Scena del crimine

"C'è il rischio che nessuno venga risarcito". Quale futuro per le vittime del Forteto

La storia del centro di recupero per minori passato alle cronache come "comunità degli orrori". A distanza di anni, gli "ex bambini del Forteto" tornano a farsi sentire: uno di loro chiede un risarcimento

"C'è il rischio che nessuno venga risarcito". Quale futuro per le vittime del Forteto
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Sulla carta, quello del Forteto doveva essere una sorta di centro di recupero fondato nel 1977: nato in Umbria, si era presto spostato in Toscana e si occupava della cura e del reinserimento dei minori vittime di violenza. Secondo quanto emerso dalle vicende giudiziarie e da tre commissioni di inchiesta regionali e nazionali, invece, all'interno della struttura si commisero abusi psicologici e sessuali nei confronti di minorenni e disabili dati in affidamento dal Tribunale dei minori alla cooperativa che gestiva il tutto. Se quest'ultima venne commissariata nel 2018, continuano di tanto in tanto a concretizzarsi richieste di risarcimento da parte di "ex bambini del Forteto" che, diventati adulti, chiedono giustizia per quanto subirono durante la loro permanenza in comunità. “Il processo avrebbe potuto chiudersi diversamente, con pene potenzialmente più severe. Perché all'epoca non furono accolte le richieste di perizie, ad esempio. Ma il motivo di quest'ultima scelta va chiesto al tribunale, non a me. E anche per quel che concerne gli indennizzi alle vittime, se devo essere sincero, credo che la questione doveva essere gestita in maniera diversa", sono le parole a ilGiornale.it dell'avvocato Giovanni Marchese, che ormai da anni supporta l'Associazione Vittime del Forteto e che fornisce assistenza legale a chi, ospite della comunità del Mugello durante l'infanzia o l'adolescenza, ne porta ancora i segni.

Una vicenda che in Toscana è ben nota e che proprio nell'ultimo anno è tornata anche alla ribalta delle cronache nazionali. Per numerosi motivi: prima la scarcerazione del fondatore Rodolfo Fiesoli, poi il “no” della sinistra dinanzi all'urgenza della costituzione di un'apposita commissione parlamentare d'inchiesta. E a seguire l'esposto alla Corte dei Conti presentato proprio dall'Associazione Vittime del Forteto, in quanto i Comuni di Vicchio e di Borgo San Lorenzo, l'Unione montata dei Comuni del Mugello, la Provincia di Firenze (ora Città Metropolitana) e la Regione Toscana, non hanno mai chiesto i danni in sede civile a Fiesoli e agli altri condannati. Senza dimenticare il “caso” del trentottenne assolto lo scorso anno dalle accuse di maltrattamenti nei confronti della moglie proprio a causa degli abusi subìti al Forteto, che gli avrebbero causato danni permanenti. E proprio su quest'ultima base, quel singolo caso che fa parte dello “scandalo del Forteto” potrebbe essere riaperto.

La "comunità degli orrori"

Circa un decennio fa, l'attuale presidente dell'Associazione Vittime del Forteto Sergio Pietracito non aveva usato mezzi termini per testimoniare quel che avveniva all'interno della comunità. “Il Forteto è stato una setta. Ci diceva che noi eravamo i puri di Dio, che dovevamo donarci a lui per liberarci dalla materia, che il mondo fuori era merda e quindi non dovevamo raccontare a nessuno ciò che accadeva dentro, perché nessuno avrebbe potuto capire avevamo tutti paura – le sue parole pronunciate all'epoca, riprese dal quotidiano online L'Arno - io scappai nel '90, prima in Francia, poi in Olanda. Sono tornato dopo anni, a fatica inizio a ricostruire i rapporti con i miei genitori. La scintilla è scattata quando ad essere abusata non è stata più la vecchia generazione, e i padri affidatari hanno cominciato ad ascoltare nei racconti dei figli adottivi le stesse violenze subite da loro”.

I processi e le condanne

Le prime criticità, a dirla tutta, emersero già sul finire degli anni '70. A seguito di una prima denuncia, il 29 novembre 1978 Fiesoli e il suo braccio destro Luigi Goffredi (deceduto nel 2020) vennero arrestati perché accusati di abusi sessuali e atti osceni (anche se, finite le esigenze cautelari, vennero poi scarcerati nel giugno 1979). Nonostante l'arresto e i processi susseguitisi anche negli anni '80, il tribunale dei minori di Firenze continuò ad affidare ragazzi alla comunità per i decenni immediatamente successivi. Questo perché le prime testimonianze vennero giudicate evidentemente non del tutto attendibili, forse anche per ragioni "politiche". Un percorso giudiziario andato quindi avanti per quasi quarant'anni, che ebbe una prima svolta “internazionale” quando (nel 2000) una sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo condannò lo Stato italiano a risarcire una madre e i suoi due figli inseriti al Forteto.

Nuovo arresto per Fiesoli

Fu però nel 2011, anche a seguito della costituzione dell'associazione delle vittime degli abusi, che scattarono di nuovo le manette per Fiesoli, con un’accusa pesante: violenza sessuale e maltrattamenti. Il 17 giugno 2015 la sentenza di primo grado condannò Fiesoli a 17 anni e mezzo e a 8 Goffredi (per maltrattamenti) condannando 16 persone su 23 imputati. La Corte di Cassazione ha confermato nel dicembre 2017 in buona parte la sentenza della Corte di appello di Firenze che il 15 luglio 2016 condannava lo stesso Fiesoli a 15 anni e 10 mesi per abusi su minori e maltrattamenti, ma l'ha annullata con rinvio limitatamente a uno degli episodi di violenza sessuale contestati all'imputato e a una donna della comunità (per cui venne richiesto un processo di appello).

La prescrizione

Per alcuni degli altri nove imputati, condannati in appello per maltrattamenti a pene comprese fra 6 anni e 1 anno e 8 mesi, è intervenuta la prescrizione, che fra l'altro ha annullato interamente la condanna a 6 anni per Goffredi, ma sono stati confermati i risarcimenti alle parti civili. Nel dicembre del 2017 Fiesoli venne arrestato e condotto in carcere, ma poi rilasciato perché la condanna non era ancora definitiva. Il 6 novembre 2019 la Cassazione rigettò il ricorso di Fiesoli contro la condanna di appello bis, condannandolo definitivamente a 14 anni e 10 mesi di reclusione. Daniela Tardani, una delle madri affidatarie, è stata condannata a 6 anni e 4 mesi. Fiesoli è tuttavia stato come detto scarcerato lo scorso marzo a causa delle sue condizioni di salute: sconterà il resto della pena ai domiciliari.

L'ultimo "caso" e la richiesta dell'avvocato

A riaprire le indagini, circoscritte a uno specifico caso, potrebbe essere la sentenza emessa lo scorso dicembre al termine di un processo che vedeva imputato un uomo di quasi 40 anni, ex ospite del Forteto. Era finito sul banco degli imputati con l'accusa di aver molestato e minacciato la moglie, ma il giudice ha optato per l'assoluzione in quanto giudicato incapace di intendere e di volere proprio a causa di quel che subì nella comunità del Mugello. E sulla base di quel pronunciamento, l'avvocato Marchese ha chiesto per conto di quell'uomo la riapertura dell'inchiesta archiviata lo scorso anno. Secondo i suoi calcoli, infatti, la prescrizione interverrebbe nel 2026.

"Secondo me - dice - ci sono gli estremi per riaprire l'indagine, proprio alla luce del recente pronunciamento del giudice a proposito del mio cliente. Ma sarà la procura a dover fare le valutazioni più opportune". Sempre il legale parla di "rischio" che le vittime non vengano risarcite. Rischio che, con il passare del tempo, diventa "sempre più concreto".

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