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"Il centrosinistra con i comunisti sarebbe la rovina dell'Italia"

Un articolo del "Giornale" datato 2 novembre 1974: "I compagni minacceranno la libertà, come hanno fatto sempre e ovunque"

"Il centrosinistra con i comunisti sarebbe la rovina dell'Italia"

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Bisogna onestamente riconoscere a Francesco De Martino di non avere mai fatto mistero delle sue riserve nei confronti dell'impostazione originaria del centro sinistra. Riserve relative non tanto al program­ ma, che anche l'esponente socialista ha sempre definito nei termini consueti di superamento degli squilibri, incremento dei consumi pubblici, riforme, sviluppo democratico: quanto alla formula politica. A giudizio di De Martino, infatti, gli strati conservatori che fanno capo alla Democrazia cristiana sono troppo estesi e troppo solidamente abbarbicati a posizioni di potere perché una politica davvero incisiva di riforme possa essere realizzata senza l'apporto delle forze organizzate nell'opposizione comunista.

Da ciò la richiesta insistente di una sostanziale immissione di queste forze nell'area del potere, sempre rinnovata sotto le formule mutevoli ma, di fatto equivalenti, degli «equilibri più avanzati», dei «nuovi rapporti con la opposizione», delle «integrazioni» miranti a dare al governo una supposta maggiore rappresentatività.

Una volta realizzato, questo disegno riuscirebbe con ogni probabilità fatale alla sopravvivenza dell'Italia come paese libero, a meno che non si voglia coltivare l'illusione che il potere comunista in Italia sarebbe, e chissà perché, tutt'altra cosa da quel che è sempre stato altrove. Ma non si può negare che esso sia comunque un disegno politico di vasto respiro sostenuto da una determinata visione di quel che l'Italia e gli italiani debbono essere; e non resterebbe a questo punto, che riconoscere al segretario socialista di avere fatto in tal modo la sua parte di leader di una delle grandi forze politiche del paese.

Bisogna tuttavia chiedersi perché mai politici così navigati come quelli democristiani si siano prestati fino a ieri, e si mostrino ancor oggi disposti, a collaborare alla realizzazione di questo disegno: che, in qualunque versione lo si voglia immaginare, passa necessariamente attraverso una drastica riduzione del potere della Democrazia cristiana e, al limite, attraverso la sua eliminazione come forza significativa dalla scena politica italiana. E la sola risposta plausibile è, semplicemente, che essi non ci hanno mai creduto, e non hanno preso il gran disegno demartiniano troppo sul scrio.

Hanno avuto torto? Non del tutto, a giudicare il De Martino dai fatti e non dalle parole. A sentir queste, certamente, i socialisti si sono sempre schierati per le soluzioni più radicali, dal disarmo della polizia alla demagogia scolastica, alla prepotenza sindacale, alle forme più viscerali di contestazione culturale: ma, di fatto, il segretario socialista ha sempre evitato di compiere passi decisivi, rifiutandosi all'alleanza di governo e mettendo così veramente in questione la possibilità che la Democrazia cristiana riesca a conservare il potere.

Qualche volta De Martino ha capeggiato manovre che per qualche tempo hanno tenuto i socialisti fuori del governo; ma sempre conservando con la Democrazia cristiana estesi rap­ porti di sottogoverno come premessa di un immancabile sollecito ritorno.

Rosario Romeo, oltre a essere autore di classici come Risorgimento e capitalismo

(1959) o i 3 volumi del Cavour e il suo tempo (1969-1984), ha avuto anche una intensa attività pubblicistica in particolare scrivendo come commentatore politico e culturale sulle pagine de Il Giornale di Indro Montanelli.

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