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Il Cersaie diventa «Open» per vincere nel mondo

Da lunedì a Bologna 869 aziende di 40 Paesi Il made in Italy resta leader, e il focus è sulla salubrità

Onofrio Lopez

Cersaie diventa «open». La 37sima edizione del Salone internazionale della ceramica per l'architettura e dell'arredobagno, si rinnova completamente nell'immagine e nel format declinando una nuova idea di esposizione basata sulla contaminazione e sull'apertura a nuovi mondi di riferimento. Alla Fiera di Bologna - da lunedì 23 a venerdì 27 settembre - gli operatori professionali di tutto il mondo si confronteranno con le 869 aziende provenienti da 40 differenti Paesi delle quali poco più della metà (454) appartenenti al settore delle piastrelle di ceramica e 205 all'arredobagno.

A Cersaie il Made in Italy resta sempre in primo piano. La ceramica italiana detiene la leadership mondiale delle esportazioni in valore, realizzando all'estero l'85% delle vendite con un fatturato di oltre 4,6 miliardi di euro che rappresenta oltre l'1% dell'export nazionale. La capacità competitiva sui mercati internazionali consente di occupare oltre 25mila addetti diretti e altrettanti nell'indotto concentrati soprattutto nel distretto emiliano-romagnolo. Gli investimenti nell'ambito di «Industria 4.0» per oltre 2 miliardi euro negli ultimi cinque anni hanno consentito alle imprese di essere protagoniste dell'innovazione tecnologica e di rendere disponibili per i clienti di tutto il mondo prodotti sempre più performanti e in grado di garantire una migliore salubrità degli ambienti, superiore rispetto ai materiali alternativi. E proprio a questi temi sarà dedicato il convegno economico inaugurale lunedì mattina alle 11 al quale parteciperanno, tra gli altri, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani. Il tema «Ceramica: salubrità degli ambienti, tra crescita sostenibile e guerre commerciali» sottolinea l'attenzione che il comparto ha nei confronti dell'ambiente e il ruolo centrale che la responsabilità sociale d'impresa ricopre nelle proprie politiche economiche e produttive, cogliendo ed analizzando le cause delle preoccupazioni derivate dalle crescenti tensioni commerciali internazionali

«Open Cersaie», come detto, significa apertura alle sfide di un mondo sempre più competitivo. Un'immagine che mette a sistema, anche visivamente, quelli che sono ormai i pilastri delle iniziative di Cersaie per i diversi target: il programma di incontri di architettura «costruire abitare pensare, le missioni di progettisti stranieri di Cersaie Business, le conversazioni di design e lifestyle dei Café della Stampa, le dimostrazioni pratiche e teoriche della Città della Posa e la mostra «Famous Bathroom».

Tra i grandi ospiti di questa edizione l'architetto cileno Felipe Assadi, le cui opere si contraddistinguono per l'utilizzo di materiali economici, facili da reperire e da trasportare e l'indiana Anupama Kundoo che illustrerà la propria concezione architettonica, da cui emerge il forte interesse verso gli aspetti sostenibili e per il contesto socio-economico nelle proprie scelte progettuali.

Giovedì 26 settembre sarà la volta degli architetti Dominique Jakob e Brendan MacFarlane, titolari dell'omonimo studio d'architettura con sede a Parigi fondato nel 1992, il cui lavoro esplora l'utilizzo della tecnologia digitale sia come strumento concettuale sia come mezzo di produzione, utilizzando nuovi materiali per creare ambienti più flessibili. Alle ore 16.00, sempre presso la Galleria dell'Architettura, il pluripremiato architetto argentino Emilio Ambazs, precursore dell'architettura green.

Anche questo è l'essere «open» del Cersaie.

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