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Collisione di Zagabria: così due aerei si scontrarono negli affollati cieli della Jugoslavia

Il 10 settembre 1976 due voli di linea che stavano sorvolando lo spazio aereo sopra Zagabria si scontrarono, precipitando con 176 passeggeri

Screen Air Crash Daily via YouTube
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Il 10 settembre 1976, il volo British Airways 476 partito da Londra e il volo Inex-Adria Aviopromet 550, si scontrarono nello spazio aereo sopra Zagabria, provocando il decesso di 176 persone e passando alla storia come la Collisione di Zagabria.

Il traffico aereo sopra Zagabria e la situazione dei controllori di volo

All’epoca del disastro, il traffico aereo sopra la città di Zagabria era molto intenso. Questo perché, a partire dal dopoguerra, i voli tra Europa ed Estremo Oriente, per evitare di sorvolare sui paesi del blocco comunista, transitavano sulla Jugoslavia, rendendo il traffico aereo un vero e proprio incubo per i controllori di volo. Nel 1976 Zagabria era seconda in Europa come numero di voli, ma il Centro di controllo del Traffico Aereo (Atcc) era formato da soli 30 dipendenti, numero assolutamente inferiore a quello necessario per seguire un traffico aereo esagerato.

Sebbene il centro di controllo fosse stato dotato di un radar nuovo tre anni prima, quest’ultimo dava dei problemi e gli operatori, per avere l’esatta posizione dei velivoli di passaggio, usavano il cosiddetto sistema di controllo procedurale. Questo sistema, utilizzato nelle zone con un traffico aereo basso, prevede che la gestione del traffico si basi sui riporti di posizione via radio, effettuati dai piloti. La mattina del 10 settembre 1976, da Londra decollò un Trident 3B Be 476, della compagnia britannica British Airways, con a bordo 54 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio, diretto a Istanbul.

Il velivolo, comandato dal capitano Dennis Tann, dal copilota Brian Helm e dall’ufficiale di supporto Martin Flint, dopo aver sorvolato Dover, Bruxelles e Monaco di Baviera, alle 9:45 del mattino imboccò l’aerovia Upper Blue 1 (Ub1) ed entrò nello spazio aereo austriaco. Nello stesso momento, un Dc-9 della Inex-Adria Aviopromet, una compagnia charter jugoslava, decollò da Spalato, diretto a Colonia. Il velivolo slavo era guidato da Jože Krumpak, in cabina di pilotaggio con lui c'era il primo ufficiale Dušan Ivanuš e a occuparsi dei 108 passeggeri vi erano 3 hostess. Sopra Zagabria, lo spazio aereo era diviso in tre strati, inferiore, medio e superiore: il Dc-9 doveva attraversare il settore intermedio di controllo, mentre il volo British Airways quello superiore.

Nel settore medio e quello superiore lavoravano un controllore e un assistente, ma la procedura prevedeva che dovessero essere presenti almeno 3 persone. Quel giorno quindi, il centro di controllo era sotto organico. La mattina dell'incidente, intorno alle 10, la situazione sopra Zagabria era particolarmente impegnativa e i controllori, il cui turno durava 12 ore, erano già a 4 ore di lavoro. Del livello intermedio si stava occupando Bojan Erjavec con l’assistente Gradimir Pelin, in quello superiore c’era Mladen Hochberger, con l’assistente Gradimir Tasić, in attesa di essere sostituiti da Nenad Tepeš, che era in ritardo.

La collisione

Alle 10.02, il volo per Colonia, per il troppo traffico su Zagabria, si trovò costretto a salire dal livello intermedio a quello superiore. Quando il comandante contattò il centro di controllo per ottenere il permesso di salire di quota, tra gli operatori vigeva il caos più totale. Erjavec prese la chiamata del volo della Inex-Adria Aviopromet, ma aveva bisogno del benestare di Tasić o di Tepeš, il ritardatario, per approvare la manovra del Dc-9. In quel momento, gli operatori stavano gestendo ben 11 aerei, entrati nei gremiti cieli di Zagabria, e Tasić guardò solo di sfuggita sullo schermo la traccia del Dc-9 e assentì, occupato al telefono con altri velivoli e pensando di aver dato l'autorizzazione a un altro volo.

Nel frattempo, il volo British Airways stava volando a livello 330, come ordinato dai controllori di volo poco prima, a una velocità reale di 890 chilometri all'ora, ma il vento lo stava spingendo a 905 chilometri all'ora. I due velivoli si avvicinavano sempre di più, il Dc-9 continuava a salire, ma gli operatori erano occupati a gestire troppe situazioni in contemporanea. Quando Tasić ebbe il primo contatto con il volo jugoslavo, i piloti gli riferirono solo: "Tre due cinque sta passando su Zagabria". A quel punto, il Dc-9 jugoslavo si trovava 150 metri sotto l'altro velivolo, che il radar, inaffidabile, mostrava a livello 335. Fu quello l'errore fatale commesso da Tasić: l'uomo si fidò del radar, ma la posizione mostrata non era esatta. L'operatore pensò, erroneamente, che se il Dc-9 fosse rimasto a livello 327, i due aerei sarebbero passati vicini ma senza conseguenze. Tre secondi più tardi, l'ala del Dc-9 della compagnia Inex-Adria colpì la cabina del Trident britannico, uccidendo l'equipaggio. I due velivoli precipitarono a tutta velocità a Vrbovec, vicino Zagabria, trascinando con loro i 176 passeggeri.

Le responsabilità della tragedia

A sette mesi dall'incidente, per quello che accadde a Zagabria il 10 settembre 1976, vennero accusati di negligenza criminale cinque controllori, il supervisore e due capi servizio, i quali rischiarono 20 anni di carcere. In una ridda di accuse e controaccuse vicendevoli, alla fine venne riconosciuto come unico colpevole il giovane controllore Gradimir Tasić, che quello sfortunato giorno prese delle decisioni sbagliate, a causa della mancanza di personale all'interno del centro di controllo e della conseguente mole di lavoro da gestire. Il 27enne fu condannato a 7 anni di carcere, ma il suo avvocato riuscì a ottenere uno sconto di pena, portando il suo caso davanti alla corte suprema e al maresciallo Tito. Dopo 2 anni di prigione, nel 1978, Tasić uscì di prigione.

Nel 1982 il caso venne riaperto, ma dopo ulteriori indagini fu chiuso, per l'impossibilità di stabilire se il modo in cui venne condotta la salita del volo Inex Adria Aviopromet fosse appropriato.

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