Cronaca giudiziaria

"Niente terreni in eredità alle donne". Ma a Cortina una sentenza può cambiare tutto

Le Regole, un’antica gestione collettiva di pascoli e boschi, tuttora non permettono alle donne di ereditare la proprietà di questi terreni. “Si teme che sposino uomini che non siano del luogo”

"Niente terreni in eredità alle donne". Ma a Cortina una sentenza può cambiare tutto

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Negati i diritti sulle proprietà collettive alle donne: a Cortina si protegge così la tradizione

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In alcune comunità di montagna la gestione dei pascoli e dei boschi è governata tramite le Regole, un’istituzione che prevede che i diritti proprietari vengano passati esclusivamente di padre in figlio, escludendo quindi le donne. La motivazione è quella di voler proteggere queste comunità centenarie: una donna potrebbe sposare un forestiero e i suoi figli porterebbero così un cognome straniero, sfaldando lentamente l’eredità storica di queste famiglie. "Si vuole evitare che i Ghedini vengano sostituiti dagli Esposito," spiega Giandomenico Zanderigo Rosolo, professore e regoliere. Questo nonostante ormai esista il doppio cognome e, comunque, la parità tra uomo e donna sia sancita dalla Costituzione. Ora una sentenza della Corte d’appello di Venezia, però, potrebbe porre fine a questa forma di maschilismo.

“Dovete tenere conto dell’evoluzione dei modelli familiari e sociali”

Motiva così la sua sentenza la Corte d’appello di Venezia che si è espressa sul caso specifico della Regola di Casamazzagno, nel Comelico. Ricorda inoltre che “bisogna rispettare il principio costituzionale di uguaglianza di genere femminile e maschile”. Le Regole violerebbero, infatti, anche il diritto costituzionale. Ma non si tratta della prima sentenza che si esprime in questo modo.

Di fatto il dibattito sull’inclusione delle donne sta andando avanti da diversi anni. Le donne possono ereditare i diritti di proprietà solamente in mancanza di fratelli maschi e possono entrare a far parte delle comunità regoliere solamente se non si sposano o se sposano un uomo del luogo, già regoliere, come spiega Giandomenico Zanderigo Rosolo, professore e regoliere, al Corriere.

Insieme a sua figlia è una delle persone che ha portato avanti il caso contro la Regola di Casamazzagno. Ma non è l’unico luogo in cui queste comunità portano avanti, talvolta anche in modo “intransigente” come dice Zanderigo. Basti pensare che queste famiglie rappresentano il 40% della popolazione residente e gestiscono l’80% del territorio. Tra questo vi è anche compreso la famosa meta turistica di Cortina d’Ampezzo, anch’essa ancora fortemente legata alla tradizione.

Cosa sono le Regole

Si tratta di un’istituzione che risalirebbe addirittura al 1200, perlomeno da quanto testimoniato da un documento risalente a questo periodo. Le Regole sono una gestione di proprietà collettiva perlopiù di pascoli e boschi, simile a un demanio comunale, create da alcune famiglie risiedenti nelle zone di montagna del Veneto.

Esistono ormai da secoli in alcune comunità delle Dolomiti e sono volte a governare i beni fondiari indivisi, come appunto le terre forestali e i pascoli. Definiscono, per esempio, quanta legna ogni uomo può ricavare da un’area boschiva, così da lasciarne abbastanza agli altri e permettere una crescita sana e continua degli alberi. Se, infatti, da un punto di vista ecologico, questo tipo di gestione del territorio ha permesso la sua preservazione, dall’altro lato, però, si tratta di un’istituzione ferma nel tempo che, per quanto riguarda la parità di genere, viene spesso criticata.

Ma adesso, con la sentenza di Venezia, la speranza di molti è che questa forma di discriminazione venga sradicata una volta per tutte.

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