Letteratura

Canovari, maestro "eretico" della cultura libertaria

Un anno fa moriva l'editore di Liberilibri: ecco le sue «lezioni» inedite su mercato, giustizia e legislazione

Canovari, maestro "eretico" della cultura libertaria

Un anno fa, moriva Aldo Canovari, l'editore di Liberilibri, punto di riferimento della cultura liberale e libertaria.

Canovari era una persona straordinaria. Da Macerata, combatteva una battaglia in solitudine quasi completa contro lo statalismo, il conformismo, il giustizialismo. Lo faceva con libri di profondità pari all'eleganza impeccabile. Ma non è solo di questo che voglio parlarvi, cari lettori, e chiedo scusa se passo alla prima persona singolare.

Molti anni fa, quando lavoravo per un altro quotidiano, Libero, misi insieme una piccola collana di classici del pensiero liberale. Andò bene. Ogni tanto mi capita di incontrare qualcuno che dice di averla collezionata e vorrebbe avere nuovi volumi. Quando mi fu dato l'incarico, un amico, Alberto Mingardi, mi consigliò di chiamare Aldo Canovari per avere qualche spunto.

Lo feci. Canovari mi prese in simpatia e decise che mi avrebbe fatto da guida. Per carità, non mi disse nulla ma mi scrisse numerose lettere accompagnate da articoli, suoi e non suoi, libri, non solo della sua casa editrice, riassunti di sua mano su vari temi declinati in chiave libertaria, e due alberi genealogici del pensiero liberale. Uno, gigantesco, su un foglio A3 e uno più sintetico su un foglio A4. Avevo perso questo tesoro, e me ne sono rammaricato fino a domenica scorsa, quando mia madre, archivista infallibile, mi ha presentato un piccolo pacco di carte. Proprio quelle di Aldo. Manca solo il foglio A3 ma salterà fuori.

Quando ho visto il plico, mi sono venute le lacrime agli occhi. Non so perché quest'uomo abbia voluto contribuire, con generoso dispendio non solo di tempo, alla mia istruzione. Ma mi rendo conto che io non sarei lo stesso se non lo avessi incontrato. Mi ha cambiato la testa, senza mai prevaricare, e dunque la vita. Immagino di non essere stato l'unico a godere di questo straordinario aiuto per farsi strada nel mondo delle idee. Canovari aveva l'animo del vero maestro: quello che suggerisce senza imporre e ottiene l'attenzione dell'allievo mostrando innanzi tutto la propria passione. Fine della parentesi personale.

Canovari affrontava tre temi principali: liberalismo radicale; autonomia e autocrazia della magistratura; conciliazione tra liberalismo e cattolicesimo. Sono anche i cardini del suo catalogo, ora portato avanti da una nuova proprietà (di cui fa parte Nicola Porro) e da Michele Silenzi, deus ex machina nella scelta e realizzazione dei volumi.

Liberalismo radicale? Canovari consigliava, tra le altre letture, Bertrand de Jouvenel, Edmund Burke, Frédéric Bastiat, Walter Block, Murray Rothbard, Pascal Salin, Robert Nozick, David Friedman, Ludwig von Mises, Ayn Rand e... Carlo Lottieri, che i lettori di queste pagine conoscono bene. Centrale, anche nell'albero genealogico, era Bruno Leoni. Trascrivo la nota di Canovari: «Con La libertà e la legge mostra come il legislatore demiurgo sia contro i diritti dell'individuo». La linea proposta va dunque dalla scuola austriaca all'anarco-capitalismo. Libero mercato, proprietà privata, Stato minimo. Parafrasando Montesquieu, Canovari affermava che «ogni legge che non derivi dall'assoluta necessità è tirannica» ovvero «ogni provvedimento normativo, non solo quando detta regole, divieti, sanzioni, ma anche quando introduce benefici, provvidenze, esenzioni, condoni, amnistie... si risolve sempre nella restrizione degli spazi di libertà di molti, e nell'aggressione del loro patrimonio: quindi in una pena». Ecco quindi la proposta paradossale: una legge in due articoli che abolisce le leggi non indispensabili, cioè quasi tutte le altre.

Canovari aveva collaborato con l'Indipendente, alla metà degli anni Novanta. Mi aveva mandato copia dei suoi articoli in cui trovo vibranti proteste contro le tasse, preoccupazioni per l'invadenza delle disposizioni europee, sarcasmo feroce sull'autonomia delle toghe italiane (quando Antonio Di Pietro era ancora una star). Su questo argomento, Canovari consigliava di leggere l'Inno alla gogna di Daniel Defoe. Ma aveva pubblicato anche testi di Giancarlo Bagarotto, Francesco Cossiga, Vittorio Mathieu, Otto Kirchheimer.

Poi c'era il filone che dimostrava la santità del libero mercato. E qui c'era da leggere, tra gli altri, Dario Antiseri, Michael Novak e Alejandro Chafuen.

La letteratura non attraeva troppo Canovari con l'eccezione del teatro. Nella collana il Circo aveva pubblicato autori diversissimi tra loro, da Massimo Bontempelli ad Ayn Rand. Ma come accade nel caso dei grandi editori, grandi dal punto di vista culturale, alla fine i conti tornano sempre e Massimo Bontempelli finisce con il rivelare segrete affinità con Ayn Rand.

Il catalogo di Canovari era «eretico». Nella fantastica collana dedicata alle Costituzioni più interessanti dal punto di vista libertario, si trovano lo Statuto Albertino, la Magna Charta e la carta sovietica. Sarebbe bello, un domani, aggiungere la visionaria Carta del Carnaro di Gabriele d'Annunzio.

Manca la Costituzione italiana, e di certo non è una dimenticanza.

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