Cronaca internazionale

Il video Isis sulla strage a teatro. "Uccidiamoli tutti, Allah Akbar"

Diffusi due filmati. Mosca contro gli Usa: Da loro niente allerte". La Casa Bianca: "Kiev non c'entra". Il Cremlino: "Scettici". Kuleba: "Putin? Bugiardo patologico"

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Passo calmo, slogan ripetuti quasi meccanicamente. Armi in pugno entrano al Crocus City di Mosca e sparano a bruciapelo su chi trovano lungo la loro strada. «Uccidete senza pietà!, Allah Akbar», urla uno di loro mentre un altro taglia l gola a un uomo a terra. Il filmato diffuso dall`Isis mostra il commando che si filma subito dopo l`irruzione al teatro moscovita. Scene agghiaccianti, disumane, con cui l`organizzazione terroristica ribadisce, una volta di più, la matrice del tragico attentato. Al netto che l`organizzazione criminale non abbia alcun interesse a rivendicare un attentato non suo, anzi, dalle parti di Mosca stanno provando in tutti i modi a deviare il colpo, cercando di attribuire almeno una parte di responsabilità all`Ucraina. Un`operazione condotta a suon di menzogne e propaganda, anche sfruttando utili idioti sparsi in Europa, Italia inclusa, che diffondono acriticamente qualsiasi velina esca dal Cremlino. Con inevitabile codazzo di polemiche internazionali.

Stati Uniti e Regno Unito confermano: è stata l`Isis. Il cancelliere britannico Jeremy Hunt attacca Mosca e la sua disinformazia. «Sappiamo che stanno creando una cortina di fumo di propaganda per difendere un`invasione assolutamente malvagia dell`Ucraina. È una tragedia quando persone innocenti perdono la vita, ma prendo con le pinze ciò che dice il governo russo». «L`Isis è il responsabile, non c`è coinvolgimento dell`Ucraina», ribadisce la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa Adrienne Watson, che conferma come gli Stati Uniti abbiano condiviso con la Russia informazioni riguardo un possibile attacco terroristico nella capitale russa. Ma fedele alla linea del padrone, l`ambasciata russa a Washington sostiene di non aver ricevuto alcun avvertimento. Più dura, come al solito, la solerte portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, la stessa che alla vigilia dell`invasione in Ucraina parlava di isterismi occidentali. «Vorrei che avessero risolto l`assassinio del loro presidente Kennedy così rapidamente. Per più di 60 anni non sono stati in grado o forse era anche l`Isis? - dice sprezzante - Fino a quando l`inchiesta non sarà completata, qualsiasi frase di Washington che scagioni Kiev dovrebbe essere considerata una prova», aggiunge, quasi come se vivesse in un Paese in cui le inchieste possano essere considerate credibili. «Putin? Bugiardo patologico», attacca il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

Ma la disinformazione e la propaganda di Mosca, trovano terreno fertile anche oltre cortina, grazie ai social network. Centinaia di «bot», profili falsi automatizzati, sono spuntati dal nulla nelle ultime ore su X, il fu Twitter, con il solo scopo di diffondere false informazioni. Non è un caso che l`ultimo summit di Bruxelles, nel documento finale, abbia messo in guardia dalle azioni di propaganda sul web. Dove circolano bugie, anche clamorose e al limite del grottesco. Va fortissimo per esempio l`attribuzione della paternità dell`attentato di Mosca all`ex presidente americano Barack Obama. In visita a Londra nei giorni scorsi proprio per organizzare l`attacco, secondo i ben informati in Rete che sanno «quello che gli altri non ci dicono». Ci sono poi quelli che senza alcuna remora spargono falsità pur essendo personaggi pubblici. È il caso di Nicolai Lilin, scrittore e candidato in pectore alle europee per la lista di Michele Santoro che prima ha diffuso la «confessione» ucraina, creata con l`intelligenza artificiale, e poi ha dichiarato con certezza che uno dei fermati fosse ucraino, mostrando il passaporto di un soldato che in realtà è un`altra persona. Balle, teleguidate o spontanee poco cambia.

I burattinai di Mosca dettano la linea e c`è chi, anche qui, la segue.

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