Cronaca giudiziaria

Salis di nuovo in catene in aula: niente domiciliari. E l’Italia nega l'estradizione di Marchesi

Per Ilaria Salis, i giudici ungheresi hanno confermato il carcere per il rischio di fuga, mentre per il coindagato, che si trova in Italia, è stata negata l'estradizione

Salis di nuovo in catene in aula: niente domiciliari. E l’Italia nega l'estradizione di Marchesi

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"Mostratemi in manette e catene". La Salis torna in tribunale

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Ilaria Salis questa mattina è arrivata presso il tribunale di Budapest, nell'aula 97, dove si è tenuta l'udienza per decidere sulla possibilità di concessione degli arresti domiciliari. Ed è arrivata, così come accaduto in passato, in manette. "Autorizzo la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggano con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi in occasione dell’udienza", si legge in una nota, riferita dal Corriere della sera, scritta di proprio pugno prima dell'udienza.

E, in effetti, le catene ci sono state, sia ai polsi che alle caviglie. Il giudice, al termine dell'udienza, ha negato i domiciliari a Salis perchè "esiste ancora un rischio di fuga". Sulla decisione del giudice pesano anche i pregressi che l'insegnante 39enne ha con la giustizia italiana. La sua non pericolosità, sostiene il giudice, dovrà essere valutata nel seguito del processo. Secondo il quotidiano ungherese Magyar Nemzet, in base al ragionamento del giudice "non possono dirsi eccessivi" 13 mesi di detenzione "nel caso di un reato di questa gravità". Quasio contemporaneamente, in Italia veniva liberato Gabriele Marchesi, coindagato con Ilaria Salis per i fatti di Budapest. Per lui sono cadute le misure cautelari agli arresti domiciliari ai quali era sottoposto dallo scorso novembre. La Corte d'Appello di Milano, inoltre, ha rifiutato la richiesta di estradizione di Budapest, dove insieme a Salis è accusato di di lesioni aggravate "potenzialmente letali".

Come da prassi, l'italiana reclusa a Budapest è stata scortata dai poliziotti e con i dispositivi di contenimento. "Certamente non è un bel modo. Non mi pare che ci sia pericolo di fuga", è stato il commento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "Eviterei di politicizzare il caso. A me preoccupa la cittadina Salis, non mi interessa di che partito è e se si candiderà alle Europee. Mi auguro che ottenga i domiciliari e che venga assolta. Suggerisco che lo scontro politico non favorisce la signora Salis", ha detto ancora il vicepremier ospite questa mattina del programma Start, in onda su SkyTg24. "Una misura all'evidenza sproporzionata, lesiva della dignità umana e della presunzione di innocenza", l'hanno definita i suoi avvocati italiani, Mauro Straini ed Eugenio Losco. "Uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta, di una nostra connazionale", ha commentato Elly Schlein.

Salis si trova in carcere a Budapest da 13 mesi con l'accusa di avere aggredito tre militanti di estrema destra. Qualche giornalista ha provato a farle qualche domanda mentre entrava in aula ma, per ovvi motivi, l'esponente dei centri sociali milanesi non ha replicato, limitandosi a fare qualche sorriso e a mettere ben in evidenza le mani incatenate. "E niente, Ilaria Salis è ancora al guinzaglio", ha scritto il senatore e responsabile Esteri di Italia viva, Ivan Scalfarotto, presente in aula. Al loro arrivo in tribunale, l'avvocato di Salis e suo padre hanno denunciato di aver ricevuto sguardi e parole mianacciose da un sedicente gruppo di estrema destra.

Anche nelle precedenti udienze, il tribunale di Budapest ha respinto le richieste avanzate dai legali di Salis, che avevano ipotizzato gli arresti domiciliari in Italia. Ora, la strategia difensiva è cambiata e gli avvocati hanno deciso di proporre la soluzione dei domiciliari in Ungheria, che comunque non è stata accettata dal giudice chiamato a ocucparsi del caso.

L'udienza odierna è stata viziata da alcuni problemi tecnici, che hanno impedito al giudice di ascoltare una delle vittime dell'aggressione del febbraio 2023 e due testimoni.

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