Cronaca locale

Case popolari: libera la figlia di lady Gabetti

Scaduti i termini di custodia: Anna Cardinale viene scarcerata Sos Usura: "Ora la smetta di intimidire i residenti della zona"

Case popolari: libera la figlia di lady Gabetti

Torna a casa. Si spera, non in una di quelle che occupava assieme alla madre e il fidanzato, con i quali gestiva il racket degli alloggi popolari. Anna Cardinale, arrestata lo scorso novembre con la mamma Giovanna Pesco (nota anche come "signora Gabetti") e il fidanzato Omar Moreschi, e ora a processo, è di nuovo libera per decorrenza dei termini di custodia cautelare. La proroga non è stata chiesta per tempo. Così, su richiesta del difensore degli imputati, l’avvocato Agostino Scialla, il giudice per le udienze preliminari Andrea Ghinetti ha revocato l’ordinanza di arresto.
Non è la prima volta che la Cardinale lascia il carcere. Era già successo a dicembre, quando il tribunale le aveva concesso i domiciliari. Paradossalmente, proprio nell’abitazione in cui la donna viveva abusivamente. Da lì, nonostante l’indagine della Procura, aveva ricominciato - secondo il pm - a tessere le fila del suo business in via Padre Luigi Monti, alla periferia nord di Milano. È da quella striscia d’asfalto che i tre avrebbero per lungo tempo gestito la cessione di case Aler in corso di ristrutturazione, dietro un compenso che variava tra gli 800 e i 1.700 euro. Il servizio comprendeva la forzatura di porte e finestre e la protezione in caso di intervento della polizia. Dalla loro, la famiglia Pesco-Cardinale aveva una parte dei residenti, che venivano aizzati contro le forze dell’ordine per impedire sgomberi e sfratti. La parentersi di semi-libertà, però, era durata poco. Il gip Ghinetti, nel febbraio scorso, l’aveva nuovamente mandata a San Vittore, sottolineando come - proprio dal suo appartamento - la donna "riprendeva immediatamente a esercitare il controllo del territorio in cui insiste la sua abitazione e in cui si sono svolti i fatti oggetto di contestazione, con condotte intimidatorie di natura para-mafiosa".
E il timore, anche per Palazzo Marino, è che la storia si ripeta un’altra volta. Nel marzo scorso, il Comune - che ha chiesto un risarcimento di 560mila euro per danni patrimoniali e all’immagine alla amiglia Pesco-Cardinale - ha sgomberato e sigillato l’appartamento che la donna aveva occupato. Lì, dunque, non potrà tornare. Ma a preoccupare l’amministrazione è la possibilità che la rete di conoscenze messa in piedi le consenta di trovare una sistemazione altrettanto irregolare. "Ammesso e non concesso che quella casa sia stata abitata abusivamente - replica l’avvocato Scialla - di certo nessun altro appartamento verrà occupato". "Ora - ribatte il vicesindaco Riccardo De Corato - ci auguriamo che la figlia di Giovanna Pesco non vada a godere di questa libertà, che auspichiamo sia temporanea, in qualche alloggio occupato abusivamente e torni a spadroneggiare al Niguarda. Sarebbe una farsa. O meglio la sua imbarazzante replica". "Nessuno mette in dubbio che la scadenza dei termini portasse a questa decisione - conclude il vicesindaco -. Ma speriamo che il trattamento coi guanti bianchi che stiamo riservando a chi è accusato di associazione per delinquere finalizzato al racket delle case popolari non porti a sconti di pena. Il Comune di Milano, al contrario, chiede invece una condanna esemplare vista la gravità del reato".
Augurio simile, quello di Frediano Manzi, il presidente dell’associazione "Sos racket e usura", dalle cui denunce è partita l’inchiesta della Procura.

"Spero che con questa scarcerazione Anna Cardinale non torni a intimidire le persone per bene di via padre Luigi Monti come ha fatto in passato. In caso contrario, sarebbe un segnale gravissimo nei confronti della città di Milano".

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