Cronaca internazionale

"Fuori gli iPhone dagli uffici governativi". La stoccata della Cina agli Usa

La Repubblica popolare intende limitare la sua dipendenza dalla tecnologia straniera e punta alle aziende statali

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La Cina continua la sua lotta per l’indipendenza tecnologica. È di martedì 6 settembre la decisione di Pechino di proibire ai dipendenti governativi di utilizzare per lavoro o portare in ufficio iPhone e altri dispositivi di marca straniera. Come riporta il Wall Street Journal, alla base di questa direttiva vi è l’obiettivo di promuovere la sicurezza informatica interna del Paese e salvaguardarne gli interessi nazionali.

La motivazione ricalca quella adottata dagli Stati Uniti negli ultimi anni con la recente lotta alla popolare piattaforma TikTok, gestita da ByteDance. Si inasprisce, dunque, la guerra economica tra le due superpotenze: Washington e i suoi alleati tentano di limitare l’accesso della Cina a componenti essenziali per la sua industria di microchip, mentre Pechino riduce le importazioni da colossi del mercato statunitense.

Il nuovo divieto arriva a una settimana dall’evento Apple in cui molti ritengono che sarà annunciata la nuova serie di iPhone. I prodotti dell’azienda di Cupertino sono molto popolari in Cina e dominano il mercato degli smartphone di fascia alta. La Repubblica popolare rappresenta circa un quinto delle entrate complessive del gigante americano e proprio la diffusione capillare dei dispositivi marchiati con la mela potrebbe limitare le perdite. I titoli della compagnia hanno comunque subito una contrazione dell’1,5% in borsa.

Nemmeno Apple è immune a queste misure, nonostante abbia centinaia di migliaia di lavoratori in Cina grazie ai suoi contatti con Foxconn”, commenta Tom Forte, analista della società di consulenze D.A. Davidson citato da Reuters. “Questo dovrebbe convincere le aziende a diversificare la propria catena di rifornimenti e variare la concentrazione della clientela, per essere meno dipendenti da Pechino nel caso in cui le tensioni si inasprissero ulteriormente”.

La nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Repubblica popolare non accenna a fermarsi. Durante la sua visita in Cina a fine settembre, il segretario al commercio americano Gina Raimondo ha affermato che le compagnie a stelle e strisce si sono lamentate del fatto che è diventato sempre più difficile investire nella seconda economia del mondo, a causa delle continue multe, raid e azioni simili.

Conseguenze, queste, della pressione esercitata dalla Cina sulle aziende statali, investite del ruolo di attori chiave nell’ottenimento dell’autosufficienza del gigante asiatico, in particolare in ambito tecnologico.

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