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Sposarsi in Comune: tutto quello che bisogna sapere

Affrontare gli aspetti burocratici del matrimonio può sembrare noioso, ma è un passo importante per garantire che tutto si svolga senza intoppi

Sposarsi in Comune: tutto quello che bisogna sapere
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Pur se con un andamento oscillante (gli ultimi dati Istat parlano di una lieve ripresa nel 2022 e una nuova riduzione nel 2023), il matrimonio, civile o religioso, “resiste” in quanto istituzione e resta uno dei passaggi fondamentali per le coppie che intendono formalizzare la propria unione e costruire un futuro insieme. In questo articolo vogliamo prendere in esame il matrimonio civile, fornendo un piccolo vademecum delle procedure e dei documenti necessari per organizzare, possibilmente senza stress, una cerimonia in Comune.

I documenti necessari

Premesso che, secondo il Codice civile, gli sposi devono avere almeno 18 anni (o 16 con autorizzazione del Tribunale dei Minori), essere liberi da vincoli matrimoniali precedenti, avere la capacità legale di intendere e volere, e non essere legati da vincoli di parentela, affinità o adozione, per il matrimonio civile in Italia, è necessario recarsi, previo appuntamento, all'Ufficio di Stato Civile del Comune di residenza (alcuni comuni prevedono un apposito Ufficio matrimoni). I documenti richiesti includono il documento di identità, lo stato di famiglia, il codice fiscale e un'autocertificazione compilata in loco.

Le dichiarazioni riguardano dati anagrafici, cittadinanza, stato civile, assenza di impedimenti e condanne. Se uno dei coniugi è straniero, potrebbero essere richiesti ulteriori documenti come un documento di identità internazionale, un certificato di nascita e un nulla osta dal paese d'origine. Si consiglia di iniziare la procedura almeno 6 mesi prima del matrimonio, considerando la validità dei documenti e i tempi necessari per le pubblicazioni. Nel caso di seconde nozze, potrebbe essere richiesta la dimostrazione dello stato libero da matrimoni precedenti. Per i matrimoni celebrati all'estero, si devono seguire le normative del paese in questione, il che può comportare un iter burocratico più complesso.

Le pubblicazioni

Hanno il fine di rendere nota l'intenzione di due persone di contrarre matrimonio. Ciò si rende necessario perché è possibile che qualcuno si opponga alla celebrazione delle nozze, qualora una o più persone terze siano a conoscenza di fatti previsti dal Codice civile che ne impediscano il compimento (interdizione, divieto temporaneo di nuove nozze, parentela e affinità non dispensabili, difetto di libertà di stato o delitto). Dando per scontato che questo scenario “cupo” non vi riguardi, durante l'appuntamento con l'ufficio matrimoni, è richiesta una marca da bollo del valore di 16 euro se entrambi gli sposi risiedono nello stesso Comune. Se uno dei due risiede altrove, sono necessarie due marche da bollo da 16 euro ciascuna.

Le pubblicazioni vengono esposte per otto giorni e viene rilasciato un certificato di avvenuta pubblicazione. Se uno dei due sposi abita in un altro comune, bisogna chiedere la pubblicazione anche lì, sempre per 8 giorni. In alcuni comuni la scelta della data del matrimonio può essere fatta immediatamente, comunicando contestualmente la scelta del regime patrimoniale, cioè comunione o separazione dei beni.

Le tempistiche

Una volta completato il periodo di affissione delle pubblicazioni, la coppia può sposarsi senza ulteriori attese. È importante ricordare che il matrimonio deve essere celebrato entro 180 giorni dalle pubblicazioni. Per quanto riguarda gli appuntamenti per le varie procedure, soprattutto nelle città più grandi, è consigliabile agire con largo anticipo per evitare ritardi.

Celebrazione del rito civile

Il matrimonio civile viene officiato dall'Ufficiale di Stato Civile, che può essere nella fattispecie il sindaco, il vicesindaco, un assessore o un consigliere. È possibile richiedere che il rito sia celebrato da un amico o un parente, purché non vi sia parentela verticale (figlio, genitore, nonni etc.) con gli sposi. Le nozze devono essere ufficializzate alla presenza di due testimoni. Durante la cerimonia, l'ufficiale legge le norme di riferimento e può fare un breve discorso agli sposi. È possibile personalizzare la cerimonia aggiungendo promesse nuziali o musica di sottofondo, o chiedere ad alcuni amici o parenti di leggere o recitare un pensiero dedicato agli sposi. È consigliabile però consultare il Comune per i dettagli consentiti nella location scelta. Subito dopo la celebrazione viene compilato l’atto di matrimonio, che contiene le generalità degli sposi e dei testimoni, la data dell’eseguita pubblicazione, il luogo della celebrazione e la dichiarazione dell’Ufficiale di Stato Civile che li ha uniti in matrimonio.

Scelta della location

I comuni offrono oggi una vasta gamma di location per le cerimonie civili, che spaziano dalle sale comunali alle chiese sconsacrate, dai giardini pubblici alle spiagge. I costi variano a seconda della scelta della location, quindi è consigliabile consultare le informazioni ufficiali del Comune e il relativo tariffario. Inoltre, è possibile personalizzare la sala scelta con l'aggiunta di fiori e decorazioni all'ingresso. È anche permesso lanciare il riso agli sposi al termine della cerimonia, tuttavia è importante verificare sempre questi dettagli con il Comune.

Abbigliamento

Non esiste più il concetto che un matrimonio civile debba essere meno formale di uno religioso, anche per quanto riguarda l'abbigliamento. Gli sposi possono scegliere liberamente il loro abito senza alcuna restrizione, concentrandosi sulla loro felicità e soddisfazione.

Diritti e doveri

A differenza del matrimonio religioso, che ha effetti anche civili, il matrimonio civile non ha effetti religiosi. Il rito è, di fatto, un atto pubblico, produce effetti unicamente per lo Stato ed è regolato dalla legge statale.

Con il matrimonio marito e moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri, regolati dagli articoli 143, 144 e 147 del Codice civile. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione (art. 143 Cod. civile). Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia (art. 143 Cod. civile). I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia, secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa (art. 144 Cod. civile). Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni (art. 147 Cod. civile).

Comunione o separazione

Come detto, i coniugi possono scegliere tra due regimi patrimoniali: la comunione dei beni e la separazione dei beni. Il regime di comunione è quello che viene adottato automaticamente, se non esiste una diversa manifestazione di volontà da parte dei coniugi. La separazione dei beni deve essere invece espressamente richiesta dai coniugi e prevede che ciascun coniuge rimanga titolare esclusivo di ciò che acquisterà dopo il matrimonio.

La separazione dei beni viene annotata sull’atto di matrimonio e riportata negli estratti di matrimonio.

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