Cronaca giudiziaria

Denunciò lo stupro e si uccise. Aggressore condannato solo 4 anni dopo

La procura di Milano aveva chiesto per due volte l'archiviazione del caso. Ieri l'aggressore è stato condannato per violenza sessuale a 4 anni di reclusione

Denunciò lo stupro e si uccise. Aggressore condannato solo 4 anni dopo

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Per due volte la procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione per un caso di stupro avvenuto nel 2019. La vittima, una 27enne affetta da malattia neuropsichiatrica, aveva raccontato agli inquirenti di essersi chiusa in un "silenzio reattivo" di "mutismo e immobilità" durante gli abusi. Ieri l'aggressore, un ragazzo italiano, è stato condannato con rito abbreviato a quattro anni di reclusione per violenza sessuale. La giovane non ha fatto in tempo a vedere l'esito del processo: un anno e mezzo fa, dopo aver intrapreso un percorso transgender, si è tolta la vita. La matrice del suicidio, come appurato dalle indagini condotte in un'inchiesta parallela, è riconducibile alle dinamiche interiori e inesondabili della ragazza.

Lo stupro

Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, i fatti risalgono alla notte del 13 maggio 2019. La 27enne stava tornando a casa, nell'hiterland Milanese, dopo aver trascorso la serata sui Navigli in compagnia di un'amica. Non trovando mezzi pubblici la giovane accettò il passaggio da uno sconsciuto: "Lui mi disse 'ti accompagno a casa, una ragazza come non può stare per strada'. Mi fidai della promessa, sembrava un bravo ragazzo". E invece, una volta caricata in auto, l'uomo portò la vittima nel suo appartamento con l'intenzione di abusarne sessualmente. Paralizzata dalla paura, la ragazza non oppose resistenza, riuscendo a dileguarsi soltanto all'alba del giorno dopo, quando lui si addormentò.

Le due richieste di archiviazione

Durante l'interrogatorio la 27enne ammise di aver subito in doloroso silenzio la sopraffazione fisica del ragazzo. Motivo per il quale, sulle prime, il pm chiese il proscioglimento dell'indagato "per insussistenza di alcuna condotta di minaccia e violenza nel compimento degli atti sessuali" in quanto "non risulta che la ragazza urlò o si dimenò e non ha riferito alcuna forma di coartazione fisica né di manifesto dissenso a gesti o a voce". Nella seconda richiesta di archiviazione era stata ipotizzata la possibilità che il ragazzo, all'epoca dei fatti 32enne, avesse "frainteso" il silenzio della ragazza per l'ora tarda e la stanchezza.

La condanna

A dicembre del 2022 il gip Ileana Ramundo aveva respinto la richiesta di archiviazione ordinando "l'imputazione coatta" dell’indagato che, ieri mattina, è stato condannato con rito abbreviato a quattro anni di reclusione per violenza sessuale dal gup-giudice dell'udienza preliminare Sara Cipolla. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza è ipotizzabile che il gup abbia accolto le argomentazioni del gip Ramundo che, negando l'archiviazione, aveva fatto riferimento alle sentenze di Cassazione su precedenti analoghi: "Non esiste alcun indice normativo che possa porre a carico del soggetto passivo un onere, neppure implicito, di espressione del dissenso alla intromissione di terzi nella sfera di intimità sessuale".

Pertanto "si deve presumere tale dissenso laddove non esistano indici chiari e univoci volti a dimostrare l’esistenza di un (sia pur tacito ma in ogni caso inequivoco) consenso".

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