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Il fentanyl dei narcos, la connessione con Wuhan e il patto Biden-Xi: lo strano intrigo

L'industria farmaceutica cinese ha prodotto decine di professionisti che per anni hanno arrotondato vendendo fentanyl negli Stati Uniti. E oggi collabora coi cartelli messicani. Ecco il patto che alimenta la crisi degli oppioidi

Il fentanyl dei narcos, la connessione con Wuhan e il patto Biden-Xi: lo strano intrigo

Ci sono giorni in cui in diverse città americane le ambulanze vanno e vengono senza sosta. Gli interventi spesso sono legati a overdose. L'epidemia che attanaglia gli Stati Uniti non dà tregua. Le morti per abuso di droghe hanno toccato, anno dopo anno, macabri record. Giusto per avere un'idea nel 2021 più di 100 mila americani sono morti in un solo anno. Di questi oltre il 66% ha perso la vita per il fentanyl. Per capire cosa succede nelle strade americane bisogna andare oltre confine, fare tappa in Messico e poi andare oltre e approdare in Cina. E questo spiega molto bene perché il tema della crisi degli oppioidi è stato uno dei punti cardine dell'incontro del 15 novembre tra Joe Biden e Xi Jinping.

La Repubblica popolare ha un ruolo in questa epidemia, un ruolo che ha a che fare sia con il suo sviluppo, che con i turbolenti rapporti tra Pechino e Washington. Le attività cinesi sono alla base di quella che è stata definita la quarta ondata dell'epidemia. Oggi il prodotto finito, le pastiglie che arrivano negli Usa, vengono prodotte in larga parte in territorio messicano, in particolare dal cartello di Sinaloa. Ma i componenti chimici per produrre il fentanyl, arrivano dalla Cina.

L'origine

Keegan Hamilton, giornalista americano con un passato a Vice News, ha cercato di andare al punto di origine di questa crisi, ha viaggiato dall'America fino in Cina, passando per il Messico, per capire come funziona questa filiera. Il suo racconto, raccolto nel podcast Painkiller: America’s fentanyl crisis, accende un faro in una città tristemente famosa per tutti in Occidente, il centro di Wuhan.

Il capoluogo della provincia di Hubei da anni è un centro di sviluppo farmaceutico d'eccellenza che esporta prodotti sanitari e farmaci. Negli anni, ha raccontato Hamilton, ha formato una classe di esperti nel settore che in breve tempo hanno provato a sfruttare le proprie conoscenze per arricchirsi. Così molti di loro si sono messi a sintetizzare pasticche di fentanyl e a spedirle via posta direttamente negli Stati Uniti.

Qualcosa è cambiato nel 2019. Nove persone vengono condannate in un tribunale dell'Hebei per traffico illegale di fentanyl negli Stati Uniti, la svolta tra Cina e Stati Uniti sembrava compiuta. Xi Jinping aveva provato a tendere una mano a Donald Trump inserendo l'oppioide sintetico in una black list di droghe vietate sperando in un allentamento della pressione americana soprattutto sul fronte dei dazi, varati dalla Casa Bianca nel 2017. Un'apertura congelata quasi subito.

Una filiera spezzettata

La stretta cinese sulle pillole non ha fermato la crisi. E raramente la stretta sul lato dell'offerta blocca un'emergenza simile. Il mercato ormai "aperto" al fentanyl ha continuato a chiedere più pillole, anche durante i lockdown per la pandemia. Come ha confermato Hamilton, il lato della domanda è molto ampio. Il giornalista americano, intervenuto al Festival di Internazionale di Ferrara, ha spiegato che l'aspetto più sorprendente visto dal punto di vita dei cartelli è che la domanda rimane altissima "anche se i clienti muoiono rapidamente". "C'è sempre un nuovo cliente pronto a sostituirne un altro", spiega Hamilton.

Oggi il commercio di fentanyl è in mano ai cartelli messicani, e questo grazie a quello che è successo proprio in Cina. Xi ha chiuso la fonte primaria, ma i materiali per sintetizzare gli oppioidi fluiscono ancora in gran quantità. Arrivano in Messico in modo coordinato tra i "venditori" cinesi e i cartelli, Sinaloa e il Jalisco New Generation. Pacchi di materie prime vengono scaricati nel bel mezzo dell'oceano pacifico e ripescati, grazie all'uso di Gps, dai cartelli.

Ex "cuochi" cinesi hanno poi fornito la ricetta del fentnayl in modo che fosse possibile sintetizzare la droga in loco. Una decentralizzazione della produzione che ha accelerato il processo di consumo negli Stati Uniti. Il rapporto tra fornitori cinesi e cartelli messicani è strutturato a tal punto da ricreare le dinamiche tipiche di un'impresa regolare. A marzo la 32enne Ana Gabriela Rubio Zea è finita in manette per il suo ruolo all'interno dell'ufficio acquisti del cartello di Sinaloa. Secondo le carte della corte federale di New York per un decennio la Rubio ha importato dalla Cina sostanze per sintetizzare droghe da vendere nel mercato americano.

"Noi siamo il cartello più grande del Messico e possiamo comprarne un sacco", diceva la Rubio in un messaggio criptato a Wu Yonghao, un responsabile dell'ufficio vendite della Shuokang Biological Technology, un colosso biomedico proprio con sede a Wuhan. Dal 2019, hanno sottolineato i rapporti della Dea e del dipartimento di Giustizia, la maggior parte del fentanyl che arriva nel mercato americano proveniva dal Messico ed era prodotto con precursori cinesi.

La simbiosi tra venditori cinesi e i cartelli

Questo rapporto è stato cementato anche dalla tecnologia. Come ha spiegato al Guardian l'ex assistente speciale della Dea Christopher Urben, oggi la comunicazione corre su WeChat, la super app di messaggistica usata in Cina al posto di Whatsapp. La Tencent, holding che possiede WeChat, difficilmente fornisce informazioni sugli utenti, in particolare agli americani.

In questo modo si è creato un canale privato tra i cartelli in Messico e i fornitori cinesi che hanno cementato il rapporto di fiducia tra le parti. Urben ha notato come i tempi dei telefoni usa e getta, che cambiavano costantemente numero per non essere intercettati, sono finiti. "WeChat permette comunicazioni costanti nel tempo e dà agli uomini del cartello la possibilità di coordinare riunioni e addirittura passaggi di denaro in modo sicuro".

La questione del riciclaggio di denaro

Il rapporto tra cartelli messicani e Cina si lega anche alla questione dei proventi derivanti dalla vendita del fentanyl. In questo caso entrano in gioco le organizzazioni cinesi di riciclaggio del denaro, in particolare pompando dollari proprio attraverso WeChat. Come spiega il Guardian, dal 2015 in Cina sono in vigore delle leggi che limitano i flussi di denaro fuori dal Paese e questo ha fatto sì che si creasse un mercato parallelo.

Questo mercato funziona in modo circolare. I cartelli cedono dollari in contanti incassati negli Usa alle organizzazioni cinesi che a loro volta li rivendono a prezzo maggiorato a ricchi cinesi che vogliono spedere ma non possono far uscire capitali dalla Repubblica popolare. Questi fondi vengono poi immessi nel mercato messicano. Questo ciclo nei fatti sottrae potere di azione alle autorità americane e rende ancora più stretto il legame tra narcos e Cina.

Resterà da vedere quanto la stretta di mano tra Xi e Biden sarà in grado di cambiare la catena del valore che alimenta la crisi del fentanyl.

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