Cronaca giudiziaria

Ora Davigo ricorre in appello contro la condanna. "Sentenza sbagliata"

All’ex pm viene contestato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Per questa vicenda, lo scorso novembre è stato assolto il pm Paolo Storari

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L’ex magistrato Piercamillo Davigo, attraverso i suoi legali, gli avvocati Davide Steccanella e Francesco Borasi, ha depositato il ricorso alla Corte d'Appello di Brescia contro la condanna del tribunale del 20 giugno scorso, a un anno e 3 mesi (pena sospesa) per rivelazione di segreto d'ufficio.

I fatti contestati risalgono all’aprile 2020, durante il lockdown, quando il pm milanese Paolo Storari, assolto in via definitiva lo scorso novembre, aveva dato a Davigo, allora consigliere del Csm, dei verbali secretati che contenevano gli interrogatori resi dall’avvocato Piero Amara sulla presunta esistenza di una loggia massonica chiamata Ungheria. Oltre al legale, risultavano 40 iscritti: vertici delle forze dell’ordine, imprenditori, politici, avvocati, magistrati.

Secondo i giudici di Brescia, Storari non ha commesso un reato perché voleva solo autotutelarsi da un freno messo alle indagini dai vertici del suo ufficio, dunque si sarebbe trattato solo di un “errore scusabile”. Davigo, invece, dopo aver ricevuto quei verbali, ne avrebbe consegnato delle copie al vicepresidente del Csm Davide Ermini, che le ha cestinate, come ha affermato quest'ultimo nel corso del processo, non essendo autorizzato a ricevere atti in modo informale.

L'atto di impugnazione è stato depositato dai difensori di Davigo giovedì scorso, anche prima della scadenza dei termini. "Ho letto la sentenza di condanna - ha spiegato l'avvocato Steccanella –e l'ho trovata profondamente sbagliata e per questo meritevole di essere impugnata nella convinzione che la Corte d'Appello assolverà il dottor Davigo, perché a mio parere non ha commesso alcun reato".

Di tutt’altro tono le motivazioni della sentenza emessa lo scorso giugno dal Tribunale di Brescia nei confronti di Piercamillo Davigo, in cui si legge: “Le modalità quasi carbonare con cui i verbali in formato word sono usciti dal perimetro investigativo del dottor Storari, tramite una chiavetta Usb consegnata all'allora componente del Consiglio superiore della magistratura Davigo, nella sua "abitazione privata (...) e le precauzioni da questi adottate in occasione del disvelamento ai consiglieri, avvenuto nel cortile del Csm, lasciando prudenzialmente i telefonini negli uffici, appaiono sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale".

Ora la Corte bresciana dovrà fissare la data del processo d'appello, nel quale Davigo e la sua difesa proveranno a ribaltare il verdetto di primo grado.

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