qualità principali” mentre l’undici di Pioli non ne ha imbroccata una: pressing inesistente, attaccanti quasi mai presenti in fase difensiva, marcature approssimative, squadra lunga, mancanza di collaborazione tra i reparti, poca chiarezza di gioco”. Sacchi spera che Pioli abbia ancora la situazione in mano ma “giocando in quel modo, non ha dato certezze alla squadra”, cambiando troppo per paura del confronto con i nerazzurri. Le stoccate arrivano una dopo l’altra, senza soluzione di continuità: il Milan “aveva undici giocatori sparpagliati sul campo, senza logica e senza organizzazione. Si sperava nello spunto di Leao, nella corsa di Hernandez, nel colpo di testa di Giroud”.

Marcus Thuram

L’altro peccato capitale del Diavolo? Una squadra lunga, che non raddoppia mai e incapace di arginare le ripartenze dell’Inter, cosa che, secondo Sacchi, sarebbe “inammissibile”. Dopo averlo criticato spesso e volentieri, non se la sente di fare troppi complimenti ad Inzaghi, nonostante abbia chiaramente stravinto il duello contro il rivale: “l’Inter ha vinto perché è stata una squadra compatta, determinata, umile. Ha fatto poche cose, ma chiare e semplici”. Le trovate tattiche di Pioli, come Calabria sulla mediana? Stroncate senza appello: Calabria, da ragazzo, era un centrocampista, però adesso fa da tanto tempo il terzino e allora facciamogli fare quel ruolo senza mandarlo in confusione”. Il problema più grave del Milan, a suo dire? Poco movimento in avanti, coi giocatori che aspettavano il pallone da fermi” e il fatto che l’undici non sia “un collettivo invece di un insieme di individualità”. Un’accusa forse ingenerosa, dato che il Milan ha cambiato tantissimo d’estate ma che suonerà familiare a chi segua Sacchi sulla Gazzetta.

Il calcio “molto italiano” dell’Inter

Basta fare una ricerca rapida in archivio per rendersi conto di come, appena 12 giorni fa, l’immagine del derby prossimo venturo che Sacchi dipingeva sulla Rosea era molto diversa. Il Milan lo aveva convinto in pieno, aveva idee nuove e la volontà di imporre il suo gioco. Invece di perdersi dietro la tattica, aveva aggredito gli avversari, dominando in campo. Il Diavolo avrebbe dovuto giocare in maniera compatta, aggressiva, muovendosi bene con o senza la palla per evitare di concedere spazio alle ripartenze dell’Inter. L’undici di Inzaghi “sa come essere spietato ed ha la fisicità e l’energia giusta. La loro forza è la solidità in difesa”. Secondo Sacchi, però, il derby sarebbe stato il confronto tra una squadra che punta solo sul contropiede, che si affida ai suoi giocatori migliori come Lautaro e Thuram ed una squadra che pensa solo a fare il suo gioco muovendosi in maniera corale, come un’orchestra. Un quadro ben lontano da quanto si è visto in campo al Meazza sabato pomeriggio.

Lautaro

Prima del doppio derby di Champions, dominato completamente dall’Inter, Sacchi aveva espresso opinioni che, a posteriori, fanno sollevare qualche sopracciglio. Il Milan, visto che non ha speso altrettanti soldi dell’Inter, non ha l’esperienza dei rivali e si sarebbe dovuto concentrare sui “valori morali”. La squadra di Inzaghi giocherebbe infatti un calcio molto italiano, che sarebbe possibile sconfiggere “bloccando le fonti di gioco fin dall’inizio. Bisogna lottare su ogni palla, non lasciare spazio ai terzini o ai centrocampisti per attaccare, togliergli l’arma del contropiede”. Paradossalmente, lo stesso approccio tignoso, spietato, mostrato in campo proprio dall’Inter sia nelle semifinali di Champions che sabato sera. D’accordo che i pronostici li sbaglia solo chi non li fa ma, forse, servirebbe un po’ più di cautela. Il rischio di fare ben magre figure è sempre dietro l’angolo..

.

Commenti