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Il boom dei titoli di Stato: cosa è successo

Quest’anno si contano 1,62 milioni di contratti, con un balzo rispettivamente del 70% e del 138% rispetto al consuntivo di tre anni fa

Il boom dei titoli di Stato: cosa è successo

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Record per i titoli di stato italiani. I ricavi sono stati di 44 miliardi di euro nel 2023 con 1,62 milioni di contratti e un balzo rispettivamente del 70% e del 138% rispetto al consuntivo di tre anni fa. Sono numeri particolarmente importanti che descrivono uno scenario positivo per questa tipologia di strumenti finanziari. I fattori maggiormente complici riguardano sia l’inflazione che ha aumentato la necessità di proteggere la liquidità sui conti degli italiani, che alcune emissioni particolarmente convenienti. Ecco i risultati dei titoli di stato italiani nel 2023.

Le emissioni

Considerando le emissioni del Btp Italia di marzo 2023 sono stati registrati acquisti per 14 miliardi di euro effettuato da 384mila italiani. Da sottolineare anche i risultati positivi del Btp Valore, in entrambe le emissioni ci sono stati ricavi importanti. Durante la seconda emissione sono stati 17.190,004 i milioni di euro raccolti e 641.881 i contratti registrati, il suo collocamento, avviato il 2 ottobre, si è attestato a 26.780 euro.

Gli incrementi

Rispetto al 2020 si sono verificati degli incrementi importanti da parte di famiglie e piccoli investitori, quello che viene chiamato “retail puro”. Si tratta di acquisti dal valore medio unitario più contenuto se confrontato con quelli del private banking, ma comunque i numeri sono particolarmente positivi. Questo segnale ha dato al governo una spinta maggiore per investire su quelli che vengono chiamati "Btp People" proprio perché sono a portata di tutti.

Il ruolo dell’inflazione

In questo frangente il tasso di inflazione ha incrementato la necessità di proteggere la liquidità degli italiani che spesso tendono a risparmiare denaro sui loro conti correnti. Inoltre anche i rendimenti importanti dei titoli hanno contribuito a invogliare l’acquisto degli stessi. Il rapporto rischio-rendimento è stato quindi molto favorevole per gli investitori.

Il debito pubblico “domestico”

Complessivamente la quota di debito pubblico nelle mani dei piccoli investitori italiani ha superato il 12%. Questa cifra dodici mesi fa era intorno all’8%. Si tratta di un processo avviato dall’esecutivo e in particolare dal Mef con l’obiettivo di rendere sempre più domestico l’indebitamento dello stato cercando di diminuire progressivamente la richiesta di prestiti esterni. Gli italiani hanno apprezzato questa strategia e, infatti, hanno scelto di investire in questa tipologia di strumenti pensata proprio per loro.

Sicuramente questo aspetto contribuisce nel trasmettere un’immagine positiva agli investitori internazionali nei confronti di quelli italiani.

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