Cronaca internazionale

Spie cinesi a Londra, l'allarme degli 007: "Parlamento compromesso"

A marzo sono stati arrestati due presunti agenti di Pechino. Uno di loro ha avuto contatti con esponenti di alto livello delle istituzioni britanniche. I timori di infiltrazioni rafforzano la fazione anti-Cina

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La Cina estende la sua ombra sul parlamento inglese. È emersa oggi la notizia che, nel marzo 2023, la polizia ha arrestato due uomini con l’accusa di essere spie di Pechino. La loro identità è sconosciuta ma pare che uno di loro lavorasse come ricercatore nel palazzo di Westminster e avesse accesso a personalità in possesso di informazioni segrete. Tra queste, spiccano l’attuale ministro della Sicurezza Tom Tugendhat e la presidente del Comitato per gli affari esteri Alicia Kearns.

Come riportato dalla Bbc, le fonti ufficiali del governo di Sua Maestà si sono rifiutati di commentare questo avvenimento. Il segretario alla Giustizia Alex Chalk si è limitato ad un generico “qualunque sia la lezione che le autorità parlamentari devono imparare, sono sicuro che la impareranno”. Tugendhat ha ammesso di aver avuto contatti limitati con uno dei due indagati, ma prima di diventare ministro, mentre Alicia Kearns ha solo detto di essere a conoscenza di quanto riportato sui giornali, ma di non poter aggiungere nulla per non “danneggiare il lavoro delle autorità”.

Questa notizia ha riacceso il dibattito sulle relazioni tra Londra e Pechino. Già nel 2022 l’Mi5 (il servizio di controspionaggio del Regno Unito) ha diramato un’allerta sulle azioni dell’avvocato Christine Lee. Secondo gli 007 la donna avrebbe fatto donazioni a diversi membri del parlamento con denaro proveniente dallo United Front Works Department, una sorta di “agenzia di influenza” del partito comunista cinese, la sua “arma magica” per direzionare la politica di altre nazioni in modo non sospetto.

Nonostante il progressivo deterioramento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, a fine agosto 2023 il segretario agli Esteri James Cleverly si è recato a Pechino. La sua visita è stata vista negativamente da molti esponenti di Westminster, che hanno giudicato “confuso e incoerente” l’approccio del governo alla Cina. Gli sviluppi più recenti hanno ovviamente ricompattato la fazione opposta a relazioni amichevoli con il gigante asiatico.

Questa è un’altra prova di quanto i tentacoli del partito comunista cinese arrivino in profondità nelle istituzioni britanniche”, ha commentato il parlamentare conservatore Tim Loughton. “La sicurezza del Parlamento è stata potenzialmente compromessa e questo rafforza l’idea che la Cina debba essere vista come una nazione ostile”.

Duncan Smith, suo compagno di partito, ha rincarato la dose: “È tempo di riconoscere l’entità della minaccia che oggi pone il partito comunista di Xi Jinping. Quanto ci è costata la visita di Cleverly a Pechino?

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