Cronaca internazionale

Sanchez tira dritto sull'amnistia: "È nell'interesse della Spagna"

Il candidato alla presidenza del governo spagnolo, Pedro Sanchez, ha difeso l'amnistia per i leader indipendentisti catalani

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Alla vigilia del voto di fiducia del parlamento, il candidato alla presidenza del governo spagnolo, Pedro Sanchez, ha difeso l’amnistia per i leader indipendentisti catalani definendola una misura "in nome della Spagna, nell'interesse della Spagna e in difesa dell'armonia tra gli spagnoli". Nel suo discorso alla plenaria per l'investitura al Congresso, Sanchez ha chiarito che l'amnistia sarà approvata "alla luce del sole e in totale trasparenza". "Non sarà un attacco alla Costituzione del '78, ma tutt'altro, un ulteriore esempio della sua forza e validità", ha aggiunto.

La posizione di Sanchez sull’amnistia

"Concederemo l'amnistia perché le circostanze sono quelle che sono: tocca fare di necessità virtù in nome della Spagna, dell'interesse nazionale, per difendere il progresso sociale, per superare le fratture del passato. Il problema del Pp e di Vox non è l'amnistia ma che non hanno accettato il risultato elettorale", ha dichiarato Sanchez in parlamento, parlando di una misura completamente legale e costituzionale come ce ne sono state tante in Europa.

Ricordiamo che un governo Psoe-Sumar, ovvero formato dai socialisti di Sanchez e dalla sinistra di Sumar, ha bisogno del sostegno anche dei partiti indipendentisti catalani, la pragmatica Sinistra repubblicana catalana (Erc) e gli estremisti Junts per Catalunya (Insieme per la Catalogna).

L’ERC e Junts avevano da tempo chiarito che avrebbero sostenuto un nuovo esecutivo Sanchez solo in cambio di un’amnistia per centinaia di persone che, sei anni fa, hanno affrontato azioni legali per il loro ruolo nella spinta unilaterale e illegale per l’indipendenza regionale catalana.

Cosa succede in Spagna

Sanchez ha sostanzialmente vincolato il sostegno pubblico di sei partiti minori per assicurarsi di poter raggiungere la maggioranza assoluta di 176 deputati pronti a votare per il ristabilimento del suo governo di coalizione di minoranza con il partito di sinistra Sumar. La controversia è nata dopo che sono stati firmati accordi con due partiti separatisti catalani. Accordi che includevano l’approvazione di una legge di amnistia che avrebbe riguardato centinaia di separatisti catalani entrati in conflitto con la legge per il loro ruolo svolto nella fallita candidatura di secessione della Catalogna nel 2017.

"Promuovereremo un clima di convivenza in armonia e di perdono", ha detto Sánchez ai parlamentari riferendosi al suo atto di grazia. "In Catalogna e in altre regioni ci sono cittadini che credono che sarebbe meglio andare per la propria strada. Questo governo crede che una Spagna unita sia una Spagna migliore", ha sottolineato, rimproverando poi il Partito Popolare, leader dell'opposizione, per la linea dura adottata contro i separatisti, che avrebbe solo contribuito a spingere più catalani nel campo secessionista. Sanchez si è infine vantato del fatto che la grazia concessa ai leader separatisti imprigionati nel 2021 ha portato a ridurre le tensioni nel nord-est della Catalogna.

Proteste e critiche

I giudici spagnoli hanno criticato pesantemente la proposta di amnistia, definendola un'ingerenza del potere legislativo nella separazione dei poteri. Anche l’Unione Europea sta rivedendo la proposta di amnistia. L'accordo di amnistia ha scatenato proteste anche a Madrid e perfino a Barcellona, ​​capitale della Catalogna.

I partiti conservatori e di estrema destra dell'opposizione spagnola hanno accusato Sanchez di tradire la nazione e di aver concesso l'amnistia solo per mantenere il potere.

"Voglio mostrare il mio rispetto e il mio riconoscimento a coloro che hanno protestato pacificamente", ha invece chiarito Sanchez prima di difendere la costituzionalità del sostegno ottenuto.

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