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L'antisemitismo che non vede crimini contro Israele

Siamo ormai arrivati al punto di non ritorno, fatevi coraggio, tolleranza zero

L'antisemitismo che non vede crimini contro Israele

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L'antisemitismo che non vede crimini contro Israele

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Siamo ormai arrivati al punto di non ritorno, fatevi coraggio, tolleranza zero. Cancellate le cene, le vacanze con gli amici, le settimane bianche in cui non si può menzionare Israele e gli ebrei pena una discussione cruenta, forse una rottura definitiva. Quegli amici, e lo so che sono ormai la maggioranza, non vi meritano più: sottraetevi, o anche meglio, dite esplicitamente il motivo del vostro rifiuto. Io con gli antisemiti non condivido il mio tempo. Con i frivoli e gli sciocchi, con i cinici e gli immorali, non condivido il mio pane. Chi non vede come un crimine contro l'umanità lo stupro e il massacro, la decapitazione di bambini, lo sterminio al grido di «Yehud», non è degno della civiltà dei diritti umani. Ormai è il loro rovesciamento che è in gioco: questo pogrom non «viene in un vuoto» ha detto, ma alla rovescia, il segretario dell'Onu Guterres: perché quel mondo, del terrorismo islamico istituzionalizzato era evidente da molto tempo, un mondo cresciuto per l'assassinio barbarico sin dalla più tenera infanzia, alla persecuzione fino alla morte degli omosessuali, delle donne indipendenti, dei dissidenti.

Ieri è stata trasmessa una testimonianza di un terrorista della Nuqba: due bambini di 13 anni che dormivano abbracciati in moschea sono stati decapitati dai loro correligionari. Esatto: il terrorismo non appare in un vuoto; il fatto che ne nasca l'antisemitismo complice è figlio della morte dei diritti umani di cui è padrino l'Onu: la deriva woke dei liberal è una forma di opportunismo ideologico e sociale, come l'abbandono «pacifista» dell'Ucraina e la generale condanna «umanitaria» di Israele. È un ammiccamento politico, una richiesta di popolarità, un inno all'ignoranza.

Ce n'è per tutti i gusti. Quello da due soldi di Ceccherini (foto) e della Ferilli, quello sofisticato e autolesionista di Jonathan Glazer: è ironico come i due attacchino l'ebreo Glazer il quale, tipico odiatore di sé, pasticcia talmente da sparare sull'ebraismo e l'Olocausto che avrebbero «sequestrato» qualcosa che evidentemente è solo suo per usarlo contro i Palestinesi. Insomma, lui è d'accordo con la Ferilli? Lui ha sequestrato la Shoah per il suo film? Ma lui odia chi lo fa in nome dell'oppressione e quindi, guadagnando l'applauso hollywoodiano, accusa Israele di essere un «occupante che ha portato al conflitto».

Strano, l'unico sequestro qui è quello del buon senso e dei diritti umani, per cui alla fine il bravo regista sta dalla parte di un pogrom cui vi è paragone solo a Kisinev o nelle stragi naziste di bambini e madri. La Ferilli, Ceccherini, le masse di giovani in piazza che hanno buttato fuori Sara dal corteo pro-donne di Firenze o Parenzo svillaneggiato all'Università. Sempre a Firenze quelli che mettono sul muro un manifesto di bel design, con una Coca cola, simbolo di dominio imperialista che riempie la loro Palestina, mai appartenuta agli ebrei, le manifestazioni del week end a Londra, dove si passeggia urlando «From the river to the sea» e eventualmente attaccando gli ebrei, Lula e Erdogan che preferiscono il classico stilema di Hitler uguale a Netanyahu. Ce n'è per tutti i gusti. Girano nella testa della gente, non deve essere particolarmente ignorante o sciocca o cattiva, ma solo un po' conformista, e priva di quell'integrità morale per cui anche se non vuoi stare dalla parte degli ebrei, almeno stai dalla parte dei diritti umani, perché ti conviene. Altrimenti sarai d'accordo con l'Iran, con la Russia, con la Siria, con i terroristi che ormai razzolano contenti in Italia. Chissà quanti amici per andarsi a fare una pizza.

Finché la bomba scoppierà.

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