Cronaca internazionale

Trump escluso dalle primarie in Colorado: come cambia la corsa alla Casa Bianca

La Corte Suprema del Colorado dichiara Donald Trump incandidabile alle primarie del prossimo 5 marzo: è la prima volta che la Sezione 3 del Quattordicesimo Emendamento viene applicata al caso di un ex presidente in corsa alla Casa Bianca

Trump escluso dalle primarie in Colorado: come cambia la corsa alla Casa Bianca

Colpo di scena nella corsa alle presidenziali del 2024 (l'ennesimo) per Donald Trump: la Corte suprema del Colorado ha escluso il tycoon dal voto delle primarie repubblicane per la Casa Bianca per il suo ruolo nell'assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. Si tratta del primo candidato presidenziale della storia Usa ad essere dichiarato incandidabile in base al Quattordicesimo emendamento, che esclude dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in "insurrezioni o rivolte" contro il governo americano. Un primato che ora rischia di far franare la campagna elettorale del principale candidato repubblicano, oltre ad andare a costituire un precedente costituzionale storico.

L'inossidabile Trump ha, tuttavia, dichiarato di essere pronto a dare battaglia: il portavoce della sua campagna Steven Cheung ha annunciato che farà ricorso contro la sentenza del Colorado, bollando la decisione "completamente errata". "Presenteremo rapidamente un ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti e una contestuale richiesta di sospensione di questa decisione profondamente antidemocratica", ha dichiarato in un comunicato. "Sbagliata" e "antidemocratica": così lo staff di Trump ha definito la decisione, destinata con ogni probabilità a finire davanti alla Corte suprema federale.

Cosa stabilisce il Quattordicesimento Emendamento

La clausola in questione recita: "Nessuno potrà essere senatore o rappresentante al Congresso, o elettore del presidente e del vicepresidente, o ricoprire alcuna carica, civile o militare, sotto gli Stati Uniti, o sotto qualsiasi Stato, se, avendo precedentemente prestato giuramento, in qualità di membro del Congresso, o come funzionario degli Stati Uniti, o come membro di qualsiasi legislatura statale, o come funzionario esecutivo o giudiziario di qualsiasi Stato, di sostenere la Costituzione degli Stati Uniti, si sarà impegnato in un'insurrezione o ribellione contro la stessa, o avrà dato aiuto o conforto ai suoi nemici. Ma il Congresso può, con un voto di due terzi di ciascuna Camera, rimuovere tale incapacità".

L'emendamento fa parte, infatti, delle tre importanti novelle dell'età della Ricostruzione, e venne adottato nel 1868, dopo la Guerra civile americana. Occupandosi dei diritti della cittadinanza, alla sezione terza stabilisce che i funzionari pubblici che hanno giurato di sostenere la Costituzione sono banditi da futuri incarichi se coinvolti in una "insurrezione" o "rivolta". La formulazione è considerata vaga e non menziona esplicitamente la presidenza. Finora è stata applicata solo due volte dal 1919. La sezione terza fu introdotta per impedire che qualsiasi funzionario civile o militare che aveva servito negli Stati Uniti prima della Guerra civile riguadagnasse posizioni di autorità nonostante avesse tradito il suo Paese sostenendo i sudisti.

Cosa ha stabilito la Corte Suprema del Colorado

La Corte ha stabilito che Trump non potrà comparire sulla scheda elettorale delle primarie presidenziali dello Stato perché le sue azioni relative all'attacco al Campidoglio del 2021 lo rendono incandidabile. Si tratta della prima volta nella storia che il Comma 3 del Quattoridcesimo Emendamento viene utilizzato per bandire un candidato alla presidenza. I giudici hanno così ribaltato la decisione del mese scorso di un giudice distrettuale di Denver secondo cui la Sezione 3 non si applicherebbe alla presidenza. La decisione della Corte è stata presa a maggioranza ed eventuali ricorsi in appello saranno consentiti fino al 4 gennaio.

La decisione dovrebbe ora applicarsi esclusivamente alle primarie repubblicane in Colorado nel Super Tuesday previsto per il prossimo 5 marzo. Il Colorado è uno Stato saldamente democratico e quindi Joe Biden lo avrebbe comunque vinto a mani basse. La sentenza, tuttavia, potrebbe influenzare lo status dell'ex presidente nelle elezioni generale del 5 novembre 2024. Il caso è stato portato avanti da un gruppo di elettori del Colorado, aiutati dall'associazione Citizens for Responsibility and Ethics di Washington: la loro tesi, bocciata in prima istanza, è che Trump dovrebbe essere squalificato per aver incitato i suoi sostenitori ad attaccare il Campidoglio nel tentativo fallito di ostacolare il trasferimento del potere a Biden dopo la vittoria delle elezioni del 2020. Casi analoghi, basati sul medesimo emendamento, sono stati promossi in Minnesota e in Michigan ma per ora sono stati respinti: in Michigan un giudice ha stabilito che la questione era politica e non spettava a lui decidere, mentre secondo una corte d'appello Trump non andava tolto dalla corsa.

La questione ora passa alla Corte Suprema

La decisione del Colorado, che potrebbe essere seguita da altri Stati, porterà all'intervento dei giudici supremi di Washington Dc, che dovranno dirimere la questione e stabilire se Trump è legittimato a candidarsi per ricoprire il ruolo di presidente degli Stati Uniti. Il pronunciamento varrà non solo per il Colorado, ma per tutti gli altri Stati. Ma in attesa di sviluppi, la decisione della corte del Colorado è già storica. In Colorado, la Corte Suprema statale ha deciso con una votazione di 4 a 3. "La maggioranza della corte - hanno scritto i giudici nel dispositivo - ritiene che il presidente Trump non possa ricoprire l'incarico di presidente in base alla Sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti". "Poiché non è legittimato - continuano - sarebbe un errore inserirlo come candidato alle primarie presidenziali".

Nel frattempo, a Washington, un eventuale ritorno di Trump viene temuto in maniera trasversale. Soprattutto riguardo alla possibilità che, tornato alla presidenza rafforzato e più preparato, tenti l'assurdo, cioè ritirare gli Stati Uniti dalla Nato. E così nella legge annuale per la spesa militare approvata la scorsa settimana, è stata inserita, senza grandi clamori, una misura con cui viene esplicitamente vietata la possibilità che un presidente decida l'uscita dall'Alleanza Atlantica senza l'approvazione dei due terzi del Senato o un atto del Congresso.

Si tratta di un'iniziativa bipartisan, sponsorizzata dal senatore democratico Tim Kain e da quello repubblicano Marco Rubio, in cui si ribadisce, soprattutto alla luce della sua rivitalizzata importanza dopo l'aggressione della Russia all'Ucraina, l'impegno del Congresso a sostegno della Nato, senza fare ovviamente nessun riferimento diretto a Trump che durante il suo primo mandato ha più volte attaccato l'Alleanza Atlantica.

Misure straordinarie per una campagna elettorale che promette lo straordinario, ancora una volta.

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