Cronaca giudiziaria

Sgarbi indagato per un quadro rubato. Lui respinge tutto: "Nessun furto"

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi risulta indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali. Lui respinge ogni accusa: "Non saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso"

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Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi risulta indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali (articolo 518-septies del codice penale). La vicenda, rispetto alla quale il critico d'arte ha subito argomentato la propria totale estraneità, riguarda un dipinto attribuito a Rutilio Manetti e rubato nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte. Secondo alcune ricostruzioni di stampa, il quadro sarebbe riapparso successivamente in una mostra a Lucca, ritoccato e presentato come inedito di proprietà di Sgarbi. Quest'ultimo ha però respinto con fermezza ogni accusa al riguardo, lamentando un'attività diffamatoria contro di lui. "Non c'è alcun mistero, i quadri sono due", ha sempre spiegato il professore.

Il sottosegretario, sin da subito, aveva sostenuto di aver trovato il quadro a Villa La Maidalchina, una residenza di campagna che aveva comprato a Viterbo, specificando che l'opera in suo possesso fosse diversa da quella trafugata. "Non ho ricevuto nessun avviso d'indagine, né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso e per un reato compiuto undici anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l'unico reato di cui ci sia evidenza. È l'ennesima diffamazione. Ancora una volta Il Fatto Quotidiano mente", ha ribadito nelle scorse ore il critico d'arte, respingendo le ricostruzioni pubblicate dal giornale diretto da Marco Travaglio.

A quanto si apprende, tuttavia, il fascicolo di indagine sulla vicenda è stato trasmesso per competenza territoriale dalla procura di Imperia a quella di Macerata, in quanto il critico d'arte risulta essere residente a San Severino Marche, città della quale è stato anche sindaco dal 1992 al 1994. L'accusa ipotizzata è quella prevista dall'art. 518-septies del codice penale sull'autoriciclaggio di beni culturali: "Chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, beni culturali provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da euro 6.000 a euro 30.000", recita il codice.

Non è certo che il fascicolo di inchiesta - sempre per una questione di competenza territoriale - si fermi a Macerata. A fine dicembre i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale avevano trasmesso i risultati della loro indagine alla procura di Imperia, già titolare di un'inchiesta su Sgarbi per il presunto tentativo di vendere all'estero un quadro del pittore Valentin de Boulogne, pur non essendo in possesso dell'attestato di libera circolazione o licenza di esportazione. Del caso del quadro di Manetti si sono occupate anche due inchieste condotte dal Fatto Quotidiano e della trasmissione televisiva Report. E sempre il sottosegretario alla Cultura aveva allontanato da sé accuse e sospetti.

"Quello che sappiamo è quanto letto sulla stampa e già questo è singolare", ha commentato ora sulla vicenda l'avvocato maceratese Giampaolo Cicconi, che assiste Sgarbi, evidenziando l'eventuale "violazione del segreto istruttorio" nel caso in cui l'iscrizione sul registro degli indagati fosse confermata per il sottosegretario. Ad oggi - ha concluso l'avvocato - "non siamo in grado di commentare alcunché e se mai dovesse arrivare la notifica dalla procura, spetterà al sottosegretario Sgarbi decidere a chi affidare l'eventuale assistenza".

Il caso, intanto, è rimbalzato sulla scena politica mandando le opposizioni in fermento. E da parte dei Cinque Stelle è arrivata la richiesta di revoca dell'incarico al sottosegretario Sgarbi. Intervistato su Radio1, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha però adottato una doverosa linea di garantismo: "Non faccio il magistrato. Se la magistratura arriverà a una conclusione ne prenderemo atto, ma i processi si fanno nei tribunali". E ancora, l'esponente di governo ha aggiunto: "Ricordo che, quando si è evidenziato un problema dei comportamenti di Sgarbi (in riferimento alla vicenda delle consulenze, ndr) sono stato io a mandare gli atti all'autorithy competente e loro si sono presi fino a febbraio per decidere.

In funzione di quello che decideranno ci muoveremo".

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