Difesa

"400 missili Tomahawk dagli Usa": la mossa per arginare la Corea del Nord

Tokyo sosterrà un esborso di circa 254 miliardi di yen, equivalenti a 1,6 miliardi di euro per i missili e le attrezzature correlate su un periodo di tre anni a partire dall'anno fiscale 2025

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Il Giappone ha firmato un accordo con gli Stati Uniti per l’acquisto di 400 missili da crociera Tomahawk come parte integrante del suo rafforzamento militare in risposta alle crescenti minacce regionali. Ai sensi dell'intesa, Tokyo sosterrà un esborso di circa 254 miliardi di yen, equivalenti a 1,6 miliardi di euro per i missili e le attrezzature correlate su un periodo di tre anni a partire dall'anno fiscale 2025, secondo quanto reso noto dal ministero della Difesa giapponese.

I missili di Tokyo

In un primo momento il Giappone pensava di aggiudicarsi gli ultimi modelli Tomahawk Block-5 negli esercizi fiscali 2026 e 2027, da schierare sui cacciatorpedinieri Aegis delle Forze di autodifesa marittima, ma lo scorso ottobre ha anticipato l'acquisto di un anno, considerando in alternativa l'approvvigionamento del modello precedente, il Block-4.

Il ministro della Difesa nipponica, Minoru Kihara, ha annunciato a dicembre la decisione di accelerare lo spiegamento di alcuni Tomahawk e di missili terra-nave Type 12 di fabbricazione giapponese a partire dall’anno fiscale 2025, un anno prima del piano originale. Il governo è consapevole di dover affrontare il contesto di sicurezza “più severo” dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi a causa delle minacce provenienti da Cina e Corea del Nord, che hanno costretto Tokyo ad aumentare la cooperazione militare con Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna e altre nazioni amiche. Kihara ha ricordato che la decisione del governo di anticipare l'acquisizione dei missili statunitensi, con una gittata di circa 1.600 chilometri, è stata presa "in considerazione a un ambiente di sicurezza sempre più minaccioso".

Nello specifico, l'esecutivo del primo ministro Fumio Kishida si è impegnato a raddoppiare la spesa annuale per la difesa portandola a circa 10mila miliardi di yen (68 miliardi di dollari) entro il 2027. Se le previsioni dovessero essere confermate il Giappone diventerebbe il terzo Paese per spesa militare al mondo, dopo Stati Uniti e Cina. Ricordiamo inoltre che nel dicembre 2022 Kishida aveva approvato un piano quinquennale dal valore di 320 miliardi di euro per potenziare le capacità di difesa del Paese, con l'obiettivo di allinearsi alle direttive della Nato, come auspicato dall'alleato Usa, portando la spesa militare vicina al 2% del pil.

Da Kim alla Cina: crescono le tensioni asiatiche

Il ministero ha anche dichiarato di aver firmato un altro contratto a ottobre per l'acquisto dei missili Joint Strike di fabbricazione norvegese a partire dal 2026, con una gittata di circa 500 chilometri, che si prevede saranno montati sui caccia stealth F-35A Made in Usa.

Il Giappone sta insomma accelerando il dispiegamento di missili da crociera a lungo raggio in grado di colpire obiettivi in Cina o Corea del Nord, mentre le truppe nipponiche lavorano sempre più fianco a fianco con gli Stati Uniti e altre nazioni amiche e assumono ruoli più offensivi.

Al netto delle possibili scintille tra Usa e Cina per il dossier Taiwan, è lecito supporre che Tokyo sia preoccupata da Kim Jong Un. A giudicare da quanto è accaduto nelle ultime settimane Pyongyang potrebbe infatti aver deciso di pianificare un futuro attacco contro la Corea del Sud. In tal caso l'effetto domino travolgerebbe l'intero Estremo Oriente.

Giappone compreso.

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