Cronaca giudiziaria

Dalla sezione agraria alla sentenza pro Ong: chi è la toga che ha liberato Humanity 1

Classe 1985, Antonio Albenzio fa parte della sezione civile del tribunale di Crotone ed è la prima volta che si pronuncia su questioni riguardanti le migrazioni

Dalla sezione agraria alla sentenza pro Ong: chi è il giudice che ha liberato Humanity 1

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Ancora un blitz giudiziario sul decreto Piantedosi: stavolta, a “liberare” una nave Ong è stato un giudice del Tribunale di Crotone, Antonio Albenzio, a fronte della richiesta di sospensione del blocco della nave avanzato dalla Ong Sos Humanity per la nave Humanity 1. L'imbarcazione è stata fermata in porto, per un periodo di venti giorni, lo scorso 5 marzo, poco dopo il suo arrivo in Italia con 77 immigrati a bordo. La contestazione mossa all’equipaggio della nave è di aver operato in acque Sar libiche senza chiedere il coordinamento del Paese nordafricano. E, in aggiunta, è stato contestato di aver messo in pericolo l’incolumità dei migranti. Tutte accuse respinte dalla Ong, che sono alla base del dispositivo emesso dalle autorità italiane, che il giudice di Crotone, a una manciata di giorni dal termine della sanzione, ha deciso di sospendere per “la ragionevole fondatezza dei motivi su cui si fonda l'opposizione” e “l'apparente ingiustizia del provvedimento emesso”.

Si tratta del primo intervento del dott. Albenzio in materia di migrazioni, essendosi finora occupato prevalentemente di contenziosi relativi a risarcimenti del danno in sede civile. L’unica causa di rilievo che l’ha visto impegnato prima dell’affidamento del ricorso presentato dal Sos Humanity riguarda un incidente sul lavoro avvenuto nel 2018, quando tre operai sono stati travolti dal crollo di un muro sul lungomare. Al dott. Albenzio è stato affidato il contenzioso di risarcimento civile per la moglie e i fratelli di una delle vittime, Chiriac Dragos Petru. Al momento, Albenzio non risulta coinvolto nel procedimento aperto sulla strage di Cutro. Fa parte del gruppo giovani magistrati che si sono insediati nei tribunali calabresi per rafforzare ilsistema giustizia della regione. Presidente Anm della sottosezione di Crotone, classe 1985, il dottor Albenzio risulta operativo presso il tribunale calabrese sui contenziosi civili e come giudice della “sezione specializzata agraria”. La decisione del togato calabrese, inaudita altera parte, ha fatto esultare la Ong della nave gialloblu ma anche tutte le altre, che ora pretendono lo sblocco di tutte le imbarcazioni.

Secondo il togato, la sospensione del fermo è giustificata dalla “evidente compromissione allo svolgimento di indifferibili attività a carattere umanitario” e dal “pericolo di danno grave e irreparabile derivante dal tempo occorrente per la decisione”. Quindi, intanto il giudice ha “liberato” la nave per sospensione del provvedimento, ma la decisione finale si riserva di prenderla il prossimo 17 aprile, quando è stata fissata l’udienza per confermare, modificare o revocare il provvedimento, con un’ordinanza che non potrà in alcun modo essere impugnata.

Intanto le Ong festeggiano e rafforzano la propria propaganda contro il governo Meloni che, dopo anni di totale libertà, cerca di ristabilire un ordine. In pochi giorni, sono stati due i tribunali che hanno sconfessato il decreto Piantedosi sul fermo delle navi Ong. Lo scorso 20 febbraio, infatti, un giudice di Brindisi ha “liberato” la nave Ocean Viking, alla quale era stato notificato il blocco il giorno 9 dello stesso mese. Anche in questo caso, per il tribunale, l’opposizione “appare sostenuta da un fumus di fondatezza”. L’udienza si è tenuta lo scorso 14 marzo ma non è ancora stata rilasciata la sentenza.

Ora si attendono le decisioni per la Sea-Watch 5, ferma a Pozzallo, e la Sea-Eye 4, ferma a Reggio Calabria, dove dovrebbe restare per 60 giorni in conseguenza della prima applicazione di recidiva.

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