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Santiago de Compostela, quando il treno deragliò sulla curva "maledetta"

A luglio 2013 un treno ad alta velocità deragliò nei pressi della stazione spagnola di Santiago de Compostela, causando 79 morti e 140 feriti

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Il 24 luglio 2013 nei pressi della stazione spagnola di Santiago de Compostela, il treno Classe S730 deragliò su una curva denominata la "Grandeira". Il tremendo incidente causò il decesso di 79 persone e 140 feriti, molti dei quali gravi. Il disastro avvenuto nella stazione della città in cui si trova il famoso santuario spagnolo è considerato il peggior incidente ferroviario accaduto in Spagna, dopo quello di Torre del Bierzo del 1944, il cui numero di vittime resta a tutt'oggi imprecisato.

La dinamica dell’incidente

Incidente di Santiago de Compostela

Il 24 luglio 2013 alle 20.41, lungo la tratta ad alta velocità Olmedo-Zamora-Galizia, nel tratto che collega Madrid a Ferrol, il treno Alvia dell’Ave (Alta Velocidad Espanola) stava transitando sulla famigerata curva detta la Grandeira, nei pressi della stazione di Santiago de Compostela. La curva, che costeggia il sobborgo di Algrois, è nota agli abitanti della zona come "la curva maledetta". La Grandeira fu responsabile di molti incidenti nel corso degli anni, tra cui quello di una bambina, che venne investita da un treno di passaggio, mentre giocava con alcuni amichetti. Proprio lì dietro infatti c’era un parco giochi ed era frequente che i bambini attraversassero i binari per andare a riprendere una palla andata troppo in là.

Secondo quanto riportarono gli abitanti della zona al sito Larioja, “i binari in quel punto non erano recintati”, al momento della tragedia che causò la morte della piccola. L’incidente, ultimo di una lunga lista, provocò l’immediata reazione degli abitanti di Angrois, che chiesero alla Xunta de Galicia e all'Amministrazione delle Infrastrutture Ferroviarie (Adif), di recintare la zona, affinché non si ripetessero più eventi luttuosi di quella portata in prossimità della pericolosa curva. Finalmente il pericoloso tratto fu recintato e i bambini tornarono a giocare sereni. Ma cosa provocò la sciagura del treno Alvia?

Il convoglio coinvolto nell'incidente era costituito da 13 vagoni, sui quali viaggiavano 218 passeggeri, alcuni dei quali si rovesciarono e due presero fuoco nel violento impatto dovuto al deragliamento del treno. Nell’incidente 78 persone persero la vita sul colpo, mentre una spirò in ospedale e 140 rimasero ferite. A seguito del disastro di Santiago de Compostela, vennero inviati un gran numero di poliziotti e soccorritori, che, arrivati sul posto, raccontarono di aver visto l'inferno. Quattro vagoni erano schiacciati uno dentro l'altro, come una "fisarmonica", e un'altra carrozza era in posizione verticale. Il giorno seguente il premier spagnolo Mariano Rajoy visitò il luogo della tragedia, per esprimere il suo cordoglio nei confronti dei passeggeri che avevano perso la vita. Il governo spagnolo dichiarò inoltre 3 giorni di lutto per ricordare le vittime del disastro.

Le indagini sul deragliamento

Incidente di Santiago de Compostela

Le indagini sulle cause che portarono il treno a deragliare furono assunte dalla Comisión de Investigación de Accidentes Ferroviarios. Una volta esclusa la possibilità che si trattasse di un atto terroristico, gli inquirenti si concentrarono sui testimoni, i quali dichiararono che il treno stava viaggiando a una velocità spropositata quando deragliò. Il registratore dati presente a bordo rilevò infatti che il treno, prima di transitare lungo la curva maledetta, stava viaggiando a una velocità di 190 chilometri all'ora, sebbene il limite in quel tratto fosse di 80 chilometri all'ora. Interrogato dagli inquirenti, il macchinista Francisco José Garzón Amo ammise che il treno stava viaggiando proprio a 190 chilometri all'ora.

Dopo le prime analisi, già nei primi giorni dopo l'incidente, l'uomo fu accusato e in seguito condannato per omicidio plurimo, per negligenza professionale, e per aver causato gravi ferite ai 140 passeggeri rimasti feriti. Gli investigatori scoprirono che Garzón Amo, poco prima di imboccare la curva, stava parlando al cellulare con lo staff della Renfe, ovvero con le ferrovie statali spagnole. Inoltre, dai rumori di sottofondo emersi dalle registrazioni, si evinse che l'uomo stava consultando una mappa relativa al binario da imboccare alla stazione di arrivo.

Quando Garzòn Amo azionò i freni purtroppo era ormai troppo tardi. Il treno, ripreso da una telecamera a circuito chiuso, deragliò senza possibilità di scampo per i passeggeri. Per evitare che accadessero ancora incidenti simili, l'Amministrazione delle Infrastrutture Ferroviarie installò tre dispositivi elettronici tra i binari, detti "balise", che controllano la velocità dei treni e comandano la frenata d'emergenza, qualora il treno abbia superato la velocità consentita.

I dispositivi furono posizionati a 1,9 chilometri dalla stazione di Santiago de Compostela.

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