Cronaca giudiziaria

"Non c'è pericolo di fuga". Liberato un altro tunisino dal Cpr: i giudici sfidano ancora il governo

Dopo la sentenza di Iolanda Apostolico, i giudici continuano a sfidare il governo disapplicando il decreto Cutro e liberando i tunisini dai Cpr

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La sentenza di Iolanda Apostolico, come si temeva, ha fatto scuola. Le toghe continuano a liberare gli immigrati tunisini dai Cpr con risultati il più delle volte discutibili. L'ultima sentenza di questo tipo arriva da Potenza, dove il tribunale ha accolto il ricorso dell'Asgi (associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) per impedire la permanenza di uno straniero irregolare, ma richiedente asilo in Italia, nel Cpr di Palazzo San Gervasio. Il giudice Filippo Palumbo ha accolto l'istanza che si basava sul provvedimento della Questura di Forlì per il trattenimento in capo al tunisino al quale, in diverse occasioni, è stata rigettata la domanda di asilo politico.

Intervenendo alla festa del Foglio, a Firenze, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha voluto sottolineare che "la cosa di cui tutti dovremmo preoccuparci è che la gestione di un fenomeno come l'immigrazione non può passare per la via giudiziaria". Un monito importante davanti alla china intrapresa dai tribunali italiani sulle leggi dello Stato in materia di immigrazione. Mantovano, infatti, ha spiegato ai presenti che "non esiste che lo strumento dell'asilo venga dilatato per far entrare in Italia chiunque arrivi irregolarmente". Questa distorsione, conclude, "fa male agli stessi richiedenti". Sono sempre di più i migranti senza titolo rilasciati dai giudici, tra le esultanze della sinistra.

"Un grande successo per l'Asgi, il giudice di Potenza non ha accolto il provvedimento di trattenimento di un cittadino che era stato trasferito da due giorni nel Cpr di Palazzo San Gervasio. Il Tribunale ha ritenuto che non sussiste il pericolo di fuga e che non è applicabile la procedura di frontiera per un caso riguardante Forlì", ha riferito Angela Maria Bitonti, referente dell'Asgi in Basilicata. Secondo Bitonti, che scambia le ordinanze con i provvedimenti dei servizi sociali, nel nostro Paese "c'è poca considerazione delle vicende personali dei migranti per cui ci troviamo in condizioni che spesso si viene tradotti in un Cpr senza essercene i presupposti". Nelle sue parole si nota un elemento importante: al migrante sono bastati due giorni per ottenere l'uscita dal Cpr, tempi che, anche in questo caso, risultano essere particolarmente brevi, al pari di Catania. Tempi che, al momento, risultano essere un'eccezione per la giustizia italiana.

"I magistrati di Catania fanno proseliti. Arriva dal Tribunale di Potenza un altro provvedimento che non convalida il trattenimento di un cittadino tunisino richiedente asilo nel Cpr di Palazzo San Gervasio. Ci auguriamo che il clandestino rimesso in libertà non si renda irreperibile, come già accaduto in altre sedi, e, soprattutto, che non commetta reati. Altrimenti, la responsabilità di chi sarebbe?", si domanda in una nota Pasquale Pepe, coordinatore della Lega in Basilicata. Il riferimento, nemmeno troppo implicito, è all'irreperibilità dei quattro tunisini liberati dal giudice Apostolico a Catania, due dei quali già noti alle forze dell'ordine. E così continua la sfida dei giudici al governo italiano a scapito della sicurezza nazionale.

Con il caos che si sta generando in Medioriente, l'attenzione all'immigrazione dev'essere massima a tutti i livelli. Il sottosegretario Mantovano ha fatto notare che "si è intensificato il jihadismo che controlla attraverso differenti bande che si autoproclamano califfati. L'incentivazione degli effetti migratori diventa uno strumento di pressione da parte del jihadismo nei confronti dell'Europa, poi l'Italia è la più vicina e la gran parte arriva qua".

Secondo Mantovano, "un flusso così consistente consegna all'Italia una massa di soggetti che entrando in modo irregolare vengano attratti da suggestioni criminali ma anche potenzialmente terroristiche dall'altro verso".

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