Cinema

The Palace”, ovvero “Vacanze di Natale” secondo Polanski

Satira guascona e sorpassata, accumulo di cliché e nulla su cui ridere o riflettere. Una commedia degli equivoci non riuscita, la cui mano è difficile da attribuire a un grande del cinema

“The Palace”, ovvero “Vacanze di Natale” secondo Polanski

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Venezia80: “The Palace”, ovvero “Vacanze di Natale” secondo Polanski

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Ci sono venerati maestri sui cui passi falsi sarebbe meglio non scrivere, ma anche a volte delle evidenze che non possono essere ignorate. Ebbene, il nuovo film di Roman Polański, “The Palace”, è qualcosa che sarebbe stato meglio non vedere alla Mostra del Cinema di Venezia, ancorché presentato fuori concorso.

Al Palace Hotel, lussuoso hotel a forma di castello progettato all’inizio del 1900, ci si prepara a festeggiare il Capodanno del 2000. L’edificio si trova in mezzo a una valle svizzera innevata e ospita clienti ricchi, viziati e viziosi. Siamo in un momento in cui molti temono il Millennium Bug e un giovane Putin è appena stato nominato capo dello Stato. Tra ospiti russi carichi di valige di soldi da riporre in un bunker sotterraneo e vecchie signore compagne di chirurgo plastico, c’è posto anche per altri cliché ma nessuno in grado di essere sfruttato in modo comico. Ci sono diverse storie a intrecciarsi nella hall dell’albergo e praticamente nessuna ha un vero finale, tutte si accontentano di essere il pretesto per parlare di sesso, escrementi canini e piccole oscenità assortite.

Si dirà che il film sia dichiaratamente una commedia surreale e provocatoria, come già si legge nelle note di regia, ma la verità è che “The Palace” (coproduzione internazionale cui partecipano anche Luca Barbareschi per Èliseo entertainment e Rai Cinema), non solo fa venire in mente “Vacanze di Natale” di Carlo Vanzina, ma lo fa addirittura rimpiangere. Quello almeno è diventato un cult, mentre “The Palace” pare destinato a essere etichettato come il malriuscito divertissement di un grande regista. Certe opere vengono ammesse a una manifestazione per avere in cartellone il nome di un mostro sacro e magari trovare un premio da consegnargli ma a questo giro sarebbe stato meglio evitare.

Dalla sinossi “The Palace” prometteva di echeggiare “Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson, dal trailer invece si intuiva il piglio da commedia francese dell’assurdo con ripieno di stravaganze e qualche gustosa guest star (Mickey Rourke ad esempio).

Nulla di tutto ciò. Solo satira mai raffinata e che muore sul nascere. Fatto salvo per il discorso d’apertura tenuto dal direttore al personale di servizio, il resto è un lento ma costante precipitare nel ridondante nonsense di problemi cosiddetti da milionari annoiati.

Difficile provare indulgenza e simpatia per una narrazione che porge una pseudo-comicità tanto sorpassata e un accumulo di eccentricità (peraltro già viste) fini a se stesse.

Purtroppo la visione di "The Palace", alla luce di quanto sopra, mette involontariamente un po’ di tristezza. Preferibile ricordare il meraviglioso film con cui Roman Polański è stato qui l’ultima volta in gara, “L’ufficiale e la spia, nel 2019.

In sala dal 28 settembre.

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