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Salari, retribuzioni a giugno aumentano del 3,1%

In sei mesi gli stipendi hanno perso più di sei punti di potere d’acquisto. Il calo dell’inflazione non non è abbastanza per far fronte agli aumenti continui

Salari, retribuzioni a giugno aumentano del 3,1%

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Ci sono notizie positive per gli italiani, nonostante il periodo economico particolarmente complesso è stato registrato nel mese di giugno un aumento delle retribuzioni del 3,1% su base annua e dell’1% considerando il periodo mensile. Lo afferma l’Istat che in uno studio ha raccolto i dati sui salari. Un fattore non di poco conto, però, riguarda il fatto che la distanza tra la dinamica dei prezzi (IPCA) e quella delle retribuzioni supera i sei punti percentuali.

Lo studio

Secondo l’Istituto il trend delle retribuzioni contrattuali è in rialzo e questo è un segnale positivo. Bisogna però fare i conti con l’inflazione che, nonostante stia diminuendo progressivamente nell’ultimo periodo, si riscontrano ancora delle difficoltà dal punto di vista economico. Infatti il dato che riguarda il potere d’acquisto è ancora critico e da gennaio 2023, quando i punti percentuali erano del 7,6, si è verificato un calo di 1,6%. Il record è stato raggiunto a inizio anno poiché si trattava del valore registrato più alto dal 2001. Le prospettive sono positive ma non sufficienti per far fronte agli aumenti continui, ma le cifre di giugno fanno comunque ben sperare poiché si tratta della crescita più marcata da novembre 2009.

Il trend delle retribuzioni

Tra giugno 2022 e giugno 2023, il tempo medio di attesa di rinnovo è sceso da 30,7 a 26,2 mesi mentre da gennaio a giugno 2023 la retribuzione oraria è aumentata mediamente del 2,4% e ha raggiunto livelli più elevati rispetto al primo semestre del 2022. Nello specifico le retribuzioni sono cresciute del 3,9% per quanto riguarda l’industria, dell’1,6% per i servizi privati e del 4,4% per le pubbliche amministrazioni. I settori con aumenti maggiori riguardano i vigili del fuoco con un incremento dell’11,5%, i metalmeccanici del 6,2% e gli operatori del Servizio sanitario nazionale del 6,1%.

I contratti in attesa di rinnovo

Sono trentuno i contratti in attesa di rinnovo nel periodo di fine giugno 2023 e riguardano 6,7 milioni di dipendenti ovvero il 53,9% del totale. Sono invece 42 i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica che riguardano il 46,1% dei lavoratori, numericamente corrispondono a circa 5,7 milioni e si tratta del 45,2% del monte retributivo complessivo. A questo proposito lo stato Istat afferma: “Il rallentamento dell’inflazione continua a essere fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei Beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in apprezzabile calo rispetto a maggio. Nel settore alimentare, l’ulteriore frenata del ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei prodotti lavorati contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +5,6%). Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che a giugno è pari a +10,5%”.

L’indice IPCA

È bene essere a conoscenza dell’indice IPCA, spesso utilizzato dall’Istat per effettuare i propri studi in materia di stipendi e lavoro in generale.

Il valore viene calcolato sulla quota dei consumi di beni e servizi con prezzi comparabili nei diversi paesi dell'Unione Europea e viene utilizzato per misurare la dinamica dei costi ponderati nei paesi appena citati.

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