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Ultimo stadio

Gli impianti spaccano calcio e politica

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Prepariamoci a una nuova serie televisiva: il commissario dello stadio. Montalbano? Negativo. Schiavone? No. Coliandro? Nemmeno. Ricciardi? Figuriamoci. Trattasi di roba seria, la politica, alla voce propaganda, scende in campo con una formazione di quelle che sono pronte sempre e nei secoli al «no»: dunque, nella fotografia da sinistra a sinistra (la destra è proibita a prescindere) Zaratti-Montanari-Settis-Pileri-Berdini-Maddalena-Foà-Losavio-Barbacetto-Mercalli-Scandurra-De Lucia, tutti firmatari di un appello che chiede l'abolizione della legge sugli stadi. Ma, per mettere in offside l'avversario, ecco che il senatore Lotito chiede un organismo nazionale, un commissario che sbrighi la pratica. Al presidente della Lazio si è affiancato il sodale De Laurentiis del Napoli e quindi il ministro dello Sport, Abodi: «Ragioneremo sull'ipotesi commissario per l'Euro 2032». Immediata la risposta di Filiberto Zaratti, Alleanza Verdi e sinistra, contrario al commissario ma eccitato dall'azionariato popolare dei club, portando, tra gli esempi, il Barcellona di cui, però, egli non conosce la situazione contabile: debiti molto «popolari», oltre un miliardo di euro ai quali vanno aggiunti altri esborsi uguali per il nuovo stadio. La confusione resta totale, siamo sempre all'ultimo stadio.

Più di un commissario servirebbe uno psichiatra.

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