Cronaca internazionale

Trump "monetizza" il suo arresto: raccolti 7 milioni grazie alla foto segnaletica

Dalla vendita di gadget e magliette con la sua iconica foto segnaletica, l'ex presidente Donald Trump è riuscito a raccogliere la cifra record di 7 milioni di dollari. Che ora sfrutterà in campagna elettorale

Le magliette acquistabili dal catalogo del sito del figlio di Trump.
Le magliette acquistabili dal catalogo del sito del figlio di Trump.

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Trump "monetizza" il suo arresto: raccolti 7 milioni grazie alla foto segnaletica

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Chi pensava che quattro incriminazioni in cinque mesi avrebbero affossato la carriera di Donald Trump si sbagliava di grosso. Non solo l'ex presidente ha sfruttato mediaticamente a suo vantaggio la quarta incriminazione per i tentativi di alterare a suo favore gli esiti delle presidenziali del 2020 diffondendo su X (Twitter) e Truth Social la sua foto segnaletica con tanto di scritta "mai arrendersi", ma il tycoon è riuscito nell'impresa di raccogliere un sacco di soldi - tra gadget e magliette - da impiegare per finanziare la campagna elettorale. L'ex presidente Trump ha infatti racimolato ben 7,1 milioni di dollari da quando, giovedì sera, è stato rilasciato su cauzione dal carcere della contea di Fulton, dove era diventato il primo presidente degli Stati Unitia finire su una foto segnaletica. Un'esperienza "terribile", a detta dello stesso ex presidente, ma che ha fatto di quell'immagine iconica un'enorme merchandising che sta andando letteralmente a ruba.

Così l'ex presidente ha sfruttato a suo vantaggio l'incriminazione

Donald Trump aveva pubblicato sui social la foto segnaletica, usandola per i gadget della sua campagna in vendita online da giovedì sera: dalle tazze alle t-shirt. "Interferenza elettorale. Mai arrendersi", lo slogan che accompagna la foto con un link per la raccolta fondi anche su X (ex Twitter). La sua campagna ha raccolto 20 milioni di dollari in due settimane, nonostante le due distinte incriminazioni circa il tentativo del magnate di ribaltare il risultato elettorale delle elezioni presidenziali del 2020, che hanno visto trionfare il rivale Joe Biden. Trump, infatti, è stato incriminato nell'ambito dell'indagine federale sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 condotta dal procuratore speciale Jack Smith all'inizio di agosto, mentre la scorsa settimana è stato incriminato insieme ad altri 18 da un gran giurì della contea di Fulton per i suoi sforzi per ribaltare i risultati delle elezioni in Georgia.

Anche se Trump è stato incriminato altre tre volte nel corso del 2023, la contea di Fulton è stata la prima a richiedere una foto segnaletica. Poteva rappresentare un'umiliazione, ma il tycoon ha subito sfruttare il tutto a suo vantaggio. Sia dal punto di vista mediatico, che da quello economico, raccogliendo milioni di dollari e accusando Biden di mettere in atto una caccia alle streghe nei suoi confronti.

Scontro con il procuratore speciale Jack Smith

Le divergenze tra Donald Trump e il consigliere speciale Jack Smith sulla data di inizio del processo federale per sovversione elettorale intentato contro l'ex presidente sono al centro di un'udienza che si tiene lunedì mattina presso il tribunale federale di Washington. Il team di Smith ha dichiarato al giudice Chutkan, in un documento depositato all'inizio del mese, che il processo dovrebbe iniziare il 2 gennaio 2024. Il team di Smith ritiene che la presentazione delle prove nel processo richiederebbe "non più di quattro-sei settimane": di tutt'altro avviso il magnate, che chiede invece che il processo inizi nell'aprile 2026.

"L'obiettivo del governo è chiaro: negare al presidente Trump e ai suoi legali la possibilità di prepararsi per il processo", accusato gli avvocati del tycoon.

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