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Camera, spreco di 15 milioni firmato Bertinotti

Concessa a cinque partiti minori, prima riuniti nel Gruppo misto, la deroga per costituirsi in gruppo singolo. Forza Italia annuncia battaglia. Verdi, Comunisti italiani, Rosa nel pugno, Udeur, Democrazia cristiana e Partito socialista hanno ottenuto personale e uffici ad hoc. E i costi vanno alle stelle

Camera, spreco di 15 milioni firmato Bertinotti
Roma - È inutile parlare di tagli alla Camera, quando per una «deroga» benedetta dal presidente Bertinotti si spendono circa 15 milioni in più nell’arco della legislatura. È quanto costano cinque partiti che non avrebbero potuto costituire un gruppo parlamentare perché non avevano i numeri per farlo. Ma che grazie a una decisione del presidente della Camera e della maggioranza di governo possono godere di uffici, di impiegati e di onorevoli segretari, con tanto di indennità aggiuntiva, che affiancano Fausto Bertinotti nel suo lavoro. Una struttura che costa.

Sono i piccoli Rosa nel Pugno, Comunisti italiani, Verdi, Udeur e Democrazia Cristiana-Partito Socialista: quattro del centrosinistra e uno del centrodestra. Nessuno di questi partiti aveva i venti deputati necessari per potersi costituire in gruppo parlamentare, come prevede il regolamento di Montecitorio. Dovevano entrare tutti a far parte del Gruppo misto. Ma un anno e mezzo fa l’Ufficio di presidenza, per volontà determinante del presidente Bertinotti, li ha «promossi» a gruppi. In questo modo si è rinforzata la presenza del centrosinistra nell’ufficio di presidenza con quattro nuovi segretari. Ma il risultato è un costo aggiuntivo per le casse della Camera, e quindi per i contribuenti, di 2 milioni 370mila euro l’anno, più le spese per l’affitto dei locali e delle attrezzature.

Oggi parte alla Camera la discussione sul bilancio interno. Forza Italia denuncia lo spreco e non voterà a scatola chiusa. Con un ordine del giorno gli azzurri denunceranno questa spesa, tutt’altro che irrilevante, che i cittadini devono sostenere con l’aumento dei gruppi parlamentari.

Il documento d’accusa muove dalla decisione dell’ufficio di presidenza del 18 maggio del 2006, quando si deliberò «la costituzione di cinque nuovi gruppi prima compresi nel Gruppo misto». Ma questa deroga «ha comportato un sensibile aggravio dei costi», che Forza Italia quantifica per l’intera legislatura in «15 milioni di euro».

La struttura dei cinque nuovi gruppi, con almeno cinque impiegati a testa, costa infatti oltre 770mila euro l’anno. Ma a questa spesa va aggiunta quella dei deputati segretari dell’Ufficio di presidenza: ogni gruppo parlamentare ha diritto a un segretario, e dunque anche i «promossi» per deroga hanno il loro. La spesa in questo caso è di un milione seicentomila euro l’anno, argomentano da Forza Italia. La somma di queste due voci di spesa moltiplicata per cinque ammonta a quasi 12 milioni di euro. Ma a questa cifra vanno aggiunte le spese di affitto e strumenti. Da qui il calcolo dei 15 milioni di euro per l’intera legislatura.

«Preso atto dell’annunciata deliberazione congiunta degli uffici di presidenza di Camera e Senato finalizzata a limitare i costi della politica», si legge nell’ordine del giorno, si chiede all’ufficio di presidenza e al collegio dei questori di «eliminare» queste spese e dunque di sciogliere i gruppi

parlamentari costituiti nel maggio del 2006. Quella deroga, spiega Gregorio Fontana, uno dei promotori dell’ordine del giorno di Fi, «ha vanificato il taglio del 10% dell’indennità dei parlamentari deciso dal governo Berlusconi».

I costi derivanti dalla moltiplicazione dei gruppi parlamentari alla Camera hanno portato «nuove spese ingiustificate a carico dei cittadini per la bramosia di potere»: per avere cioè, sostengono a Forza Italia, un ufficio di presidenza a più larga maggioranza di centrosinistra. E questo è stato fatto, conclude il deputato azzurro, da «un governo che ha battuto tutti i record di ministri e sottosegretari. La sinistra fa pagare ai cittadini i costi di segretari e di gruppi parlamentari che non dovrebbero esistere quando le auto della polizia non hanno la benzina per controllare le città».
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