Cinema

"Stanco del cliché dell'italiano". Favino torna sulla polemica contro il cinema internazionale

Pierfrancesco Favino capopopolo della gauche cinematografica italiana che si riscopre sovranista e rivendica il diritto di interpretare personaggi italiani

"Stanco del cliché dell'italiano". Favino torna sulla polemica contro il cinema internazionale

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Le parole di Pierfrancesco Favino sull'assenza di attori italiani nelle grandi produzioni che raccontano la vita di personaggi italiani e su quella che lui ha chiamato "appropriazione culturale" hanno scatenato un nugolo di polemiche che ha sconquassato la pacata tranquillità della Mostra del cinema di Venezia. Tanti quelli che hanno accusato l'attore di voler fare il sovranista a corrente alternata, solo quando questo può rappresentare un elemento positivo per la sua carriera. Travolto dalle critiche, lui che è solitamente abituato a ricevere lodi e incensi dal circolo della gauche cinematografica, ha voluto replicare in un video per tentare di recuperare un po' la posizione.

"Il pubblico italiano tornerà ad avere fiducia nel cinema italiano quando vedrà gli attori italiani entrare nelle produzioni internazionali. È la piccola battaglia che io sto facendo per la quale dico che i ruoli italiani devono essere interpretati da attori italiani è perché nel momento in cui Alessandro Borghi, Sabrina Impacciatore, un Luca Marinelli sono in una produzione internazionale, improvvisamente il pubblico italiano si sente rappresentato in quello che considera essere il cinema di livello A o B", ha detto l'attore. Favino, poi, ha aggiunto: "Nessun Paese al mondo in questo momento sta consentendo a Pierfrancesco Favino di fare, giustamente, Kennedy o Tom Ford. E noi invece stiamo tranquillamente dicendo che tutta la famiglia Gucci è italo americana, senza problemi. Se va bene, va bene per tutti".

Quindi, ha concluso: "Io sono un pò stanco di essere additato con un cliché dell'italiano fatto in un certo modo. Per me un attore è libero di pensare di essere una giraffa belga. Quello è il nostro mestiere, noi esistiamo per essere quello che non siamo. Ma se le regole comuni sono queste, allora a queste regole dobbiamo partecipare anche noi. Soprattutto perché chi viene qui ha un risparmio del 45% di tasse". Tanti accusano Favino di aver tirato su questo teatrino per non essere stato chiamato a recitare nel film "Ferrari". Nel suo primo intervento, l'attore ha dichiarato che ai tempi di Gasman e De Sica questo non sarebbe accaduto. Ma al momento l'Italia non ha un Gasman o un De Sica.

Molti gli attori che hanno appoggiato la battaglia di Favino ma ci sono anche quelli che hanno sollevato qualche perplessità in merito.

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