Cronaca internazionale

"Ha corrotto un testimone". Sarkozy finisce ancora nei guai per i suoi traffici in Libia

Nel mirino dei giudici, ancora una volta, i finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia durante la campagna elettorale del 2007: l'ex presidente francese è indagato per corruzione di un testimone

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Nuovi guai giudiziari per l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy. L'ex capo dell'Eliseo è stato incriminato da due giudici istruttori che lo stavano interrogando nell'ambito dell'inchiesta su possibili manovre fraudolente per scagionarlo dai sospetti circa i finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia inerenti la sua campagna presidenziale del 2007. L'ex capo di Stato, in particolare, è stato accusato di corruzione di testimone e di associazione a delinquere finalizzata alla frode, ha dichiarato una fonte giudiziaria all'Afp. Sarkozy ha fatto sapere, tramite i suoi legali, di essere deciso a difendere il suo onore. "Nicolas Sarkozy è fermamente deciso a far valere i suoi diritti, a stabilire la verità e a difendere il suo onore", hanno scritto Jean-Michel Darrois e Christophe Ingrain in una dichiarazione inviata all'agenzia stampa francese.

Nuovo processo in vista per Sarkozy?

L'incriminazione apre la strada a un possibile nuovo processo per Sarkozy: la decisione è stata presa dai giudici dopo circa trenta ore di interrogatorio, nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria denominata "Saving Sarkozy", aperta nel maggio 2021. Nell'inchiesta sono coinvolte anche la regina dei paparazzi Mimi Marchand, l'intermediario Noël Dubus, già condannato per frode, e l'influente uomo d'affari David Layani. Archiviato, invece, i caso del finanziere Pierre Reynaud, morto lo scorso maggio. L'ex capo dell'Eliseo è accusato di aver ottenuto - previo pagamento - una ritrattazione delle accuse mosse contro di lui dall'intermediario franco-libanese Ziad Takieddine, alla fine del 2020. L'ex presidente, infatti, era stato incriminato per associazione a delinquere nell’ambito di un’inchiesta sui presunti fondi illeciti per corruzione passiva, finanziamento illecito della campagna elettorale e appropriazione indebita di fondi pubblici della Libia.

Nel novembre 2020, Ziad Takieddine, uno dei suoi principali accusatori, ritirò tutte le accuse in un video diffuso da Paris Match e da Bfm-Tv. I giudici sospettano che l'ex presidente, tramite una fitta ragnatela di intermediari, abbia ricompensato la decisione del testimone chiave. Non solo: gli intermediari di Sarkozy sono inoltre accusati di aver tentato di corrompere i magistrati libici affinché liberassero il figlio di Gheddafi, per poter permettere alla famiglia del defunto dittatore libico di "scagionare" Sarkozy.

L'indagine sui finanziamenti illeciti

Nel 2011, un intervento militare sponsorizzato da Francia, Regno unito e Stati Uniti, portò alla destituzione di Gheddafi in Libia. Sarkozy fu uno dei promotori di quella guerra che destabilizzò il Paese, ancora nel caos dopo 12 anni. Come ricostruisce The Intercept, la storia della strana relazione tra Sarkozy e Gheddafi inizia addiriottura nel 2003, quando l'Onu rimuove le pesanti sanzioni contro la Libia imposte in seguito all'attentato di Lockerbie. Nel 2007, dopo essere stato eletto presidente, Sarkozy riceve Gheddafi per una visita di stato di cinque giorni, il primo viaggio del dittatore libico in Francia in oltre 30 anni. Durante quella visita, Gheddafi dichiarerà che la Libia avrebbe acquistato 5,86 miliardi di dollari di equipaggiamenti militari francesi, tra cui 14 jet da combattimento Dassault Rafale (vendita che, tuttavia, non andò mai in porto). In seguito è lo stesso Gheddafi, nel marzo 2011, ad affermare per la prima volta di aver pagato la campagna di Sarkozy in un'intervista rilasciata due giorni prima del lancio delle prime bombe della Nato sul suo Paese. Suo figlio Saif al-Islam Gheddafi rilascia dichiarazioni simili poco dopo, ma l'intervento della Nato distolse l'attenzione dalle parole di Gheddafi.

Questo fino allo scoop di Mediapart, che ha portato l'ex presidente ad essere al centro delle attenzioni della magistratura con l'apertura delle inchieste a suo carico.

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