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Pratiche bloccate da burocrazia e leggi: il pacchetto "salva casa" per regolarizzare gli interventi

Norme semplificate per tanti piccoli proprietari anche sulle varianti d’opera Contrasto alle incertezze e agli ostacoli per la commerciabilità degli immobili

Pratiche bloccate da burocrazia e leggi: il pacchetto "salva casa" per regolarizzare gli interventi

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Pratiche bloccate da burocrazia e leggi: il pacchetto "salva casa" per regolarizzare gli interventi

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Otto case su dieci. Un numero enorme di abitazioni che presentano piccole difformità o irregolarità strutturali come ad esempio: l’apertura di una nuova finestra, lo spostamento di un muro interno o ancora l’aumento dell’altezza di una stanza o la diversa inclinazione del tetto.

Piccoli interventi da sanare nel mirino del pacchetto di norme che il ministero delle Infrastrutture e trasporti sta mettendo a punto per intervenire sulla casa.

Un intervento chiesto con forza anche dalle amministrazioni territoriali, dalle associazioni e dagli enti del settore edilizio. Quattro i punti principali della riforma.

Si parte dalla regolarizzazione delle varianti in corso d'opera relative agli edifici costruiti prima del 1977. In sostanza, fino a quell'anno le varianti al permesso di costruire non erano disciplinate. La proposta di soluzione è quella di consentire mediante Scia (la segnalazione certificata di inizio attività) e pagando sanzioni per la regolarizzazione delle opere edilizie realizzate in parziale difformità, a patto che ciò non contrasti con un interesse pubblico concreto e attuale alla loro rimozione, come accertato dall’amministrazione competente con provvedimento adeguatamente motivato.

La seconda proposta riguarda l’esigenza di risolvere le incertezze interpretative relative allo stato legittimo dell’immobile che può essere dimostrato in tre modi: con conseguimento di un permesso di costruire in sanatoria, con il pagamento delle sanzioni previste per gli interventi eseguiti in parziale difformità per la regolarizzazione della ristrutturazione edilizia. La terza e ultima è che rispetti i limiti previsti dalle tolleranze costruttive e che non pregiudichino lo stato legittimo dell’immobile.

Tra i punti da superare c'è anche la cosiddetta «doppia conforme». Il testo unico del 2001 ha richiesto infatti una prova di doppia conformità edilizia e urbanistica sia al momento della realizzazione dell’intervento sia al momento della presentazione dell’istanza di sanatoria.

Con la riforma è previsto invece un accertamento della conformità alla disciplina edilizia riferito solo alla normativa vigente all’epoca di realizzazione dell’intervento (ferma restando la doppia conformità urbanistica) e equiparazione del regime giuridico della Scia in sanatoria a quanto previsto per il permesso in sanatoria.

Infine, per quanto riguarda le difformità edilizie interne, le proposte sulle tolleranze costruttive sono tre. Innanzitutto, riparametrare in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell'unità immobiliare la percentuale del 2% quale limite al rispetto dell'altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie e di ogni altro parametro edilizio.

Un'altra ipotesi è indicare le presunte irregolarità riconducibili alla tolleranza costruttiva (come tali non costituenti abuso), superando così le incertezze interpretative.

Infine, estendere l'ambito delle tolleranze esecutive ai casi in cui le difformità non siano state contestate o considerate rilevanti dalle pubbliche amministrazioni.

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