Cronaca giudiziaria

"In cella sto benissimo.. ho fatto la parmigiana". Così parlava Alessia Pifferi in carcere

Intercettazioni choc agli atti dell'inchiesta per falso e favoreggiamento a carico dell'avvocata della 38enne, accusata dell'omicidio della figlioletta, e delle psicologhe. "Porteremo un thermos, il pm parlerà per 8 ore"

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"In cella sto benissimo.. ho fatto la parmigiana". Così parlava Alessia Pifferi in carcere

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"In stanza sto benissimo. Mi sono messa anche a cucinare con il fornellino... che è la mia passione". Così parlava Alessia Pifferi, intercettata in carcere durante un dialogo con due psicologhe, ora indagate per falso e favoreggiamento e accusate di avere offerto alla detenuta "una consulenza difensiva" mascherata da "assistenza psicologica". "Ho fatto di buono la melanzana alla parmigiana", dice la 38enne nel dialogo intercettato . "Funghi trifolati con le polpettine, i funghi trifolati con la pasta con panna". Risponde la psicologa rivolgendosi alla collega: "Stasera dobbiamo mangiare qui...".

Pifferi si trova in cella da luglio di due anni fa ed è a processo davanti alla corte d'Assise, con l'accusa di omicidio pluriaggravato, per aver lasciato morire di stenti la sua bambina di 18 mesi. L'ha abbandonata per cinque giorni, in un lettino da campeggio, chiudendosi alle spalle la porta del suo appartamento a Ponte Lambro, periferia di Milano. Al suo ritorno la piccola era morta di fame e di sete, tra atroci sofferenze. In queste settimane è in corso di svolgimento una perizia psichiatrica, super partes, disposta dai giudici e affidata al perito Elvezio Pirfo. L'esito di questo accertamento, che dovrà stabilire se la donna era in grado di intendere e di volere al momento del fatto o se ha un vizio di mente, arriverà entro la fine di febbraio.

Nel frattempo nei giorni scorsi la procura ha indagato per falso e favoreggiamento la sua avvocata Alessia Pontenani e le due psicologhe del carcere, che hanno firmato una relazione - ritenuta falsa dall'accusa - sulla base di test che avrebbero avuto come esito un "deficit grave, con quoziente intellettivo di 40". L'indagine parallela da parte dello stesso pm che rappresenta l'accusa nel processo dell'omicidio (anche il gip, da quanto risulta in base alla canonica "assegnazione casuale" dei fascicoli è lo stesso delle indagini preliminari sull'omicidio, cioè Fabrizio Filice), ha scatenato una bufera a Palazzo di giustizia.

Da giorni non si parla d'altro nei corridoi, con i colleghi del pm in questione che a bassa voce (anche nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario) si scambiano opinioni sull'opportunità di un'azione (il pm ha ordinato anche perquisizioni a casa e negli studi delle psicologhe) che si sarebbe potuta "rimandare" a dopo il processo. Non è la prima volta infatti che un pubblico ministero coordina un'indagine parallela a quella principale: ad esempio quando si decide di indagare per falsa testimonianza un teste che per sua natura giuridica è obbligato a una deposizione veritiera. In questi casi, è la prassi, una volta concluso il processo (almeno nel primo grado di giudizio), si avvia una nuova indagine con la nuova ipotesi. Una reazione ancora più forte è arrivata dagli avvocati (Ordine degli avvocati e Camera penale) secondo i quali il pm avrebbe compiuto un'interferenza grave nel processo principale sull'omicidio in corso, oltre che un atto intimidatorio nei confronti del difensore di Pifferi. Che però ha fatto sapere di volere andare avanti, senza rinunciare alla difesa.

Agli atti dell'inchiesta - nata da una segnalazione della polizia penitenziaria - su psicologhe e avvocate ci sono però delle intercettazioni destinate a fare discutere. Si tratta di affermazioni che secondo il pubblico ministero dimostrano che Pifferi a San Vittore, dove è reclusa, "non ha nessun problema, nemmeno di adattamento, e si trova a proprio agio" in carcere. Agli atti si legge che secondo l'accusa la detenuta "ha anche la capacità di essere sarcastica, facendo un inquietante riferimento a un 'piano' in atto nella vicenda". Ecco un'altra conversazione riportata agli atti. Pifferi: "So che c'è un piano". Psicologa: "Saranno ancora un paio di mesi difficili...". Risposta della 38enne: "Poi arriveremo alla fine, si diceva! Così può darsi che arriveremo alla fine! So che l'avvocatessa mi farà fare un atto ad aprile perché ... il quattro di marzo c'è l'udienza.... Mi ha detto: 'Tra marzo e aprile finirà tutto quanto. Però tu stai calma, stai tranquilla...'". E infine, un altro riferimento sarcastico: "Porteremo il thermos, il caffè (ride) il pm ha intenzione di parlare per otto ore!. Sicuramente se prima parlava per... due ore...

alle ultime udienze sicuramente parlerà per otto ore!".

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