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"Si svegliano adesso...". Barbareschi plaude al Favino sovranista

L'attore e regista protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia: "È una battaglia fondamentale, perché siamo rimasti in pochi ad essere veramente italiani"

"Si svegliano adesso...". Barbareschi plaude al Favino sovranista

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La svolta sovranista di Pierfrancesco Favino piace agli addetti ai lavori. Il protagonista di "Comandante" e "Adagio" ha acceso il dibattito alla Mostra del Cinema di Venezia dopo aver criticato il modo in cui il cinema straniero guarda all'Italia in tema di stereotipi. Già critico su "House of Gucci" di Ridley Scott, Favino ha messo nel mirino il "Ferrari" di Michael Mann, con Adam Driver protagonisti:"Non si capisce perché grandi attori italiani non sono coinvolti in questo genere di film, affidati invece a divi stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall'accento esotico". Un'analisi condivisa da molti attori e registi nostrani: "Finalmente si svegliano", è il commento caustico di Luca Barbareschi, già da tempo impegnato a denunciare la tendenza.

Barbareschi sostiene Favino: "È una battaglia fondamentale"

"Mi fa piacere che Favino, che stimo, ci sia arrivato, e che altri lo sostengano, son contento. Ci arrivano sempre sei mesi o un anno dopo, ora finalmente si svegliano tutti. Ma io c'ero già arrivato da tempo, per primo", il plauso di Barbareschi a Favino - con tanto di stilettata - ai microfoni dell'Adnkronos. Protagonista al Lido di Venezia fuori concorso con il suo "The Penitent" e reduce dalla prima di "The Palace" di Roman Polanski, il 67enne ha sottolineato di aver già affrontato il tema con lo stesso Favino: "Avevo parlato con lui del problema della narrazione italiana, dell'identità italiana, delle aziende italiane. È una battaglia fondamentale, perché siamo rimasti in pochi ad essere veramente italiani".

"Io qui sto vedendo dei film imbarazzanti in inglese. C'è un problema di identità. Ci sono degli spagnoli che pensano che basti dire 'hey you, passami la pasta' per interpretare un italiano", ha rincarato la dose Barbareschi nel corso del dialogo con l'agenzia, per poi soffermarsi sul protagonista del suo film "The Penitent", che recita in inglese, ma è uno psicanalista argentino che usa la lingua del posto in cui vive, New York:"Questo ha un senso. Ma se io faccio Dante Alighieri, o racconto qualcosa della struttura, dell'architrave narrativa italiana, allora no, non è accettabile". Barbareschi ha anche stroncato senza mezzi termini l'ormai famoso algoritmo, deus ex machina delle piattafome: "Ci impongono strutture narrative, ormai l'algoritmo sceglie l'attore a seconda del gradimento della piattaforma.

Ma l'algoritmo è stupido - ha concluso l'attore e produttore - La vogliamo smettere o continuiamo a farci prendere per il culo?".

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