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Il caro pausa-pranzo: quanto spendono al mese gli italiani

Consumare pasti in pausa pranzo è diventato molto più caro rispetto al periodo pre-pandemico: ecco tutti gli aumenti e perché conviene portarsi il cibo da casa

Il caro pausa-pranzo: quanto spendono al mese gli italiani

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Milioni di italiani per oltre due anni si erano disabituati alla pausa pranzo lavorativa essendo costretti dalla pandemia a mesi e mesi di smart working. Adesso che la situazione è tornata alla normalità pre-Covid i prezzi per chi vuole fare un boccone sono lievitati a dismisura come ha comunicato l'Osservatorio Nazionale di Federconsumatori.

Gli aumenti

Le tabelle sono chiare: gli incrementi di prezzo venduti in bar, mense e ristoranti hanno toccato, quest'anno, il +11,09% rispetto al 2019. Questo si traduce in un costo di 297,80 euro al me se per chi, quotidianamente, si nutre con acqua, pasta, dolce e caffè, vale a dire una media di quasi 15 euro (per l'esattezza 14,89 euro). Ad aver subìto le impennate maggiori nell'ultimo quadriennio ecco i panini con un +23% rispetto al 2019, il +19% sui tramezzini e il +22% su cornetti e cappuccini anche se questi rimangono, prettamente, alimenti che si consumano a colazione. Dal piatto di pasta al caffè e all'acqua, gli "adeguamenti" post pandemici sono dell'ordine del 9-10% con picchi del 17% sulla carne al piatto. Insomma, chi non provvede a portarsi il pranzo da casa va incontro a un salasso quotidiano.

La denuncia di Federconsumatori

"Se nei supermercati e negli alimentari i prezzi sono schizzati alle stelle, presso mense, esercizi di ristorazione, self-service, punti di ristoro e bar sono andati anche oltre, motivo per cui sono sempre di più gli italiani che, per affrontare al meglio la propria giornata lavorativa, si portano da casa il pranzo e la merenda", scrive Federconsumatori. Un po' per risparmiare ma anche per scelte salutisti, quest'ultima tendenza si è affermata sempre di più negli ultimi anni riguardando il 39% dei lavoratori impegnati in orari full time.

Chi rinuncia, quindi, a fermarsi a mangiare con i colleghi nei punti self-service (bar e mense) risparmia fino al 74% rispetto a quanto spenderebbe in cassa con costi medi, quotidiani, sotto i 4 euro per il cibo preparato a casa. In ogni caso, gli aumenti sono stati anche per i prodotti "fai-da-te" che i cittadini comprano al supermercato con aumenti del 10% rispetto al 2019: stiamo parlando di porzioni monodose, insalate già condite, verdure e primi piatti freddi. Nel dettaglio, Federconsumatori fa sapere che l'insalata monoporzione è aumentata del 10% rispetto a quattro anni fa, la zuppa del 13% e il cous cous addirittura del 19%; aumenti più contenuti per le verdure precotte (+5%), frutta tagliata (+4%) e vaschetta di prosciutto e formaggio (+7%).

Diventa fondamentale, quindi,

riuscire ad ammortizzare i costi: ricordiamo che la cifra vicina ai 300 euro è spalmata da lunedì a venerdì, va sicuramente peggio per chi lavora anche il sabato o la domenica con ulteriori spese da sostenere in pausa pranzo.

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