Guerra in Israele

Il discorso antisemita, le kefie e il silenzio su Hamas: bufera alla Berlinale

Le dichiarazioni dei registi del documentario “No Other Land” hanno scatenato la reazione di Israele. Interviene anche Scholz: “Non si può mantenere una posizione così unilaterale”

Basel Adra e Yuval Abraham, registi del documentario "No Other Land"
Basel Adra e Yuval Abraham, registi del documentario "No Other Land"

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Il discorso antisemita, le kefie e il silenzio su Hamas: bufera alla Berlinale

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Sabato si è chiusa l’edizione 2024 della Berlinale, uno dei più importanti festival cinematografici al mondo insieme a Venezia e Cannes, e il dibattito è ancora rovente. Ma le discussioni non riguardano la qualità dell’ultima edizione “italiana” targata Carlo Chatrian o il palmares, ma la crisi in Medio Oriente. La kermesse berlinese è infatti finita nella bufera per aver fatto da cassa da risonanza per le dichiarazioni giudicate antisemite pronunciate dai registi del documentario "No Other Land" vincitore del Documentary Film Award.

I registi del documentario, l'attivista Basel Adra e il giornalista israeliano Yuval Abraham, hanno acceso i riflettori sulle lotte di un villaggio della Cisgiordania contro i coloni israeliani. Nel corso della cerimonia di premiazione, Basel Adra ha sottolineato le difficoltà nel festeggiare "quando decine di migliaia di persone del mio popolo vengono massacrate da Israele a Gaza". Discorso condiviso dal collega Yuval Abraham: “Tra due giorni torneremo in una terra in cui non siamo uguali... Questa situazione di apartheid tra noi, questa disuguaglianza deve finire. Io ho diritto di voto, mentre Basel non ce l'ha, io sono libero di muovermi dove voglio mentre Basel è, come milioni di palestinesi, rinchiuso nella Cisgiordania occupata”. Dichiarazioni che non sono passate inosservate, anzi.

Le emittenti israeliane, Canale 11 in testa, hanno definito il discorso dei due registi come“antisemita”. I due pro-Pal, invece, hanno denunciato decine di minacce di morte. E, ancora, il clima anti-Israele vissuto alla Berlinale, tra chi ha denunciato il presunto genocidio in corso in Palestina (a partire dal regista Ben Russell) e chi ha vestito la kefiah in segno di solidarietà a Gaza. E ancora, i giurati con dei foglietti con la scritta “cessate il fuoco adesso”. Nessun riferimento alla strage commessa da Hamas il 7 ottobre, nessun messaggio di vicinanza alle famiglie di uomini, donne e bambini massacrati dai terroristi palestinesi. Da qui la reazione muscolare dello Stato ebraico, supportata dal governo tedesco.

Il cancelliere Olaf Scholz ha condannato le dichiarazioni di condanna dei massicci bombardamenti a Gaza da parte di Israele, rimarcando di essere d'accordo sul fatto che "non si possa mantenere una posizione così unilaterale". Anche il ministro della Cultura Claudia Roth ha stigmatizzato le dichiarazioni rilasciate alla cerimonia di premiazione definendole"spaventosamente unilaterali e caratterizzate da un profondo odio verso Israele". La Roth ha annunciato un'indagine per accertare i fatti della Berlinale, in particolare se il Festival sia stato o meno all’altezza della sua pretesa di essere un "luogo di diversità, di prospettive diverse e di dialogo". "È inaccettabile che, in una serata del genere, i registi internazionali non abbiano affrontato il brutale attacco terroristico di Hamas contro più di mille persone che vivevano pacificamente e non abbiano detto una parola sugli oltre 130 ostaggi che sono ancora trattenuti da Hamas", ha aggiunto.

Seguiranno aggiornamenti.

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