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Dichiarazione tardiva: ecco cosa fare per i redditi 2022

Per chi non ha ancora presentato la dichiarazione per l'anno 2022 è possibile entro il 28 febbraio un intervento in extremis per evitare di incorrere nelle sanzioni previste per le dichiarazioni omesse

Dichiarazione tardiva: ecco cosa fare per i redditi 2022
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Navigare nel mare magnum delle mille tasse, imposte e balzelli che perseguitano il contribuente italiano è impresa talmente ardua da assomigliare al supplizio di Sisifo. Per fortuna, però, un sistema tanto complesso da assomigliare al parco giochi del Marchese de Sade offre anche qualche scappatoia per evitare guai peggiori. In particolare, per chi non abbia ancora consegnato la dichiarazione dei redditi per l’anno 2022 è possibile entro il 28 febbraio presentare la cosiddetta “dichiarazione tardiva” ed evitare sanzioni e grattacapi spiacevoli. Ecco perché abbiamo deciso di dare un’occhiata a questa materia e verificare come salvarsi all’ultimo secondo dalle attenzioni dell’Agenzia delle Entrate.

Dichiarazione redditi, quando è "tardiva"?

Ogni contribuente che non sia dipendente pubblico o privato è soggetto all’obbligo di legge di presentare la dichiarazione dei redditi percepiti nel corso dell’anno entro la fine di novembre. In particolare, la dichiarazione 2022 doveva essere espletata entro lo scorso 30 settembre nel caso del modello 730 o il 30 novembre, per il Modello Redditi (il successore del Modello Unico) o della dichiarazione IRAP. Per fortuna il legislatore, evidentemente conscio che stare dietro al calendario tributario è un’impresa quasi impossibile, ha anche previsto una specie di “scappatoia”. Se le dichiarazioni obbligatorie per l’anno 2022 sono trasmesse alle autorità entro il 28 febbraio 2023, saranno a tutti gli effetti valide dal punto di vista tributario. Cosa significa? Che non saranno previste misure punitive severe, a parte i normali effetti fiscali che si generano quando si è in una situazione di debito. Depurando il tutto dal “legalese”, cosa vuol dire? Che sulle somme dovute si dovranno pagare gli interessi di legge per i 90 giorni. Tutto qui? Non proprio. Figuriamoci se lo stato si lasciava sfuggire l’occasione di imporre qualche sanzione. La multa c’è, ma in misura talmente lieve da essere quasi trascurabile.

cartelle tasse

Quanto si paga entro 90 giorni?

Nell’ineffabile linguaggio burocratico tanto adorato dai servitori dello stato, questo comportamento viene definito “ravvedimento operoso”. Il contribuente, in pratica, farebbe un mea culpa, ammettendo di essersi dimenticato la scadenza e dimostrando coi fatti di voler rimediare spontaneamente a questa inadempienza. Il “ringraziamento” dello stato? Una sanzione ben più lieve del normale, che comunque varierà nel caso questa dichiarazione tardiva preveda o meno il pagamento di imposte. Questo che è il caso più frequente in materia fiscale viene più o meno considerato alla stregua di un peccato veniale, un comportamento tutto sommato accettabile che non deve essere punito con la solita severità. Il costo di questa operazione è quindi particolarmente contenuto. Nel caso non siano dovute imposte, la lettera c) del comma 1 dell’articolo 13 del D.Lgs. n. 472/97 prevede che la sanzione venga ridotta ad un decimo del minimo. La regolarizzazione, in questo caso, comporta il versamento di soli 25 euro, visto che la multa piena ammonta a 250 euro. Se invece sono dovute delle imposte, oltre alla multa di cui sopra, bisognerà versare anche gli interessi passivi accumulati dallo stato per il ritardo nel versamento. Il calcolo è effettuato in questo modo: 0,2% per ogni giorno di ritardo fino al 14esimo, 3% se la regolarizzazione avviene nei 30 giorni successivi alla scadenza (1/10 del 30%), 3,75% (1/8 della sanzione del 30%), se la regolarizzazione viene effettuata oltre tale termine.

FISCO Lo studio di un commercialista \

Come mettersi in regola?

Mettiamo che vi siate resi conto di non aver ancora presentato la dichiarazione dei redditi 2022. Troppo tardi? Siete condannati ad accendere un cero alla Madonna sperando che non vi capiti un’ispezione dell’AdE? Fortunatamente siete ancora in tempo per evitare il peggio. I regolamenti infatti prevedono che il contribuente possa presentare telematicamente la dichiarazione dei redditi, attraverso il portale ed i servizi online messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate per la dichiarazione dei redditi precompilata, oppure attraverso la presentazione telematica avvalendosi di un intermediario. Il vostro commercialista oppure un ufficio CAF sapranno come aiutarvi, ovviamente in cambio di una parcella, ma se non altro non rischierete di commettere errori per colpa della fretta. Per essere davvero a posto, però, manca un ulteriore passo: dovrete versare tramite un modello F24 la sanzione amministrativa prevista per la dichiarazione tardiva e gli eventuali interessi sulle tasse non pagate. Non potrete farlo in un secondo momento, visto che il regolamento prevede specificamente che la dichiarazione tardiva è valida solo se il versamento di sanzioni ed interessi sia effettuato allo stesso momento. Il salvataggio sulla linea, per prendere in prestito una metafora calcistica, è quindi possibile e nemmeno troppo complicato. Certo, non sarà semplicissimo fissare un appuntamento così tardi ma la speranza è l’ultima a morire.

Modello 730

Cosa succede oltre i 90 giorni?

Visto che siamo proprio all’ultimissimo secondo, non è affatto detto che il salvataggio in extremis vi riesca. A questo punto cosa succede? Che invece del “ravvedimento operoso” sarete colpevoli di una vera e propria omissione, fattispecie punita con maggiore severità. In realtà esiste ancora un modo per evitare di incorrere in un vero e proprio reato tributario, ovvero presentare comunque la modulistica del caso, in quella che con ineffabile logica burocratica viene definita come dichiarazione “ultra-tardiva”. Quali sono i vantaggi per il contribuente? Prima di tutto evitare un processo, con tutti i rischi ed i costi del caso, ma non solo. La normativa prevede infatti che le sanzioni possano essere ridotte della metà se la dichiarazione viene presentata nel corso del periodo d’imposta successivo. Entro un anno, insomma, potreste farcela e risparmiare parecchio sulle multe. La fregatura? Certo che c’è, siamo sempre in Italia. Nel caso siate oggetto di un controllo fiscale, queste agevolazioni vi saranno precluse e si aprirà la procedura prevista per le dichiarazioni omesse. Ultimo caveat il fatto che perché il reato sia considerato non punibile sono necessarie due cose: che le imposte siano pagate e che non siano in corso controlli di natura penale. In tal caso, infatti, dovrete necessariamente rivolgervi ad un avvocato e, stavolta sì, accendere un cero alla Madonna, sperando di non dover lottare per anni in tribunale.

Una ragioniera lavora ad un modello 730  nell'ufficio di un commercialista
Una ragioniera lavora ad un modello 730 nell'ufficio di un commercialista

Quanto è la multa oltre i 90 giorni?

Le complicazioni in questo caso si moltiplicano, come succede spesso dalle nostre parti. Se pagherete quanto dovuto entro un anno dalla scadenza prevista, la sanzione amministrativa prevista è dimezzata, ma con una serie di limitazioni. La multa ordinaria per le dichiarazioni omesse sarebbe del 120% dell’importo dovuto ma, secondo l’articolo 1 comma 1 e 5 co. 1 del D.Lgs. n. 471/97 così come modificato dal D.Lgs. n. 158/2015 si riduce alla metà, con un minimo di 200 euro. Nel caso invece non siano previste imposte, la sanzione è applicata in misura fissa. Per la dichiarazione dei redditi o l’IRAP si va da 150 a 500 euro, cifra che sale da 150 a 1000 euro per l’IVA. In questo caso non si può applicare il ravvedimento operoso ma l’atto di pagare quanto dovuto evita di dover finire nel penale o imbarcarsi in una lunga causa in tribunale. Spulciando un attimo tra le tante leggi sull’argomento si scopre come le sanzioni di cui sopra siano raddoppiate nel caso si parli di redditi da locazione di immobili abitativi. Ci sono altri casi di aumento previsti, dal doppio nel caso di soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili all’aumento di 1/3 sui redditi prodotti all’estero.

Queste, comunque, sono regole generali valide nel caso che l’Agenzia delle Entrate non effettui un accertamento induttivo nei confronti del contribuente. In questi tempi di cartelle pazze, niente può essere escluso.

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