Cronaca giudiziaria

Colf morsa dal cane chiede risarcimento, dieci anni dopo il processo è da rifare

Nel 2014 la donna era stata morsa dal cane durante una "prova di stiratura" al colloquio di lavoro e aveva chiesto un risarcimento ai padroni di casa. La Cassazione ha annullato la sentenza: il processo si rifarà

Colf morsa dal cane chiede risarcimento. Dieci anni dopo il processo è da rifare

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Colf morsa dal cane chiede risarcimento. Dieci anni dopo il processo è da rifare

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Nel 2014 un'aspirante colf era stata morsa dal cane durante la "prova di stiratura" al colloquio di lavoro. La donna aveva chiesto un risarcimento economico ai padroni di casa ritenendo che avrebbero dovuto tenere a bada la bestiola. Il proprietario dell'animale e l'altra persona presente al momento del fatto, rispettivamente mamma e figlio, hanno sempre sostenuto che la denunciante avesse provocato la reazione dell'animale. La vicenda giudiziaria si è protratta per oltre 9 anni nelle aule dei tribunali senza giungere a un epilogo. Nei giorni scorsi, dopo una lunga e controversa battaglia legale, la terza sezione civile della Cassazione ha annulato la sentenza precedente rimandando tutto alla Corte d'Appello di Milano.

La colf morsa dal cane

I fatti risalgono al 14 giugno del 2014 a Milano. La candidata colf era stata morsa dall'animale mentre si sottoponeva alla "prova di stiratura". Come ben precisa l'Agi, l'aggressione non è mai stata messa in discussione da nessuna delle parti coinvolte nel procedimento. I padroni di casa sostengono, ancora oggi, che sia stata la donna ad infastidire la bestiola con il vapore del ferro da stiro sul muso. Diversa, invece, la versione della denunciante che ha portato in giudizio i padroni di casa, B. e C. (le iniziali dei rispettivi nomi), indicandoli entrambi come proprietari dell'animale, e chiedendo un risarcimento di 9.400 euro. B. aveva dichiarato però di non essere la proprietaria dell'animale che, in realtà, era solo di C. Mamma e figlio avevano fatto presente anche i danni sarebbero stati coperti dalla loro assicurazione. Tuttavia, una volta chiama in causa, l'agenzia ha sostenuto inoperatività della polizza.

Le sentenze di primo e secondo grado

In primo grado il Tribunale di Milano aveva condannato i due imputati a pagare in solido 7.486 euro all'aspirante colf con l'assicurazione che avrebbe dovuto farsi carico del danno pecuniario. La cifra era stata modulata sulla scorta di un referto medico che attestava le ferite procurate alla donna. Inoltre, secondo il giudice il cane era in custodia a B. Sulla base dei ricorsi successivi, la Corte d'Appello aveva ridotto a 2.764 euro l'entità dell'esborso che avrebbe dovuto pagare solo C. perché B. non era la proprietaria del cane occupandosi dell'animale "per puro spirito di cortesia". I giudici di secondo grado avevano anche stabilito che l'assicurazione non doveva coprire il danno.

La decisione della Cassazione

Nei giorni scorsi la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado rimettendo in discussione le presunte responsabilità di B. perché, come da giurisprudenza indica, "pur essendo pur essendo alternativi i titoli di responsabilità del proprietario e dell’utilizzatore non sono mutualmente esclusivi e possono sussistere contemporaneamente". Partendo da questo principio, gli Ermellini hanno rimandato la decisione a una nuova Corte d'Appello che dovrà attenersi "ai principi ricordati". La Suprema Corte ha accolto anche il ricorso C.

"affermando che la Corte d’Appello non ha spiegato bene - riporta l'Agi - perché non potesse essere chiamata in causa l’assicurazione".

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